La Grecia e l’UE stanno progettando la costruzione di campi permanenti nelle isole dell’Egeo, dove i richiedenti asilo saranno accolti in condizioni che danno adito a dubbi e rimostranze. Presentati come “la” soluzione alla crisi umanitaria in corso ormai da 6 anni, i centri di tipo MPRIC (Multi-Purpose Reception and Identification Centre) sono descritti come luoghi creati per fornire un alloggio dignitoso ai richiedenti asilo e come uno strumento per dare una possibilità di ritorno alla normalità agli abitanti delle isole che li ospitano.
In un report pubblicato nel mese di febbraio 2021, Europe Must Act (un movimento che riunisce volontari e ONG impegnati nell’accoglienza dei rifugiati) sottolinea invece come questi nuovi centri minaccino di esacerbare la sofferenza dei migranti e pone l’accento sul fatto che la prevista esclusione delle ONG dalla gestione dei nuovi hotspot renderà, di fatto, più difficile registrare eventuali irregolarità.
I centri, pensati per le isole di Lesbo, Chios, Samos, Kos e Leros, sono in fase di pianificazione e, in parte, già costruiti. Una volta completati saranno la permanenza obbligatoria per tutti i richiedenti asilo che arrivano dalle rotte del Mar Egeo.
Il 12 novembre 2020 il Ministero della Migrazione greco e la Commissione Ue hanno annunciato uno stanziamento di 130 € milioni di euro nell’ambito dei fondi UE per Asilo, Migrazione e Integrazione (AMIF) destinati ai centri di Samos, Kos e Leros. Per gli MPRIC di Chios e Lesbo, sono state invece pubblicate gare per 16 milioni di euro ciascuna, anche se la pianificazione totale dei costi è poco chiara.
Forti limitazioni al movimento
La relativa libertà con la quale i richiedenti asilo riescono oggi a muoversi dagli hotspot, per far fronte ad alcune esigenze primarie, non sarà più possibile una volta che gli MPRIC saranno completati. Il loro design e la loro ubicazione limiteranno la mobilità degli occupanti, creando condizioni di vita simili a quelle di una prigione.
Sebbene i progetti degli MPRIC includano sia spazi separati per gruppi vulnerabili (minori, famiglie, ecc.) sia spazi ricreativi comuni, il quadro generale è quello di strutture simili a un carcere, progettate per essere circondate da due recinzioni di tipo militare NATO, poste a 6 metri di distanza tra loro, per consentire un’efficace sorveglianza e il pattugliamento del perimetro del centro. Iso-box (alloggi ricavati da container simili a quelli per le merci) fungeranno da alloggi e, alla massima capacità, forniranno 4 mq di spazio vitale per individuo. Il perimetro e l’interno dei centri saranno sorvegliati da telecamere con algoritmi di analisi del movimento che monitoreranno il comportamento e il movimento dei residenti del centro.
I centri sono progettati per essere chiusi e controllati, parole che corrispondono a due diversi gradi di sorveglianza. La parte chiusa di ogni centro accoglierà i nuovi arrivati sottoposti a procedure di pre-screening (che possono richiedere fino a 25 giorni) e i richiedenti asilo le cui richieste sono state respinte e attendono quindi l’espulsione; questi due gruppi non avranno il diritto di lasciare il campo.
I richiedenti asilo registrati e i gruppi vulnerabili rientreranno invece nella parte detta controllata, il che significa che potranno muoversi, ma che le autorità avranno comunque un alto grado di controllo su di loro e sulla loro mobilità, monitorando i movimenti in entrata e uscita anche tramite schede elettroniche.
Data la localizzazione dei nuovi campi in aree remote e lontane dai centri commerciali e abitati, anche gli appartenenti al gruppo controllato, che avranno la possibilità di allontanarsi dal centro, si troveranno in difficoltà ad accedere ai servizi essenziali o a trovare una necessaria tregua alla vita sotto stretta sorveglianza.
ONG fuori dai campi
Nei progetti della Commissione Europea e del governo greco, gli MPRIC dovranno fornire un alloggio dignitoso e in linea con gli standard pertinenti e il diritto UE e vanteranno una vasta gamma di servizi comprendenti l’educazione per i bambini, la formazione professionale, i corsi di lingue per adulti, il supporto legale, l’assistenza medica e l’assistenza psicosociale; ciononostante da più parti si esprime preoccupazione, soprattutto perché i rappresentanti del governo greco hanno dichiarato che, proprio per la varietà dei servizi offerti, non ci sarà più bisogno dell’aiuto delle ONG.
L’isolamento e la chiusura degli MPRIC comporta il rischio che i centri diventino una sorta di bolla, con poche informazioni su ciò che accade all’interno capaci di raggiungere il pubblico. Inoltre, rendere conto dell’eventuale mancato rispetto dei diritti umani sarà difficile, vista l’assenza di attori indipendenti all’interno delle strutture.
Isolamento in un contesto sovraffollato
L’analisi dei progetti denuncia una capacità ricettiva relativamente bassa dei nuovi centri, 13.890 posti (esclusa Chios) a fronte dei 40.000 richiedenti asilo che risiedevano nelle isole dell’Egeo prima della pandemia del febbraio 2020.
Ciò suggerisce che, al fine di prevenire la sovrappopolazione dei centri, la Commissione europea e le autorità greche contino su un rapido turnover degli occupanti, ottenuto attraverso espulsioni e ricollocamenti. Le previsioni dell’UE considerano che le richieste di asilo vengano elaborate rapidamente (tra i 2 e i 6 mesi) e che la maggior parte dei arrivi non siano costituiti da rifugiati riconosciuti, con specifiche esigenze di protezione. Sappiamo tuttavia che le procedure di asilo e rimpatrio sono lunghe e complesse: nel 2020 il tempo medio di elaborazione di una richiesta è stato infatti di 10,3 mesi. Inoltre, l’85% dei richiedenti asilo sulle isole dell’Egeo proviene da paesi in cui sono presenti conflitti prolungati.
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Foto: La localizzazione degli MPRIC, in un’elaborazione grafica da Google Earth diffusa da EMC.