A seguito delle dimissioni a sorpresa di Giorgi Gakharia, dovute al disaccordo tra l’ex primo ministro e i colleghi del partito di governo, Sogno Georgiano, sulla decisione di arrestare il leader dell’opposizione, Nika Melia, la scelta del sostituto è ricaduta su Irakli Garibashvili, tra i fondatori del partito e considerato storicamente il “braccio destro” del suo fondatore, Bidzina Ivanishvili.
L’arresto di Nika Melia
Dal 31 ottobre 2020, data delle ultime elezioni parlamentari, la Georgia si trova in una difficile impasse politica. L’opposizione, rifiutando l’esito della tornata elettorale, ha deciso di boicottare il parlamento, che, tuttavia, ha continuato la sua attività, avendo la maggioranza i numeri legali per poter governare. Inoltre, Nika Melia, il leader del principale partito di opposizione, il Movimento Nazionale Unito, si trova agli arresti domiciliari, accusato di aver incitato la sommossa del 21 giugno 2019 nota come Notte di Gavrilov.
Melia, privato dell’immunità parlamentare nella precedente legislatura, lo scorso novembre ha deciso di rimuovere il braccialetto utilizzato per controllare i suoi movimenti, rifiutandosi inoltre di pagare la cauzione. In seguito a questi eventi, il 17 febbraio la Corte di Tbilisi ha approvato il suo arresto, scatenando immediatamente l’indignazione dell’opinione pubblica e una vasta ondata di dissenso internazionale.
Una scelta del genere, presa dopo mesi di stallo politico, non ha fatto altro che contribuire alla polarizzazione della società ed alimentare il clima di tensione, come testimoniano le proteste attualmente in corso a Tbilisi. Ha quindi destato scalpore la decisione di Giorgi Gakharia, primo ministro dal settembre 2019, di rassegnare le dimissioni. In base alle parole del diretto interessato, la scelta è stata dettata da un disaccordo tra lui e i membri del partito sull’arresto di Melia. Secondo Gakharia, una mossa in tal senso metterebbe in pericolo la sicurezza nazionale e lo sviluppo economico del paese. Le sue dimissioni rappresentavano, quindi, un tentativo di placare gli animi.
La nomina di Garibashvili
Le dimissioni a sorpresa di Gakharia, ritenuto da alcuni tra gli esponenti più estremisti del partito, hanno portato ad una temporanea sospensione dell’arresto di Melia. La scelta del sostituto, tuttavia, è stata decisamente rapida, portando in soli quattro giorni alla nomina di Irakli Garibashvili, storico uomo di fiducia di Bidzina Ivanishvili e già primo ministro dal 2013 al 2015. Per ribadire la linea dura scelta dal governo, la prima azione di Garibashvili è stata ordinare l’arresto di Melia; in seguito, il neo-eletto ha tenuto un durissimo discorso in parlamento, accusando il Movimento Nazionale Unito di “terrorismo politico”.
La scelta di Garibashvili può essere letta come una volontà di Sogno Georgiano e di Bidzina Ivanishvili di affidare il governo ad un uomo di assoluta fiducia, noto per la sua lealtà al fondatore del partito. Il nuovo premier, infatti, vanta una lunga carriera al fianco dell’oligarca georgiano: nato come quadro dirigenziale di Cartu Bank, di proprietà di Ivanishvili, il politico georgiano è stato tra i fondatori di Sogno Georgiano e nominato ministro degli Interni nel 2012. Successivamente nel biennio 2013-2015 ha svolto il ruolo di primo ministro, salvo poi rassegnare le dimissioni e ritirarsi dalla politica senza valide motivazioni. Nel 2019, su richiesta dello stesso Ivanishvili, ha deciso di tornare in parlamento.
Sebbene all’interno di Sogno Georgiano la scelta di Garibashvili rappresenti una sicurezza, le conseguenze sulla vita politica georgiana potrebbero non essere altrettanto positive. La posizione del governo ha infatti accentuato la tensione con l’opposizione, oltre che a suscitare il dissenso nella comunità internazionale. Nel frattempo, Melia ha definito il nuovo premier un “burattino di Ivanishvili”.
La Georgia di Garibashvili
Il governo di Garibashvili, stando alle sue prime scelte, si direbbe orientato a una continuazione del braccio di ferro con l’opposizione. Tuttavia, nel suo ultimo discorso in parlamento, il primo ministro ha cercato di alleggerire la tensione, chiamando le forze politiche al dialogo e ribadendo le aspirazioni europeiste del paese. Inoltre, ha parlato della spinosa questione del confine con l’Azerbaigian, cercando di distendere gli animi e lodando la politica del presidente azero, Ilham Aliyev.
Se di primo acchito questo cambio al vertice sembra indicare un mantenimento del pugno duro nei confronti dell’opposizione e una maggiore chiusura sul fronte internazionale, il futuro potrebbe riservare un alleggerimento della tensione e un rientro nei ranghi della politica georgiana.
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