È il 26 giugno del 1992, a Göteborg sono scoccate da pochi minuti le 22. L’arbitro svizzero Bruno Galler fischia tre volte, facendo terminare la finale del campionato europeo di calcio. La Danimarca è campione d’Europa. È riuscita nell’impresa di sconfiggere la Germania, la grande favorita della sfida. Basterebbe questo, per definire il traguardo raggiunto dalla nazionale danese come un miracolo sportivo. C’è però un particolare, che rende questa storia ancora più incredibile. Ovvero, il fatto che la Danimarca, a quel torneo, non si era neanche qualificata. Infatti, in Svezia, quell’estate, ci sarebbe dovuta essere la Jugoslavia.
Risoluzione 757
Il destino di jugoslavi e danesi si incrocia nel girone 4 di qualificazione per l’Europeo. Le due nazionali si devono giocare l’unico posto disponibile con Irlanda del Nord, Austria e Fær Øer. Si decide tutto all’ultimo respiro. Il 13 novembre 1991, la Jugoslavia batte in trasferta l’Austria per 2 a 0, grazie alle reti di Lukić e Savičević. Vittoria che le permette di concludere il girone di qualificazione con 14 punti, uno solo in più rispetto alla Danimarca. I plavi, i blu, possono staccare il biglietto per Svezia 92. Il 30 maggio del 1992 gli jugoslavi si trovano già in Svezia, quando l’ONU adotta la risoluzione 757, sanzionando la Repubblica Federale per non aver applicato la Risoluzione 752. La decisione ha ripercussioni anche sul calcio, infatti la nazionale viene squalificata dal torneo. È l’imprevisto che cambia il corso degli eventi. Jugoslavia fuori e Danimarca ripescata in extremis, 10 giorni prima dall’inizio del torneo.
E se?
Quando si parla di Jugoslavia e calcio, la domanda che per forza di cose si è costretti a utilizzare è sempre la medesima: “e se?”. C’è e rimarrà ancora per molto tempo, la sensazione che i plavi avrebbero meritato qualche trionfo in più, considerando l’enorme talento mostrato dai calciatori di quella parte di mondo. Questo discorso diventa ancora più estremizzato in questo specifico caso, portando molti a dire che quel torneo sarebbe stato la consacrazione definitiva, che la Jugoslavia lo avrebbe vinto sicuramente.
L’ipotesi di questo pensiero si basa su fatti concreti come la vittoria del campionato del mondo dell’Under 20 nel 1987, con alcuni giocatori che avrebbe disputato l’Europeo svedese. A questo viene aggiunta la grande prova nel Mondiale d’Italia 90, dove la Jugoslavia uscì soltanto ai calci di rigore, contro l’Argentina di Maradona, ai quarti di finale. Inoltre, la conquista della Coppa dei Campioni da parte della Stella Rossa nel 1991. Per ultima, la vittoria della Danimarca di quel torneo. Prova definitiva, secondo coloro che portano avanti questa narrativa, che la Jugoslavia avrebbe trionfato.
Realtà dei fatti
Bisogna però uscire da questa sorta di comfort zone, composta da un sentimento nostalgico e un comprensibile dispiacere degli amanti del calcio, per non aver mai visto trionfare una nazionale così talentuosa. È necessario prendere atto di qual’era la realtà dei fatti. Il fattore fondamentale, che molto spesso ci si dimentica, è che in qualsiasi sport, non c’è una regola provata che porta una squadra o un atleta favorito a vincere.
In secondo luogo, focalizzandoci su quella nazionale, è fondamentale ricordare come la squadra che avrebbe disputato il torneo, arrivò in Svezia priva di alcuni giocatori importanti. Già durante i Mondali italiani di due anni prima, Srečko Katanec, sloveno, aveva chiesto al commissario tecnico Ivica Osim di non essere schierato con l’Argentina, per paura di ripercussioni contro la sua famiglia. Durante il girone di qualificazione per Euro 92, i croati avevano abbandonato la nazionale, giocando la loro ultima partita contro le Fær Øer il 16 maggio 1991, un anno dopo i famosi scontri del Maksimir. Inoltre, poco prima dell’inizio del torneo sia Ivica Osim che Darko Pancev, capocannoniere del gruppo di qualificazione con ben 10 gol, avevano abbandonato la nazionale. Sarebbe stata comunque una Jugoslavia piena di talenti, ma ben diversa da quella d’Italia 90 e del girone di qualificazione.
Politica e calcio
Il filone sul quale bisognerebbe concentrarsi, quando si parla di questa storia, è il furto che alcuni giocatori hanno subito. Le carriere dei vari Mijatović, Savičević, Mihajlović, Jugović e Jokanović, come ricorda quest’ultimo in un’intervista per The Guardian, hanno subito uno stop nel contesto della nazionale dal 1992 fino al 1998. La Jugoslavia infatti non ha potuto prendere parte alle qualificazioni dei Mondiali del 1994 e degli Europei del 1996. Cosa che ha impedito a una generazione di calciatori di mostrare il proprio il talento nei maggiori tornei internazionali. Tutto questo, a causa di eventi e decisioni, per le quali questi calciatori non avevano alcuna colpa e nulla potevano fare per cambiarne il corso.
Foto: Euro 92/Wikipedia