Venerdì 2 luglio la polizia greca ha catturato Christos Pappas, il vice capo del partito greco neonazista Alba Dorata messo al bando lo scorso ottobre. Latitante da otto mesi, si nascondeva in un appartamento nel centro di Atene, nel quartiere di Zografo. Per mesi le autorità e la stampa avevano ipotizzato che Pappas avesse trovato rifugio all’estero, secondo diverse fonti in un monastero ortodosso in Kosovo o in Republika Srpska. Ora dovrà scontare 13 anni di carcere per aver costituito un’organizzazione criminale, oltre che per omicidio, aggressione e possesso illegale di armi, insieme ad altri 37 membri del partito.
Considerato il numero due di Alba Dorata, nonché uno dei suoi principali ideologi, Christos Pappas è figlio del tenente generale Elias Pappas, implicato nel golpe militare che portò alla dittatura dei colonnelli dal 1967 al 1974. Di convinta fede fascista, ha servito come deputato al Parlamento greco dal 2012 al 2019. Già nel 2013 era sfuggito all’arresto quando la polizia greca aveva condotto una retata in seguito all’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas. In quell’occasione la polizia aveva trovato nel suo appartamento cimeli nazisti, icone di Mussolini e video che mostravano lo stesso Pappas insegnare il saluto fascista ai propri figli.
Con l’arresto di Pappas si conclude la parabola discendente di Alba Dorata, la cui dirigenza è stata ormai completamente consegnata alla giustizia. Poche settimane fa sono state infatti finalizzate le pratiche che hanno portato all’estradizione di Ioannis Lagos, l’ex deputato europeo eletto tra le fila di Alba Dorata. Lagos, su cui pendeva un mandato di cattura internazionale, aveva temporaneamente evaso la cattura a Bruxelles e meditava la fuga in Norvegia. In seguito alla revoca dell’immunità parlamentare votata a maggioranza dal Parlamento europeo, è stato preso in custodia dalle autorità belghe, fino al trasferimento ad Atene lo scorso 16 maggio.
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