Ennesima turbolenza nel panorama politico georgiano: dopo le recenti dimissioni del primo ministro Giorgi Gakharia in seguito al controverso arresto del leader dell’opposizione Nika Melia, questa volta a far parlare di sé è Bera Ivanishvili, il figlio ventiseienne di Bidzina Ivanishvili, milionario e leader ufficioso del partito di governo Sogno Georgiano.
Bera, che di lavoro fa il rapper e vanta un milione e mezzo di follower su Instagram – più di un terzo della popolazione georgiana – avrebbe in più occasioni utilizzato forze di polizia per minacciare una serie di persone. La loro colpa? Aver lasciato commenti poco lusinghieri sui social media.
È quanto emerso da una serie di registrazioni di conversazioni telefoniche in cui Bera chiede a Irakli Gharibashvili – attualmente nuovo primo ministro, dopo le dimissioni di Gakharia – di utilizzare alcuni agenti per spaventare chiunque osasse screditarlo sui social. È implicato anche Anzor Chubinidze, il capo dell’agenzia di stato per la protezione di esponenti del governo. Le registrazioni sono state trasmesse da Pirveli TV, una rete vicina all’opposizione.
La strategia è stata utilizzata, a quanto pare, anche per commenti tutto sommato insignificanti: a un cameriere è bastato lamentarsi su Facebook di non aver ricevuto una mancia da Bera per ricevere chiamate minacciose verso di lui e la sua famiglia.
Dopo la messa in onda delle registrazioni, almeno sette persone hanno confermato di essere state vittime di comportamenti abusivi da parte di Bera. Il musicista Sandro Sulakvelidze lo ha paragonato al viziato e crudele re Joffrey della serie Game of Thrones.
La difesa ufficiale del Sogno Georgiano è che le registrazioni sono state subdolamente manipolate dall’opposizione, mentre Gharibashvili non ha rilasciato dichiarazioni. Nel frattempo, i principali partiti dell’opposizione, dalla Georgia Europea a Lelo, chiedono le sue dimissioni, dopo due sole settimane di mandato. Intanto è stata lanciata un’indagine su un complotto di omicidio contro Nodar Meladze and Maka Chikhladze, i due giornalisti di Pirveli TV che hanno rilasciato le registrazioni.
Dal canto suo, Bera Ivanishvili non mostra tracce di pentimento, anzi ha rincarato la dose: tre giorni dopo la diffusione delle registrazioni, è apparso sul canale TV filogovernativo Imedi per difendersi, dichiarando che non intende restare impotente quando qualcuno insulta la sua famiglia. “Per me è la cosa più sacra, e sono sicuro che qualsiasi uomo georgiano è d’accordo con me”, ha spiegato, tralasciando il fatto che non tutti gli uomini georgiani hanno a disposizione forze di sicurezza statali per minacciare i propri avversari.
Nel complesso, la vicenda getta luce sulla quasi totale impunità di cui ha goduto finora la famiglia Ivanishvili e, insieme al caso Melia, sottolinea il lento declino di democrazia e stato di diritto in Georgia, che si trova infatti in un costante stato di crisi politica dalle proteste dell’estate 2019. Al momento il premier Gharibashvili è impegnato nella sua prima visita ufficiale a Bruxelles, dove avrebbe discusso della crisi con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. La visita serve a riaffermare la vocazione europeista della Georgia, ma il declino democratico nel paese non lascia ben sperare per quanto riguarda la già remota possibilità che un giorno Tbilisi possa diventare ufficialmente candidata alla membership Ue.
Immagine: Facebook
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