Domenica 11 luglio 2021 si sono svolte le elezioni parlamentari nella repubblica moldava. Avevamo già anticipato sulle pagine di East Journal che la sfida sarebbe stata tra il Partito Azione e Solidarietà (PAS) della presidente Maia Sandu e la coalizione elettorale tra i socialisti di Igor Dodon e i comunisti di Vladimir Voronin.
Alle ore 10 del 12 luglio sono stati contati i voti di 2149 su 2150 seggi elettorali, ovvero il 99,95% del totale. PAS ha raccolto il 52,74% delle preferenze, la coalizione socio-comunista ha preso il 27,22%, e il partito dell’oligarca in fuga Ilan Șor il 5,75%. Questi saranno i partiti ad entrare in parlamento.
Tra i grandi delusi ci sono senz’altro Renato Usatîi, leader della coalizione il Nostro Partito e Patria, che ha raccolto solo il 4,10%, e la Piattaforma Dignità e Verità col 2,33%. Infatti, la legge elettorale prevede una soglia di sbarramento del 5% per i singoli partiti e del 7% per le coalizioni. Con tali cifre PAS otterrebbe 63 seggi, i socio-comunisti 32, e Șor 6. Questo significa che PAS avrà la maggioranza assoluta in parlamento che gli garantirà di governare agevolmente il paese nei prossimi 4 anni.
Si è registrata un’affluenza del 48,41% degli elettori, cifra inferiore al secondo turno delle presidenziali ma superiore al primo. Presenti al voto più donne (54,35%), che uomini (45,65%). La fetta di elettori più disinteressata allo scontro elettorale è stata ancora una volta la fascia tra i 18 e i 25 anni.
Come previsto, la diaspora ha preferito PAS, che, con uno scrutinio di 145 su 150 seggi, ha ottenuto l’86,13% delle preferenze. La scelta del Comitato Elettorale Centrale di non organizzare altri seggi all’estero si è rivelata discutibile dato che ieri, come alle scorse presidenziali del novembre 2020, ci sono state lunghe code al voto. Troppi invece i 41 seggi previsti per la Transnistria, dove solo 28,780 elettori si sono recati al voto. Basti pensare che ciascun seggio aveva a disposizione 5.000 schede elettorali. Tanti i partiti e i giornalisti che hanno denunciato la compravendita di voti nella regione contesa, dove agli elettori sarebbero stati offerti 200 lei (circa 10€) o coupon da 1.000 rubli in cambio di un voto espresso per la coalizione socio-comunista.
Come discusso in precedenza, è quantomeno inadeguato interpretare questa scelta elettorale come uno scontro geopolitico. Tanti partiti pro-europei e ben più ideologici di PAS sono stati scartati (i partiti per l’unione con la Romania PUN e AUR per esempio). Il paese ha maturato una riflessione sulla corruzione durata sei anni (dallo scandalo del miliardo del 2015 di cui lo stesso Ilan Șor si è reso protagonista) che ha visto in queste elezioni il suo climax. Resta da vedere se i populisti di PAS saranno competenti e convincenti a tal punto da permettere ai cittadini moldavi di uscire da un lungo inverno post-sovietico.
Se siete interessati ad approfondire gli scandali di corruzione moldavi vi invitiamo alla visione di questo video di Understanding Politics sulla “Lavanderia a Gettoni Russa”: