POLONIA: La scuola come laboratorio per il futuro sovranista

L’Unione Europea è illegale, questo d’ora in poi bisognerà insegnare a milioni di giovani studenti polacchi, parola del ministro alla Pubblica istruzione, Przemysław Czarnek, il quale ha aggiunto che dovrà essere esplicitata la “mutazione genetica” dell’UE divenuta, s’intende, un’istituzione normativa, omologante, oppressiva, contraria al pieno sviluppo delle esigenze nazionali. Specialmente di quelle polacche.

Negli ultimi anni, infatti, Bruxelles ha continuamente criticato Varsavia su molteplici questioni, da quelle ambientali, come la transizione energetica e l’abbandono dei combustibili fossili, ritenuti invece ancora strategici da Varsavia per garantire l’indipendenza energetica, a quelle sociali, come il divieto d’aborto o i diritti LGBT. L’UE ha inoltre aperto una procedura d’infrazione contro la Polonia a causa di una riforma giudiziaria che sta minando alle fondamenta lo stato di diritto. Ecco allora che questa Unione Europea diventa, per il governo conservatore in carica, un nemico da combattere.

E che il nemico esiste e va combattuto in nome della sovranità nazionale è una cosa che va insegnata alle giovani generazioni attraverso la scuola a partire da una revisione dei programmi: “il corso di Storia dovrà concentrarsi maggiormente sul promuovere l’orgoglio per il passato della nazione” ha dichiarato ancora Czarnek.

Il Patto per la Polonia

Le esternazioni di Czarnek seguono la pubblicazione del cosiddetto “Polski Ład” (Patto per la Polonia), un pacchetto di riforme promosse da Diritto e Giustizia (PiS), il partito conservatore al governo, volto a ridisegnare la società polacca. Il pacchetto, reso noto lo scorso 16 maggio, prevede una serie di misure economiche e sociali a sostegno dei ceti più bassi, una revisione in senso più progressivo del sistema fiscale, un aumento dei sussidi pubblici, degli aiuti al settore agricolo, ma anche una serie di misure nel campo dell’istruzione e della cultura volte a promuovere una visione tradizionale della famiglia e dell’identità polacca. Il Polski Ład si rivolge esplicitamente alla base elettorale del PiS, di bassa estrazione sociale e culturale, attaccata ai valori religiosi, residente perlopiù nelle piccole città e nelle aree rurali del paese, composta in larga parte da anziani, frastornata dalla globalizzazione e dalla crisi economica.

Per una nuova classe dirigente

Una Polonia assai diversa da quella urbana, giovane e cosmopolita, che guarda all’Europa (e all’UE) come a una possibilità di sviluppo economico e sociale, e che mal digerisce la piega autoritaria e tradizionalista che il governo conservatore sta imprimendo al paese. Proprio questi giovani sono quindi l’obiettivo principale delle nuove politiche in materia di educazione. Vanno convertiti, ammaestrati a un più sincero patriottismo che, in verità, è una versione di quel sovranismo che tanto piace alle forze politiche più reazionarie d’Europa, specialmente nella sua parte orientale.

Poiché il disegno si compia, non basta operare sulla scuola ma agire in modo strategico, a livello regionale. Così ecco una nuova università, privata ma con una partecipazione pubblica, promossa dai governi polacco e ungherese allo scopo di “forgiare una nuova élite per tutta la regione” dell’Europa centro-orientale “in risposta alla crisi del mondo accademico” e per porre fine “alla dittatura della visione liberale” che “domina l’educazione di alto livello”. Parole che campeggiano nella prima pagina del sito della nuova università, chiamata Collegium Intermarium, e ribadite dal già citato ministro Czarnek.

Il Collegium Intermarium

Il Collegium Intermarium prende il nome dall’area compresa tra il mar Baltico, il mar Nero e il mar Adriatico, un vago e ambiguo blocco di paesi a guida (teoricamente) polacca uniti nel creare una difesa contro l’espansionismo russo. Si tratta di un progetto geopolitico, avallato dall’ex presidente americano Trump, che al momento pare più una chimera che una possibilità concreta ma che molto dice delle ambizioni di Varsavia. Ebbene, il Collegium Intermarium avrebbe lo scopo di fornire una classe dirigente capace di realizzare il progetto, facendo dell’area centro-orientale un player europeo (e non già l’orto di casa tedesco o russo, quale è sempre stato).

Tra i promotori del Collegium Intermarium c’è Ordo Iuris, una fondazione attiva nel promuovere politiche conservatrici nel campo della libertà di religione, del diritto della donna, della libertà di coscienza e del diritto di famiglia. Scopo esplicito della fondazione è la creazione di una zona “senza LGBT” attraverso la promozione di politiche discriminatorie contro le persone omosessuali.

Ordo Iuris e dintorni

La fondazione Ordo Iuris ha spinto, grazie a un costante lavoro di lobbying, affinché lo scorso 15 maggio, in occasione dell’annuale “Family Day”, i governi di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca sottoscrivessero un “patto per la famiglia” inteso a difendere la famiglia cosiddetta “tradizionale” in opposizione ai valori di laicità e pluralismo promossi dall’Unione Europea. Presente alla manifestazione, anche il ministro della Pubblica istruzione polacca Czarnek che ai raduni di Ordo Iuris non manca mai. Czarnek ha infatti una storia politica peculiare, in quanto proviene dalle fila dell’ONR, l’organizzazione nazionalista di estrema destra, definita fascista dalla stessa Corte costituzionale polacca, da cui già il governo del PiS aveva attinto persone da piazzare nei ruoli chiave delle istituzioni culturali polacche.

Educare alla reazione

Ecco allora che, una volta abbozzato il quadro completo della situazione, le esternazioni di Czarnek da cui siamo partiti, quelle secondo cui occorre insegnare a scuola “la mutazione genetica” dell’UE, assumono un rilievo internazionale. Le forze ultra-conservatrici dell’Europa centro-orientale si muovono, coordinandosi, per attaccare frontalmente i valori europei di laicità e pluralismo, libertà e diritto fingendo che siano l’esito di un’ipotetica ideologia europeista e non, come in effetti sono, il lascito della Rivoluzione Francese, dell’Illuminismo e di tante altre cose che sono venute dopo e che, nelle scuole polacche, non dovranno più essere insegnate. Educare alla reazione per creare una nuova generazione di giovani de-europeizzati, ombelicamente chiusi nella contemplazione della nazione eterna e ignari degli orizzonti storici del vecchio continente. Un progetto grossolano, pacchiano, persino ridicolo se non fosse che, passo passo, lo vediamo realizzarsi sotto i nostri occhi.

Immagine tratta da Pixabay

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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