Vladimir Pozner, noto conduttore televisivo russo, è stato costretto a interrompere – dopo un solo giorno – una vacanza a Tbilisi a causa delle proteste organizzate dalle opposizioni georgiane per la sua presenza nel paese. Scortato in aeroporto dalla polizia, ha preso un volo charter che lo ha riportato a Mosca la mattina del 1° aprile. Il caso ha già sollevato un polverone mediatico complicando ulteriormente le già tesissime relazioni tra Georgia e Russia.
Pozner e l’Abcasia
Pozner è uno dei volti televisivi più celebri in Russia e, tra le altre cose, è il conduttore di un programma di approfondimento politico che porta il suo nome su Pervyj kanal, il primo canale della televisione di Stato russa. Come negli anni scorsi, il 31 marzo era volato a Tbilisi in compagnia di un gruppo di colleghi ed amici per celebrare il suo ottantasettesimo compleanno. Tutto normale, verrebbe da dire, ma le cose non sono così semplici.
Alcune sue dichiarazioni risalenti al 2010 sulla guerra dei cinque giorni (2008) tra Russia e Georgia hanno, infatti, scatenato le proteste che hanno conseguentemente portato alla sua partenza precipitosa da Tbilisi. “Mikhail Saakashvili [l’allora presidente georgiano, nda] ha deciso che era possibile riprendere con la forza Ossezia del Sud e Abcasia […] Credeva che la Russia non avrebbe rovinato le relazioni con il mondo intero a causa dell’Abcasia. E, in secondo luogo, pensava che gli americani lo avrebbero sostenuto. Aveva torto. Gli americani non hanno aiutato la Georgia, e la Russia ha risposto. Si è trattata di un’invasione militare della Georgia, a seguito della quale la Georgia ha perso per sempre l’Abcasia. L’Abcasia non farà mai più parte della Georgia”.
La Georgia, così come la quasi totalità dei paesi membri dell’ONU, considera Abcasia e Ossezia del Sud come parte integrante del proprio territorio. Nel paese caucasico l’intervento russo nella guerra del 2008 è percepito, quindi, come l’inizio di un’occupazione militare e la Russia è considerata come una potenza occupante.
Per questi motivi, dal suo arrivo a Tbilisi, gruppi di manifestanti hanno seguito passo passo il conduttore televisivo per la città. Secondo quanto riportato da Radio Free Europe, alcuni dei partecipanti alle proteste hanno fatto saltare due volte l’elettricità nel luogo dove Pozner stava cenando con il suo entourage, e altri hanno poi tentato di entrare nell’albergo dove pernottava. Per liberarsi dei manifestanti, Pozner ha cambiato hotel nella notte, violando peraltro il coprifuoco imposto dalle autorità georgiane nell’ambito delle misure per limitare i contagi da Covid-19. Dopo qualche ora, vista la situazione insostenibile, è maturata la decisione di rientrare a Mosca.
Un viaggio… esplosivo
La breve comparsa di Pozner dalla capitale georgiana è stata come una scintilla in una botte piena di polvere da sparo. La cacciata del conduttore televisivo è stata, infatti, l’ennesimo capitolo della crisi politica georgiana che si protrae ormai da mesi. Le opposizioni non hanno riconosciuto i risultati delle elezioni parlamentari del 31 ottobre e hanno indetto un boicottaggio del parlamento ancora in corso. Nonostante le dimissioni di un primo ministro e un doppio tentativo di mediazione dell’Unione europea, non si è venuti a capo della situazione. La presenza di Pozner è stata così l’occasione di gettare ulteriore benzina sul fuoco. Le opposizioni hanno accusato, come da abitudine consolidata, il partito di governo Sogno Georgiano di essere la quinta colonna del Cremlino nel paese. Questa carta si rivela quasi sempre vincente per riscaldare gli animi, considerando le politiche distensive di Sogno Georgiano nei confronti del vicino russo e, soprattutto, il passato del fondatore del partito, il miliardario Bidzina Ivanishvili che ha accumulato la sua fortuna in Russia.
Pozner non è il primo personaggio pubblico russo a essere cacciato malamente da Tbilisi. Il 20 giugno 2019 la presenza del parlamentare russo Sergej Gavrilov nell’assemblea legislativa georgiana bastò a scatenare la reazione rabbiosa delle opposizioni. Migliaia di georgiani si radunarono davanti al parlamento per protestare contro la presenza di un rappresentante della Duma russa in una delle istituzioni del paese. Mentre Gavrilov rientrava precipitosamente in Russia, la protesta venne repressa dalla polizia, causando il ferimento di circa 240 persone.
La cosa non venne ovviamente ben accolta a Mosca: la conseguenza fu il bando del Cremlino – ancora in corso – dei voli di linea da e verso la Georgia, misura volta a danneggiare l’industria turistica del paese. Similmente, in risposta alla cacciata di Pozner, Dmitrij Peskov, portavoce del presidente russo, ha dichiarato che “la Georgia è pericolosa per i cittadini russi. I russi devono capire chiaramente che è pericoloso andarci”. Gli hanno fatto eco altri esponenti delle istituzioni russe, tra i quali il presidente della Duma, Vjačeslav Volodin, e la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zacharova.
Vino e spade
Nel frattempo, è emerso che, prima di lasciare la Georgia, Pozner e 32 dei suoi accompagnatori sono stati costretti a pagare una multa di circa 500 euro per aver violato il coprifuoco. Sembra quindi che, fedeli al simbolismo della statua Kartlis Deda [madre dei Kartli] a Tbilisi che tiene una coppa di vino (per gli amici) e una spada (per i nemici), in Georgia ci si voglia assicurare che i personaggi poco graditi non mettano più piede nel paese.
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Immagine: Wikimedia
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