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BIELORUSSIA: Tortura e violenza gratuita in diretta alla TV di stato

Il 24 marzo scorso, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che condanna il governo del presidente Aleksandr Lukashenko per “continue gravi violazioni dei diritti umani”, mentre repressione e tortura nei confronti del popolo bielorusso continuano e raggiungono, addirittura, la televisione di Stato.

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Tale risoluzione, proposta dall’Unione Europea, incarica l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani di raccogliere e analizzare informazioni sulle violazioni dei diritti umani in Bielorussia durante le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020 e la conseguente repressione post-elettorale dei manifestanti pacifici. L’obiettivo è di portare giustizia alle vittime.

Il documento cita numerose segnalazioni di torture, rapimenti, migliaia di arresti e sparizioni arbitrarie, oltre ad arresti di personalità dell’opposizione e giornalisti. Repressioni e torture con sentenze draconiane che, tuttavia, continuano a essere all’ordine del giorno nel paese, nonostante la natura pacifica che caratterizza da sempre queste manifestazioni in nome della democrazia.

Come afferma Svetlana Tichanovskaja, leader dell’opposizione in esilio, bisogna prendere in considerazione che il livello di repressione in Bielorussia è, ormai, senza precedenti: media e difensori dei diritti umani sono sotto attacco costante e l’UE dovrebbe e potrebbe fare di più per aiutare il popolo bielorusso.

La situazione, invece di migliorare, peggiora giorno dopo giorno: la settimana scorsa, infatti, la Gestione Popolare Anticrisi (GPA) – creata in concomitanza con il Consiglio di Coordinamento e presieduta da Pavel Latushko – ha chiesto all’Unione europea di radiodiffusione (EBU) di esaminare i materiali sul coinvolgimento della società Belteleradio, la radiotelevisiva di Stato bielorussa, nelle torture. 

In particolare, il video dell’’interrogatorio” del prigioniero politico Mikalai Dziadok, trasmesso di recente sul canale televisivo Bielorussia 1, offre testimonianza della violenza gratuita che colpisce gli oppositori al regime di Lukashenko: nel filmato, l’uomo viene torturato mentre risponde alle domande con frasi memorizzate e si lascia prendere in giro da quelli che stanno dietro le telecamere con commenti umilianti. Sullo sfondo della bandiera di stato rosso-verde, l’uomo, evidentemente spaventato e con segni di percosse, si pente per aver osato parlare male del regime di Lukashenko e si scusa.

Un genere televisivo vergognoso, come riportano Voices of BelarusSupolka. Spesso l’interrogatorio dei detenuti viene infatti condotto davanti alle telecamere da propagandisti di stato. Il video viene dapprima pubblicato sui canali Telegram delle forze dell’ordine e successivamente va in onda sui canali della TV di stato – ciò include anche quelli di proprietà di Belteleradio, società membro dell’EBU.

Picchiare le persone, costringendole a confessare davanti alle telecamere attraverso repressione e violenza è oggi chiaramente interpretato come una forma di tortura. Anche la diffusione di tali contenuti viola i diritti umani e le norme etiche di ogni tipo. Quanto è, quindi, appropriata l’appartenenza all’EBU di una società che si occupa di terrorizzare i civili trasmettendo immagini e video di tortura in prima serata, accompagnata da commenti sprezzanti?

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Immagine: Gordon Johnson/Pixabay

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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