Giovedì 15 aprile gli Stati Uniti hanno varato un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia in seguito alle interferenze nel corso delle elezioni presidenziali dello scorso anno, all’attacco cibernetico SolarWinds che ha colpito alcune agenzie governative, nonché in segno di condanna, ancora una volta, dell’annessione della Crimea e delle violazioni dei diritti umani.
Si tratta di sanzioni in primo luogo di natura individuale, mirate a colpire 32 persone fisiche e giuridiche, e diplomatica, in seguito alle quali dieci membri dell’ambasciata russa a Washington sono stati espulsi, cui si aggiunge il divieto per gli istituti di credito statunitensi all’acquisto di nuove obbligazioni di stato russe.
Il pacchetto sanzionatorio è stato annunciato mentre anche a Washington si è alzata la tensione a causa dei movimenti di truppe russe lungo il confine ucraino, di cui abbiamo scritto qui e qui, e che la Russia continua a minimizzare, spiegando che si tratta di un’esercitazione militare al fine di testare la capacità di risposta rapida a quello che Mosca definisce un comportamento minaccioso della NATO nel mar Nero.
Tra il 14 e il 17 aprile 15 navi della flotta russa del Caspio e 50 aerei hanno raggiunto il mar Nero, mentre il 15 aprile la Russia ha annunciato la chiusura fino al prossimo ottobre delle acque limitrofe allo stretto di Kerč’ per “esercitazioni militari”.
La tensione, come riporta Reuters, è oggi ai livelli del 2014-2015. A livello internazionale, gli appelli rivolti alla Russia sul ritiro immediato delle truppe dai confini ucraini sono giunti da più parti e il presidente Biden ha anche chiamato al telefono la sua controparte russa.
Nel frattempo, a San Pietroburgo è stato espulso un funzionario dell’ambasciata ucraina dopo essere stato arrestato dai servizi segreti con l’accusa di aver cercato di ottenere informazioni classificate. La risposta da parte di Kiev è stata immediata e analoga, con l’annuncio di espulsione di un diplomatico russo di alto livello dal paese.
Nuove espulsioni anche a Praga, dove 18 diplomatici russi sono stati espulsi in seguito all’accusa di coinvolgimento dei servizi segreti russi in un’esplosione di un deposito di munizioni avvenuta nel 2014. Si tratta del momento peggiore nelle relazioni tra i due paesi dal 1989. La risposta russa si è subito ritorta contro l’ambasciata ceca a Mosca che ha annunciato l’allontanamento di 20 diplomatici cechi. Inoltre, in segno di protesta contro la recente escalation dei combattimenti nell’Ucraina orientale, alcuni attivisti hanno collocato una statua nuda del presidente russo Vladimir Putin su un gabinetto d’oro davanti all’ambasciata russa a Praga.
La situazione internazionale attorno alla Russia nel giro di pochi giorni si è incrinata pericolosamente (e pure la situazione attorno alle precarie condizioni di salute di Aleksej Navalny in carcere continua a premere sul Cremlino, come nel caso della recente lettera aperta pubblicata da Le Monde) e da più parti si interpretano le mosse di Mosca come un test per la nuova amministrazione statunitense. Tuttavia, questa pare una risposta eccessivamente semplicistica alla situazione: questa spiegazione non fa che minimizzare i “giochi” russi, mentre la Russia ha più volte dimostrato di fare sempre sul serio.
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