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BIELORUSSIA: Alexander Lukashenko sempre più isolato

Non accenna a calmarsi la situazione in Bielorussia, dopo che il governo di Minsk ha obbligato un aereo Ryanair in volo da Atene a Vilnius a fare marcia indietro e atterrare nella capitale bielorussa con l’intento di arrestare il dissidente Roman Protasevich, fondatore ed ex redattore del canale Nexta. 

Dal 23 maggio, giorno dell’accaduto, potrebbe sembrare che non sia successo niente. In realtà nel paese, come pure nel resto del mondo, la tensione resta ancora molto alta: Protasevich si trova tuttora in carcere, nonostante le richieste da parte di molti paesi di rilasciarlo immediatamente insieme alla sua compagna, la cittadina russa Sofia Sapega. 

Nessuna novità sul dirottamento del volo 

Mentre l’ICAO, l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile, ha aperto un’inchiesta per capire cosa sia successo realmente quel giorno, Lukashenko ha sostenuto di aver aperto a sua volta un’indagine interna. Nella versione bielorussa dei fatti, l’aeroporto di Minsk avrebbe ricevuto una mail da tale Akhmed Yurlanov, il cui testo è circolato sui media già il giorno dopo l’arresto di Protasevich. Peccato che, nella ricostruzione degli eventi, il messaggio sia arrivato a Minsk soltanto dopo che i controllori di volo hanno avvisato i piloti di una presunta bomba a bordo.

Mentre si fa chiarezza, i paesi europei e l’Ucraina hanno a poco a poco chiuso lo spazio aereo ai voli bielorussi e da Minsk non parte più nessun volo verso l’UE. Per evitare di sorvolare l’Europa, i voli da e per la capitale bielorussa sono costretti ad allungare le proprie rotte anche di centinaia di chilometri. Nei primi giorni dopo la presa di posizione dell’UE, pare che la Russia abbia vietato l’ingresso ad alcuni voli francesi e austriaci ma, secondo Mosca, si trattava di decisioni dell’aviazione e non politiche, come invece volevano far credere i media. 

La posizione di Putin

Vladimir Putin, infatti, ha recentemente dichiarato che la Russia resta neutra rispetto alle questioni politiche bielorusse, anche se durante l’ultimo incontro con Lukashenko a Sochi, avvenuto a fine maggio 2021, ha promesso alla Bielorussia un prestito di 500 milioni per tre anni. Ma il presidente russo ha anche detto che i bielorussi devono sconfiggere da soli il regime.

Anche se molti osservatori credono che l’intento di Putin sia di inglobare la Bielorussia alla Russia, è più probabile che la neutralità di Mosca sia reale: ormai si tratta di mantenere un equilibrio politico internazionale che a Putin preme più del destino di nove milioni di persone che non hanno nessun interesse a ritrovarsi russi dall’oggi al domani. Il leader russo incontrerà Joe Biden il prossimo 16 giugno in Svizzera, dove presumibilmente parleranno anche del destino della Bielorussia.

Bielorussia-Russia, amore e odio

Oltre alle questioni di politica internazionale che influenzano i rapporti della Russia con l’Occidente, non bisogna dimenticare che in più di un’occasione Lukashenko non ha esitato ad accusare la Russia di contribuire a creare il caos nel paese. Durante le proteste dell’estate del 2020, già prima delle elezioni, il presidente bielorusso aveva accusato la Russia di aver inviato il Gruppo Wagner a Minsk per creare disordini.

Le occasioni per incolpare Mosca di azioni contro Minsk sono numerose e l’ultima proviene dall’intervista televisiva rilasciata, per così dire, da Roman Protasevich al canale nazionale ONT. Nella registrazione – molto criticata da tutto l’Occidente, dai bielorussi e dalla famiglia dello stesso Roman, che sostiene sia stato torturato e drogato prima di andare in studi – si sente Protasevich spiegare come dietro alla nascita e alla crescita di Nexta (ricordiamo, media chiave delle recenti proteste) ci sia un oligarca russo. La Russia ha ovviamente reagito respingendo le accuse. 

Nuove sanzioni a breve?

Secondo diverse fonti, a breve l’UE imporrà nuove sanzioni a numerose personalità e aziende bielorusse. Citando Bloomberg, dal 21 giugno 2021 le persone sanzionate potrebbero passare da 88 a oltre 150, mentre le aziende diventerebbero 14 dalle 7 di oggi.

Le sanzioni sono il modo per evitare che il regime abbia i soldi per tenere in piedi il sistema, che sostanzialmente al momento si basa soltanto su una base solida di fiducia nei confronti di Lukashenko espressa dai militari che lavorano per lui, muniti di armi e mezzi. I 500 milioni all’anno promessi da Putin, però, complicano la questione, andando ad annullare di fatto le decisioni dei paesi occidentali.

Le proteste continuano

Mentre i potenti del mondo cercano una soluzione alla questione Lukashenko, in Bielorussia e anche fuori dal paese si continua a protestare. I prigionieri politici riconosciuti sono ormai quasi 500, ma migliaia di persone sono state o continuano a trovarsi in carcere, dove subiscono umiliazioni e talvolta torture. Stepan Latypov, un prigioniero dietro le sbarre da settembre 2020, ha tentato il suicidio ferendosi con una penna al collo e poi ai polsi mentre si trovava nella cella dell’aula del tribunale in cui si teneva il primo giorno del suo processo. 

Al confine polacco Pavel Latushko, ex direttore del teatro Yanka Kupala ed ex diplomatico oggi membro del Consiglio di Coordinamento, ha organizzato un picchetto con bielorussi e sostenitori che va avanti già da diversi giorni. Al confine lituano organizzano qualcosa di simile, ma si dicono più preoccupati per l’arrivo improvviso di centinaia di immigrati clandestini provenienti dall’Iraq: dal 10 maggio su Minsk arrivano voli da Baghdad due volte a settimana. La Lituania si ritrova a far fronte a una gestione di immigrazione mai vista prima e dovrà stanziare grosse somme per gestirla.

Intanto lo storico braccio destro di Lukashenko, Viktor Sheiman, da anni al centro delle sanzioni dell’UE insieme al Presidente, ha improvvisamente dato le dimissioni. Sheiman è accusato da molti, UE compresa, di essere il mandante delle tragiche morti e sparizioni avvenute alla fine degli anni Novanta di personaggi scomodi come Yuri Zakharenko e Viktor Gonchar.

Per saperne di più: Cosa succede in Bielorussia, tutti gli articoli. E in ordine

Immagine: Andrew Keymaster / Unsplash

Chi è Anna Bardazzi

Nata nel 1982 a Prato, si è laureata in Scienze Politiche con una tesi sulla Bielorussia di Lukashenko. Dopo aver vissuto diversi anni all'estero è rientrata recentemente in Italia, dove si occupa di contenuti digitali e traduzioni. Il suo primo romanzo, La felicità non va interrotta, è uscito a marzo 2021, edito da Salani. Collabora con East Journal dal 2020.

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