Lo scorso 1° aprile il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha incontrato a Budapest l’omologo polacco Mateusz Morawiecki e il leader della Lega Matteo Salvini.
L’asse nazionalista per conquistare l’Europa
I tre leader hanno annunciato una convergenza politica verso una grande alleanza delle forze nazionaliste di destra alle prossime elezioni europee del 2024. Ad oggi la compagine nazionalista è divisa in almeno tre gruppi all’europarlamento. La Lega di Matteo Salvini siede in Identità e Democrazia (ID), gruppo che include il Rassemblement National di Marine Le Pen e i tedeschi di Alternative für Deutschland (Afd), che nell’ultimo anno hanno vissuto una crisi politica a seguito dell’espulsione di Andreas Kalbitz. I polacchi di Diritto e Giustizia (PiS), il partito di Mateusz Morawiecki, sono perno di un’altra formazione politica europea, i Conservatori e Riformisti (ECR), gruppo che include anche Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni.
Proprio Fidesz, il partito di Viktor Orbán, potrebbe essere l’ago della bilancia fra i due gruppi parlamentari. Dopo un’iniziale sospensione, a marzo 2021 il partito di Orbán ha infatti lasciato il gruppo parlamentare e il partito dei Popolari Europei (PPE), e da quel momento è in cerca di una nuova collocazione. Appare ora chiaro l’intento del primo ministro ungherese: la convocazione di Salvini e Morawiecki per un vertice a Budapest, i toni assunti durante l’incontro, il lancio della nuova alleanza, tutto fa presagire che Fidesz sarà l’asse portante della convergenza tra i due maggiori raggruppamenti nazionalisti di destra al Parlamento europeo.
I nazionalisti contro il centro europeista
Non si tratta della prima volta in cui le destre cercano di costruire una piattaforma comune a livello europeo: nel 2019 proprio Matteo Salvini a Milano presentò una alleanza delle forze di destra che includeva AfD e partiti di estrema destra danesi e finlandesi, progetto che fu tanto sbandierato quanto inconcludente. E già in passato altri tentativi erano naufragati
Questa volta tuttavia potrebbe essere diverso. Da un lato, l’alleanza lascerebbe fuori molte piccole formazioni neonaziste o apertamente nostalgiche del fascismo, configurandosi come una piattaforma di estrema destra che punta a costruirsi un consenso fra gli elettori di centrodestra delusi dalle formazioni del Partito Popolare Europeo (PPE); dall’altro includerebbe per la prima volta partiti al governo nei rispettivi paesi (Fidesz e PiS, ormai egemoni in Ungheria e Polonia, ma anche la Lega in Italia), confermando così la propria vocazione governista.
La fusione fra le famiglie nazionaliste di Identità e Democrazia (75 seggi, di cui 28 della Lega) e quella dei Conservatori e Riformisti (62 seggi) porterebbe ad avere una forza di destra al Parlamento europeo forte di 137 seggi. L’obbiettivo dichiarato dei tre leader nazionalisti è quello di coalizzare una fazione abbastanza ampia da insidiare e strappare la guida dell’UE alla grande coalizione tra popolari (PPE), liberali (ALDE / Renew Europe) e socialdemocratici (S&D), sostenuta anche dai Verdi (G/EFA). Il fatto che Fidesz, già membro del PPE, e Diritto e Giustizia, che ha talvolta votato in linea con la coalizione (come sulla nomina di Ursula von der Leyen alla Commissione europea) abbiano deciso di schierarsi definitivamente con partiti come la Lega conferma soltanto l’esplicita deriva a destra che queste formazioni politiche hanno in atto ormai da anni.
Il programma politico nazionalista
Ci vorrà tempo prima che si coalizzi un nuovo gruppo parlamentare unico delle destre – come detto, una iniziativa già annunciata più volte in passato e mai portata a termine. Nel frattempo, si lavora su una piattaforma politica comune, per rimettere al centro le politiche di difesa delle “tradizioni europee” abbandonate – a detta di Salvini e camerati – dal Partito Popolare Europeo. I punti politici fondamentali su cui si concentrerebbe la nuova alleanza sono noti: contrasto all’immigrazione, contrasto ad ogni accentramento decisionale nelle istituzioni europee e politiche di protezionismo delle diverse economie nazionali.
Nelle parole di Matteo Salvini, la nuova alleanza sarebbe al lavoro per costruire “un’Europa che fa poche cose in comune ma bene e un’Europa che non usa l’arma del ricatto”. L’armamentario teorico a disposizione sarebbe quello a cui Orbán, Morawiecki e lo stesso Salvini ci hanno abituati da alcuni anni, dalla “difesa dei confini e delle vite” agli attacchi contro la sinistra che “mette in discussioni valori come la famiglia“. Il che significa, in soldoni, politiche volte a respingere con la forza i flussi migratori in entrata nell’UE, a limitare il diritto di accesso all’aborto sicuro e legale per le donne che ne facciano richiesta e una brusca marcia indietro sui diritti civili, seguendo il modello polacco che oggi fa scuola tra i partiti della destra reazionaria di tutto il continente.
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Foto: Olivier Hoslet/EPA/EFE