comunisti italiani

STORIA: Le spie italiane nell’Odessa sovietica

Questo articolo è un estratto dell’articolo “Italian Political Immigrants – Secret State Political Authority Agents from Odessa’s Club of Foreign Sailors” di V. Savchenko e O. Trygub. La traduzione italiana è di Ugo Poletti

All’indomani della rivoluzione dell’ottobre del 1917 in Russia, in particolare tra il 1921 e il 1925, molti rivoluzionari italiani fuggirono in Unione Sovietica. A Odessa costituirono il “Gruppo degli emigranti politici italiani” e la cellula locale dell'”Organizzazione internazionale per il sostegno dei combattenti rivoluzionari” (MODR). I servizi segreti sovietici (GPU) e il Comintern consideravano l’Italia una promettente roccaforte della rivoluzione mondiale e contavano sul potenziale rivoluzionario degli italiani nel biennio rosso del 1919-1920.

I futuri combattenti rivoluzionari furono dunque formati non solo a Mosca, ma anche a Odessa, giacché un gruppo di italiani, fuggiti dalla persecuzione dei fascisti, si stabilì allora nella città portuale sul mar Nero. Questi ex membri del Partito Comunista Italiano, allora ala sinistra del Partito Socialista Italiano, e di gruppi anarchici furono accolti nella nuova Unione Sovietica a condizione di una cooperazione forzata con il Comintern e la GPU.

Da emigrati politici a spie

Negli anni ’20, alcuni emigrati politici italiani vennero così reclutati a Odessa dall’intelligence sovietica e preparati come agenti segreti da mandare in servizio nei paesi dell’Europa occidentale. Tra le loro attività c’era la sorveglianza di quegli italiani “sospetti” di attività di spionaggio a favore del Consolato del Regno d’Italia. La rappresentanza diplomatica italiana a Odessa spiava infatti le attività dei fuoriusciti italiani e mandava rapporti a Roma. Questo compito di sorvegliare i connazionali era considerato una sorta di “cura comunista” per i marinai italiani dei mercantili nel porto di Odessa, visti dal Comintern come potenziali agenti della “rivoluzione mondiale”. Questo reclutamento fu eseguito nel periodo 1923-1924 sotto l’egida dell’”International Sailor Club” (o del “Karl Marx Club for Foreign Sailors”) e dell'”International Union of Sailors and Dockers”.

Tuttavia, a partire dal 1924, nonostante la loro collaborazione con le autorità sovietiche, molti di loro furono imprigionati dalle stesse. Fu questa la sorte, ad esempio, di Eugenio Gherbovaz e Dante Serpo. Dopo la fine della guerra civile russa infatti, comunisti, anarchici e socialisti rivoluzionari presero a considerarsi sempre più avversari politici. Nel 1928, i due italiani furono arrestati con l’accusa fittizia di spionaggio: consegna di informazioni segrete al Console italiano in merito al reclutamento di marinai italiani da parte delle autorità sovietiche. Entrambi trascorsero molti anni nei Gulag.

Nel 1927, un altro emigrante politico italiano, Miro Avlich, fu arrestato dai sovietici con l’accusa di spionaggio per conto del Consolato italiano di Odessa: tra il 1922 e il 1925 aveva lavorato su navi commerciali sovietiche e come “lavoro part-time” faceva rapporto alla GPUAltri due emigrati politici italiani, i fratelli Antonio e Amedeo Buticchi, collaborarono con i servizi segreti sovietici, iniziando a lavorare nel settore “rilevamento del contrabbando”. Nel 1925, Antonio divenne un agente segreto e fu inviato a Sverdlovsk (oggi Ekaterinburg), mentre Amedeo fu una spia per il Consolato italiano a Odessa; quest’ultimo, con il permesso di Mosca, rientrò in Italia – ufficialmente risultava “espulso” dall’URSS, ma ufficiosamente si trovava sotto copertura, come agente sovietico.

Nel 1923 giunsero a Odessa i politici anarchici Guido Bucciarelli, Luigi Evangelisti e Renzo Cavani. Nel 1927 Evangelisti e Cavani riuscirono a fuggire illegalmente dall’URSS, con l’aiuto di alcuni marinai dell’Europa occidentale. Ma, molto probabilmente, si trattava di una fuga organizzata con l’appoggio della stessa GPU per fuorviare la polizia. Cavani tornò in Italia e per due volte tentò, senza successo, di uccidere il dittatore italiano Benito Mussolini. Successivamente, nel 1936-1938, Cavani ed Evangelisti presero parte alla guerra civile in Spagna, combattendo nell’esercito repubblicano spagnolo, mentre il loro compagno Bucciarelli fu arrestato in Crimea nel 1933 per “propaganda anarchica” e nel 1937 “per attività controrivoluzionaria”; troverà la morte in un campo di lavoro.

In sintesi, gli emigrati politici italiani in URSS diventarono una sorta di ostaggi politici del Comintern e della GPU. In teoria erano agenti della “rivoluzione mondiale”, ma in pratica erano prigionieri del sistema. Negli anni ’30, il destino della maggior parte di loro fu tragico: furono internati nei Gulag o condannati a morte, perché i vertici sovietici non si fidarono mai di questi stranieri con provenienze ed esperienze politiche diverse.

Foto: OpenClipart-Vectors/Pixabay

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