L’UEFA, l’unione delle federazioni calcistiche europee, è pronta ad aprire un’inchiesta sulla federazione calcistica bosniaca (NFSBIH), secondo quanto riportato dai giornali Avaz e Sport Centar. L’indiscrezione è arrivata al termine di una stagione travagliata, piena di proteste e scandali, conclusasi con il ritorno alla vittoria del titolo nazionale da parte del Borac di Banja Luka al termine di un’attesa di dieci anni.
La sospensione della NFSBIH nel 2011
La NFSBIH è la federazione che organizza il massimo campionato bosniaco e che gestisce tutte le rappresentative nazionali del paese. Si tratta di un organismo formato da una serie bizantina di commissioni e comitati, che compongono un complesso sistema burocratico, dentro al quale operano diverse decine di funzionari che dirigono il calcio in Bosnia-Erzegovina.
Fino al 2011, la NFSBIH era guidata da tre presidenti (uno bosgnacco, uno croato e uno serbo) che si alternavano al potere, seguendo il modello della presidenza tripartita, alla base anche del sistema di governo del paese. Nella primavera di quell’anno, dopo una lunga trafila di proteste di calciatori e tifosi contro la scarsa trasparenza della federcalcio, FIFA e UEFA hanno deciso di sospendere la NFSBIH, richiedendo una riforma che portasse all’elezione di un unico presidente, oltre che una gestione più pulita dell’intera organizzazione.
Dopo l’interregno di un comitato di normalizzazione, fu eletto presidente Elvedin Begić, un imprenditore senza alcun passato nel calcio, che ha poi guidato la NFSBIH fino al 2020, un periodo in cui la nazionale si è qualificata al primo mondiale della sua storia, ma in cui il funzionamento della federazione è cambiato soltanto in apparenza. Sotto la figura del presidente unico si sono strutturati, attraverso i vari comitati, tre blocchi di potere, apparentemente divisi su base etnica, ma nella realtà legati più a una logica di scambio di favore.
Questo nuovo sistema ha continuato a condizionare il calcio bosniaco negli anni a venire, quando la scelta degli allenatori delle nazionali avveniva attraverso dei concorsi pubblici, che portavano alla nomina di commissari tecnici spesso impossibilitati a scegliere il proprio staff, eletto dalla federcalcio in base a una rigida divisione etnica dei ruoli.
Vico Zeljković al potere
Elvedin Begić è stato sostituito sul finire del 2020, dopo aver cercato di opporsi strenuamente all’avvicendamento non presentandosi alle sedute convocate allo scopo dalla NFSBIH, da Vico Zeljković, che negli anni precedenti aveva condotto il Borac di Banja Luka, la principale squadra dell’entità serba della Bosnia-Erzegovina (RS), dalla seconda divisione fino alla qualificazione alle coppe europee.
Si tratta di un personaggio di cui i media sarajevesi hanno enfatizzato maggiormente il legame parentale con Milorad Dodik, leader nazionalista della RS e zio di Zeljković, che il potenziale conflitto d’interesse con il recente passato al Borac.
La squadra di Banja Luka ha poi vinto il campionato, approfittando di un autentico suicidio sportivo del FK Sarajevo, in grado di dilapidare un vantaggio di tredici punti sulla seconda in inverno, mentre l’attenzione mediatica cominciava a concentrarsi su alcuni arbitraggi sospetti, che avrebbero favorito a più riprese il Borac.
La pressione mediatica è andata crescendo in aprile, quando il Sarajevo ha invitato i club del campionato a formare un’associazione dei club separata dalla federcalcio, cui hanno aderito tre società (Sarajevo, Velež, Mladost Doboj-Kakanj). Precedentemente, il presidente del Velež Šemsudin Hasić si era detto favorevole a interrompere il campionato in quanto irregolare, nonostante i suoi ragazzi stessero giocando la migliore stagione della loro storia dagli anni Novanta.
Il ritiro dell’Olimpik, la retrocessione della Mladost
La pressione dei media ha costretto Zeljković a specificare in un’intervista che il titolo del Borac è stato conquistato onestamente e, nonostante i vari scandali, la squadra di Banja Luka ha effettivamente giocato il calcio più costante del campionato, approfittando di una stagione negativa di tutte le concorrenti.
D’altra parte, i sospetti sulla regolarità del torneo sono una costante nella Premijer Liga già dalla sua fondazione, anche se quest’anno i colpi di scena sono stati più frequenti e più lampanti. Il finale di stagione ha così visto l’Olimpik di Sarajevo, che lottava per non retrocedere, ritirarsi dal campionato a due giornate dalla fine con una lettera aperta dei dirigenti del club piena di accuse allusive e domande retoriche alla NFSBIH.
Pochi giorni dopo, la Mladost Doboj-Kakanj, salvatasi sul campo a scapito del Radnik Bijeljina, è stata retrocessa d’ufficio in seconda divisione a causa di alcune irregolarità trovate nel contratto stipulato dalla società con la città di Zenica per la concessione dello stadio Bilino Polje.
Il club di Bijeljina si è salvato grazie a questo cavillo, che ha scatenato una nuova campagna mediatica contro la federcalcio, con l’ormai consolidato sfondo di sospetti di favoreggiamento delle squadre della RS, tra cui figura il Radnik, a scapito delle altre.
Questa serie di incidenti sembra avere attratto l’attenzione della UEFA, sconcertata anche dalle parole di Milorad Dodik che aveva annunciato la vittoria del Borac ancora prima della fine dei giochi. Un altro potenziale scandalo all’orizzonte per un campionato in cui hanno giocato campioni come Edin Džeko e Luka Modrić, ma la cui immagine è da anni condizionata dagli scandali extra-sportivi.
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Foto: Wikimedia Commons