I partiti che rappresentano i serbi di Bosnia hanno vinto le elezioni locali a Srebrenica, nel voto ripetuto del 21 febbraio, dopo che i risultati delle urne del 15 novembre erano stati annullati per irregolarità.
Il nuovo voto e il boicottaggio
Il sindaco uscente, il serbo-bosniaco Mladen Grujičić (SNSD), ha vinto con il 67.62% (5.189 preferenze), mentre il candidato bosgnacco, Alija Tabaković (SDA), ha comunque ottenuto il 31,70% (2.433). Il voto è stato segnato dal boicottaggio della coalizione di partiti bosgnacchi e civici, e l’affluenza si è fermata al 42,87%. Alle urne si sarebbero presentati meno di 200 elettori bosgnacchi sui circa 3.000 aventi diritto.
Secondo la coalizione elettorale a sostegno di Tabaković, i problemi emersi nel voto dello scorso novembre non sono stati risolti. In particolare avrebbero di nuovo preso parte al voto numerosi serbo-bosniaci residenti in Serbia, solo formalmente registrati a Srebrenica. Al contrario, non avrebbero potuto votare per posta circa 700 elettori bosgnacchi all’estero, cui le schede elettorali erano già state inviate in ritardo. Questa mancanza di par condicio avrebbe impedito una competizione elettorale equa, secondo la coalizione.
I partiti che sostengono Tabaković hanno annunciato che si rivolgeranno ai giudici costituzionali. “Ci aspettiamo che la Corte costituzionale della Bosnia-Erzegovina sostenga il nostro appello, che consentirebbe a tutti i bosniaci di Srebrenica di votare, ovunque si trovino”, ha detto a Radio Free Europe Sadik Ahmetović, presidente di un’iniziativa che unisce i partiti bosgnacchi chiamata Moja Adresa: Srebrenica (Il mio indirizzo: Srebrenica). Ahmetović ha anche riferito di aspettarsi “che vengano indette nuove elezioni in cui ogni cittadino di Srebrenica abbia il diritto di scegliere i propri candidati. Solo così le elezioni a Srebrenica saranno legittime e democratiche”.
Le irregolarità
La coalizione serbo-bosniaca a sostegno di Grujičić, stretta intorno all’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) guidata dal membro serbo della presidenza di Bosnia Erzegovina, Milorad Dodik, aveva prevalso nel voto di novembre, ma la Commissione elettorale centrale bosniaca aveva riscontrato irregolarità in 26 seggi su 28, tra cui voto multiplo, documenti non validi e schede pre-contrassegnate che avevano compromesso la legittimità delle elezioni.
A dicembre, la polizia speciale bosniaca (SIPA) ha inoltre arrestato tre rappresentanti locali del Partito socialdemocratico (SDP BiH), sospettati di frode elettorale. L’accusa è di furto d’identità di cittadini bosniaci residenti a Srebrenica, i cui documenti sarebbero stati sfruttati per far esprimere voti per posta dalla Serbia a favore di Grujičić. Il 21 gennaio la Commissione elettorale centrale aveva quindi indetto un nuovo voto nel giro di un mese.
Il partito SNSD e i suoi alleati al governo della Republika Srpska avevano condannato la decisione di ripetere il voto, sostenendo inoltre la mancanza di legittimità dei membri della Commissione elettorale (eletti nel 2020 con il voto dei parlamentari dell’opposizione serbo-bosniaca). Alcuni membri della stessa Commissione elettorale hanno affermato nelle scorse settimane di avere subito forti pressioni per non indagare sulle sospette irregolarità. Tra questi, Vanja Bjelica-Prutina ha dichiarato di essere stata esposta “alle pressioni più feroci perché ho sostenuto la conclusione delle indagini sulle irregolarità in questi due collegi elettorali”, Srebrenica e Doboj, come riporta Balkan Insight.
Srebrenica luogo critico
Srebrenica, cittadina situata nell’est della Republika Srpska, è ancora vista da molti come un punto critico per le tensioni in Bosnia Erzegovina, a oltre 25 anni dal genocidio del 1995, in cui più di 8.300 uomini e ragazzi bosniaci musulmani furono uccisi dalle forze serbo-bosniache. Il comune, che nel 1991 aveva 36,000 abitanti, per tre quarti bosgnacchi, oggi ne accoglie solo 13,000, per metà serbo-bosniaci.
Nonostante la pulizia etnica, grazie alla norma che permette ai cittadini bosniaci di votare nei comuni in cui erano residenti nel 1991, Srebrenica da allora ha comunque avuto sindaci bosgnacchi. Grujičić, eletto nel 2012, è stato il primo sindaco serbo-bosniaco di Srebrenica, e nonostante le promesse di lavorare per la riconciliazione si è fatto invece notare per la retorica nazionalista e il negazionismo del genocidio (la “farsa dell’Aja“, secondo Grujičić). Un nuovo “monumento alla pace“, inaugurato da Grujičić lo scorso settembre, è stato snobbato dai bosgnacchi, che lo ritengono una maniera di passare sotto silenzio il genocidio, proprio nel suo 25° anniversario.
Lo stesso 21 febbraio si è votato anche a Doboj, una delle principali città della Republika Srpska. Il partito di governo SNSD è riuscito a conquistare il seggio di sindaco con Boris Jerinić, anche se con percentuali meno bulgare delle elezioni del 15 novembre, che l’opposizione serbo-bosniaca aveva denunciato come pesantemente irregolari.
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