L’annessione all’ex URSS è un capitolo di storia particolarmente doloroso per la Lituania. In seguito alla restaurazione dell’indipendenza, il processo di ricostruzione dell’identità nazionale si è incentrato sulla contrapposizione tra vittima e oppressore, narrazione tuttora utilizzata dalle autorità lituane per questioni geopolitiche e di memoria politica. Tra i simboli più persuasivi rientrano gli eroi della resistenza, in quanto figure ad alta carica patriottica che servono a legittimare l’interpretazione ufficiale della storia di un paese.
Purtroppo, questo processo ha finito per escludere la comunità ebraica, che chiede il riconoscimento di una memoria taciuta dalle autorità e che vede come protagonista l’ufficiale lituano Jonas Noreika. Oggi ricordato come eroe della resistenza anti-sovietica, Noreika fu anche un collaborazionista e antisemita sotto cui furono sterminate intere comunità ebraiche in Lituania.
Poiché ci auguriamo che l’Olocausto venga riconosciuto e discusso per ciò che è stato realmente, vi proponiamo un’intervista con la giornalista americana Silvia Foti, nipote di Jonas Noreika e autrice del libro The Nazi’s Granddaughter. How I discovered my Grandfather was a War Criminal (Regnery History, 2021).
Silvia Foti è nata nel 1961 a Chicago, è giornalista, insegnante e scrittrice. Oltre ad averci spiegato da cosa è nato il libro, ha ripercorso gli episodi, le scoperte e le scelte che l’hanno spinta a intraprendere una ricerca della verità durata 20 anni. Proponendo un romanzo storico piuttosto che una biografia, Silvia smaschera ciò che si cela dietro all’eroe in patria combinando fonti ebraiche e lituane in un’unica narrazione, di fatto distanziandosi dalla narrazione ufficiale lituana.
Foto: Martina Urbinati