omofobia

RUSSIA: L’omofobia è di casa nella tv di stato

In questo periodo storico, in cui la post verità dei governi dittatoriali e le loro fake news trovano maggiori vie di persuasione presso le masse rispetto all’informazione seria, è molto interessante offrire all’opinione pubblica (se ne è rimasta una) dei paesi democratici, alcuni esempi di come in altri paesi l’informazione pubblica degradi pericolosamente, e faccia degradare di conseguenza gli spettatori che ne sono esposti quotidianamente. Non è soltanto, e singolarmente, l’utilizzo di notizie false, il tono tendenzioso, la riproposizione frequente dei temi, la volgarità delle espressioni, bensì la riunione di tutte queste caratteristiche in ogni singolo messaggio, quando si vuole instillare nello spettatore la prevenzione e il rancore nei confronti di un paese, o di un soggetto politico, o di un movimento di opinione.

In questo caso vi mostriamo con che tono il canale Rossija 1, uno dei più ascoltati della Russia, tratti il tema delle manifestazioni LGBT, che notoriamente nel paese non trovano favorevole accoglienza; per di più si parla di queste possibili manifestazioni in Ucraina, paese verso il quale negli ultimi anni è stato riversato un rancore difficilmente riferibile.

Lo scrittore Viktor Erofeev, non un oppositore, presente per anni sui canali russi, dopo l’occupazione della Crimea nel 2014, parlando dell’informazione televisiva, aveva detto: “Fiumi di odio si riversano dai canali federali della Russia, mescolati al fango della menzogna più sfrontata”. La notizia qui presentata si riferisce al fantomatico sostegno dato dagli Stati Uniti a manifestazioni LGBT nel Donbas ucraino, e a un consiglio esplicito dato dal presidente statunitense Joe Biden al suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky.

Il tono della presentatrice mostra bene l’atteggiamento di disgusto e derisione impiegato abitualmente quando si tratta questo tema, lo stesso utilizzato a lungo anche nei confronti di Greta Thunberg e della sua lotta contro i cambiamenti climatici. La ragazzina era frequentemente definita come “una povera malata”, “una ragazzina handicappata”, “una bambina anormale”, e veniva trattata con gli stessi toni nelle trasmissioni televisive serali, a elevato ascolto, del notissimo giornalista Vladimir Solovëv, definito “Il cantore di Putin”. 

Nelle stesse trasmissioni, i giornalisti ucraini presenti, venivano, come in un rito liberatorio, regolarmente coperti di insulti, e additati con sufficienza come “voi fascisti”, “banderisti”, “nazisti” e altre amenità del genere. Come ben sanno gli specialisti della propaganda, a partire da Goebbels, che ne è il maestro ormai superato, qualunque menzogna, ripetuta un numero sufficiente di volte, viene accettata come verità.

Ecco il testo tradotto in italiano della notizia sulle fantomatiche “colonne di omosessuali ucraini” nel Donbas. 

Conduttrice – «I Gay Pride irrompono al confine dell’Ucraina orientale; e non si tratta né di uno scherzo né di una fissazione da parte nostra, come si potrebbe pensare. Si tratta del consiglio dato dagli Stati Uniti in merito alla liberazione dei territori occupati (deokkupacija), molto seriamente. Gli americani hanno suggerito a Volodymyr Zelensky di condurre il Pride nella regione del Donbas, come se non ci fossero altri problemi. Il consiglio è stato dato da Biden personalmente: Biden ha proposto di svolgere una parata omosessuale in Donbas. Un simile “assalto” o iniziativa gay nel Donbas non sarebbe possibile senza il supporto dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo internazionale (USAID). Adesso è stato dato il via libera da parte degli Stati Uniti e verso il Donbas partono colonne di omosessuali ucraini. C’è solo un aspetto che rimane poco chiaro: di questi attivisti LGBT quale parte del corpo andrà in avanti quando marceranno? Lo vedremo molto presto.”

Il testo e il tono della notizia, che non ha fondamento reale, parlano da soli.

È singolare che, nonostante siano passati quasi trent’anni dalla fine dell’Unione Sovietica, una cospicua parte della sinistra italiana continui a considerare l’attuale democratura ipercapitalista e omofoba come l’erede di quella Unione Sovietica. Sarà forse frutto di cieco antiamericanismo, ma anche, con più sostanziale evidenza, di scarsa e cattiva informazione (spesso frutto di interessate edulcorazioni).

Immagine: di Julien Tromeur/Pixabay

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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