Ne abbiamo dette di cotte e di crude sulla Slovacchia che fu, quella governata dal binomio Fico-Slota, social-nazionalista, in poche parole intollerante nei confronti delle minoranze ungherese e zingara, oltre che delle minoranze sessuali. Ma dire male è più facile, le buone notizie fanno meno audience. Quindi ecco quella che, almeno in prospettiva, sembra una buona notizia: in Slovacchia la segregazione scolastica sembra essere giunta al capolinea.
Già, segregazione scolastica. In un Paese membro dell’Unione è possibile istituire classi separate in base all’etnia. Alla faccia di Voltaire, i bambini di origine rom non vanno a scuola con quelli slovacchi.
Quest’anno scolastico però è diverso dagli altri, perché questi bambini potrebbero finalmente essere messi in una classe dove il compagno di banco non è necessariamente un altro bambino rom. A cominciare dal villaggio di Šarisské Michavany, nella regione slovacca di Presov, dove una recente sentenza emessa dalla Corte distrettuale della regione di Presov attende di essere messa in opera. E’ la prima volta in Slovacchia che viene emessa una sentenza del genere.
Una sentenza che potrebbe cambiare il destino di questi bambini. Resa nota il 3 gennaio, condanna la scuola per avere agito in modo discriminatorio nei loro confronti, mettendoli in una classe separata senza alcuna ragionevole giustificazione. Le argomentazioni della scuola, per cui segregare questi bambini “svantaggiati” permette loro di ricevere un approccio più individuale nell’insegnamento tale da garantire lo stesso livello di istruzione, e che la pratica era solo provvisoria, non sono state accettate.
Di questi presunti benefici non si ha prova, negli anni non si sono registrati miglioramente nel rendimento scolastico e il principio di esclusione che regola la vita scolastica si prolunga, di fatto, anche fuori da scuola impedendo qualsiasi forma di inclusione.
La marginalità della comunità rom è il motivo per cui le si marginalizza.
Amnesty International, sul suo sito, commentando la notizia scrive: “Alle famiglie rom di questo villaggio si dà la possibilità di credere in un futuro diverso per i loro figli. È un monito per tutte le scuole della Slovacchia affinché adottino un approccio inclusivo basato sulla diversità etnica, culturale e sociale dei bambini”.
Amnesty riporta infine le dichiarazioni di Stefan Ivanco, dell’Ong Centro per i diritti umani e civili che ha presentato la denuncia da cui è partito il procedimento, “un’educazione inclusiva in un ambiente vario insegna ai bambini a essere aperti, tolleranti, rispettosi e responsabili in una società che è intrinsecamente diversa”.
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