Domenica 30 maggio i cittadini della Repubblica di Cipro hanno votato per il rinnovo del Parlamento. I risultati confirmano la coalizione di centrodestra a sostegno del Presidente Anastasiades – ma con un margine più ristretto.
I risultati del voto
Si votava per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti (Vouli), il parlamento unicamerale – o almeno del suoi 56 seggi riservati ai greco-ciprioti, poiché i 24 seggi dei turco-ciprioti sono infatti vacanti sin dagli scontri del 1964. In quella che è una repubblica presidenziale (Nicos Anastasiades, al potere dal 2013, è stato rieletto nel 2018), le elezioni legislative sono considerate come un voto di medio termine. L’affluenza è stata del 63,9%, per un totale di 356.682 elettori – in lieve calo rispetto al 66,7% del 2016, ma comunque oltre le aspettative vista la pandemia.
I risultati vedono in testa il partito di centrodestra DISY con il 27,77% – il risultato peggiore degli ultimi 40 anni, ma ancora sufficiente per non farsi superare dal partito della sinistra AKEL, fermo al 22,34%. Seguono DIKO, di centrosinistra, con l’11,29%, e l’estrema destra di ELAM con il 6,78% – in crescita, ma meno del temuto. Altri partiti che entreranno in parlamento includono EDEK (centrosinistra, 6,72%), DEPA (centro, 6,1%) e i Verdi (4,41%). Per quanto riguarda i negoziati per la riunificazione dell’isola (fermi al palo dopo il fallimento degli ultimi tentativi nel 2017), DISY e AKEL sono considerati tra i più aperti a una soluzione negoziata per una federazione a due zone e due comunità, mentre gli altri partiti sono tutti considerati nazionalisti ciprioti.
La campagna elettorale
La corruzione è stata uno dei temi forti della campagna elettorale, dopo che nel novembre 2020 il governo ha dovuto sospendere i cosiddetti “golden visa“, dopo che Al Jazeera ha rilevato come lo schema fosse sfruttato da criminali e corrotti, con il sostegno di funzionari, politici, avvocati e costruttori ciprioti, per ottenere una cittadinanza UE. Lo scandalo ha anche portato alle dimissioni del presidente del parlamento
Secondo Gregoris Ioannou, sociologo politico presso l’Università di Glasgow sentito da Politico Europe, “l’insoddisfazione è evidente nel calo del sostegno ai grandi partiti e nell’alto tasso di astensione. Cresce anche la rabbia per la gestione della pandemia, che è stata considerata in diversi casi autoritaria”. I pochi checkpoint di passaggio tra il nord e il sud dell’isola sono rimasti a lungo chiusi.
Il voto non influirà sulla composizione del governo, che è determinata dal Presidente Anastasiades, ma è visto come un test di popolarità dell’amministrazione in vista delle elezioni presidenziali del 2023. I risultati di domenica, tuttavia, renderanno probabilmente più difficile per Anastasiades approvare la legislazione poiché il suo partito DISY avrà meno deputati, mentre i partiti più piccoli guadagneranno più seggi. Il Parlamento ha già respinto a dicembre la legge di bilancio proposta dall’esecutivo, prima di un accordo raggiunto a gennaio.
Preoccupa inoltre la crescita dell’estrema destra rappresentata dal partito ELAM, nato come ramo del partito neonazista greco Alba Dorata, i cui capi sono stati l’anno scorso giudicati colpevoli di dirigere un’organizzazione criminale e condannati a diversi anni di carcere. Secondo Ioannou, “DISY sta perdendo molti voti a favore di ELAM. Il partito di estrema destra è riuscito a non farsi identificare con Alba Dorata”, da cui la crescita – da settimo partito, a quarto. Anche per questo, all’inizio della giornata elettorale, il presidente Anastasiades aveva esortato i cittadini ad “alzarsi dal divano” e andare a votare in modo da non “dare agli altri il diritto di decidere per loro”.
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