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SLOVACCHIA: Il vaccino russo al centro della crisi di governo

Lo scorso venerdì, il ministro della Salute Marek Krajčí ha annunciato in conferenza stampa l’intenzione di lasciare il ministero nelle prossime settimane. La decisione arriva dopo che Krajčí era finito sotto il fuoco incrociato di almeno due dei partiti che compongono la coalizione di governo, in merito alla decisione di introdurre il vaccino russo Sputnik V nella campagna vaccinale del paese.

La disputa sul vaccino russo

Solamente a febbraio, il primo ministro Igor Matovič aveva escluso la possibilità di utilizzare il vaccino russo Sputnik V senza l’approvazione ufficiale dell’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali. Il peggioramento della situazione pandemica nel paese, insieme a una campagna vaccinale stentata a causa dell’indisponibilità dei vaccini e delle incertezze burocratiche continentali – quando non derivanti da ciniche decisioni politiche – aveva spinto però il governo slovacco a rivedere le posizioni in merito al vaccino russo e a ordinarne l’acquisto di due milioni di dosi.

Per lo Sputnik V, in uso già nell’Ungheria di Orbán, oltre che in decine di altri paesi nel mondo, la Slovacchia ha quindi deciso di fare da sola, senza aspettare il parere favorevole dell’agenzia europea di competenza. Il primo marzo, dopo un negoziato con Mosca tenuto segreto da Matovič ai suoi alleati di governo, sono perciò arrivate all’aeroporto di Košice le prime 200mila dosi.

Il cambio di direzione di Krajčí, fedelissimo del premier Matovič, ha scatenato le ire dei partner di coalizione di OLANO, la formazione politica che esprime il capo del governo. Richard Sulík, ministro dell’Economia e leader dei liberali di Libertà e Solidarietà (SaS), insieme al ministro degli Esteri e compagno di partito Ivan Korčok, avevano minacciato di scatenare una crisi di governo se Matovič non avesse chiarito la situazione, preoccupati dalla svolta politica sui vaccini e il conseguente avvicinamento a Mosca, in grado, secondo loro, di mettere a rischio la posizione della Slovacchia sullo scacchiere europeo e internazionale.

Anche dall’altro partner di governo erano giunte voci di contrarietà alla decisione di introdurre lo Sputnik nel piano vaccinale nazionale. La leader dei liberal-conservatori di Per la Gente (Za L’udí), nonché vicepremier, Veronika Remišová, aveva chiesto le dimissioni del ministro Krajčí, giudicato come il responsabile politico dell’acquisto delle dosi di vaccino russo. La stessa richiesta di un altro esponente di Za L’udí, Mária Kolíková, ministro della Giustizia del governo Matovič. Si è aggiunta alle voci critiche anche la presidente Zuzana Čaputová, contraria all’utilizzo del vaccino senza l’approvazione degli organi comunitari.

La decisione del governo si inserisce nel contesto politico molto teso che da mesi caratterizza la coalizione di governo. Matovič è stato spesso accusato di gestire la situazione pandemica, e non solo, con estrema impulsività e con decisioni non condivise con la sua maggioranza. Dalle polemiche sui test di massa alle divergenze sulle chiusure generalizzate, quella sui vaccini è solamente l’ultima delle contrapposizioni tra il premier e i suoi alleati.

Sull’altare dell’unità di governo è stato sacrificato, per ora, il ministro della Salute, ma la situazione interna alla maggioranza rimane infuocata e sono aperte tutte le ipotesi politiche, compresa quella di un possibile ribaltone parlamentare per formare un nuovo governo e porre il premier all’opposizione.

La crisi di Matovič

Gli ultimi sondaggi sottolineano la crisi di OLANO e del suo leader. Ad appena un anno dalle elezioni parlamentari che avevano visto il partito del premier Matovič imporsi come prima forza del paese con il 25% delle preferenze, gli slovacchi hanno già cambiato idea. Solamente il 12% degli elettori sceglierebbe oggi OLANO, ormai solamente terzo dietro a SaS, attualmente al governo con Matovič, e al nuovo partito social-democratico Voce (Hlas), dell’ex primo ministro Peter Pellegrini, rispettivamente intorno al 13% e al 23% dei consensi.

Ad aggravare la crisi di consensi del premier, c’è una situazione pandemica in continuo peggioramento. Dopo aver gestito al meglio la prima ondata e non aver fatto peggio dei partner di Visegrad nella seconda, in questa terza ondata la Slovacchia sta attraversando una situazione molto difficile. Seconda nell’UE per numero di decessi per abitante, la Slovacchia si trova dallo scorso ottobre in stato di emergenza, con migliaia di contagi ogni giorno e alle prese con le varianti di coronavirus, con una percentuale di immunizzati ancora ferma al 5% della popolazione. La crisi delle strutture sanitarie ha portato Bratislava a rivolgersi agli altri stati membri europei per il trattamento dei suoi pazienti più gravi.

A complicare la situazione per Matovič si aggiunge anche la campagna di raccolta firme per l’indizione di un referendum per chiedere elezioni anticipate. Fortemente sostenuto dall’ex premier Pellegrini, la consultazione popolare può essere indetta dal Capo dello stato con la presentazione di 350mila firme valide, numero che gli organizzatori prevedono di raggiungere tra poche settimane. Se dovesse superare il vaglio di costituzionalità – difficile visto il suo contenuto, che di fatto accorcerebbe la durata dell’attuale legislatura stabilita proprio dalla Costituzione – il referendum potrebbe sancire la fine dell’esperienza governativa di Matovič.

Un epilogo che in ogni caso non sembra essere troppo lontano se il premier non sarà capace di ricompattare la maggioranza e di riguadagnarsi la fiducia dei cittadini slovacchi.

Foto: Commons/Wikimedia

Chi è Leonardo Benedetti

Nato, cresciuto e laureatosi a Roma, si è innamorato della Mitteleuropa dopo un soggiorno studio a Praga. Attualmente vive in Polonia dopo aver transitato tra Romania e Repubblica Ceca, dedicando a quest'ultima gran parte dei suoi sforzi accademici ma soprattutto epatici.

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