Nella prima mattina di oggi, 18 febbraio, il primo ministro georgiano, Giorgi Gakharia, ha rassegnato le proprie dimissioni.
In una dichiarazione alla stampa, il premier ha spiegato di essere in disaccordo con i suoi compagni di partito (Sogno Georgiano) sulla necessità di imporre la carcerazione preventiva a Nika Melia, il portavoce del partito di opposizione Movimento Nazionale Unito.
Nei giorni successivi alla “Notte di Gavrilov” (20 giugno 2019), il tribunale di Tbilisi aveva condannato Melia agli arresti domiciliari per aver incitato i manifestanti che protestavano davanti al parlamento georgiano ad assaltare l’edificio – cosa che poi aveva portato alla repressione violenta della manifestazione da parte della polizia. L’esponente di Movimento Nazionale Unito aveva, però, violato le condizioni della sua condanna, togliendosi pubblicamente il braccialetto elettronico durante una manifestazione lo scorso 1 novembre e rifiutandosi di pagare la cauzione. A seguito di una richiesta del tribunale del 17 febbraio, il parlamento ha approvato l’autorizzazione del tribunale a procedere all’arresto, cosa che ha provocato reazioni veementi da parte dell’opposizione.
Il voto del parlamento è arrivato, infatti, in un contesto di crisi profonda per la politica georgiana che va avanti ormai dalle elezioni parlamentari dello scorso 31 ottobre. I partiti di opposizione si sono rifiutati di riconoscere il risultato della tornata elettorale e hanno indetto un boicottaggio del parlamento dove siedono, a parte sei eccezioni, esclusivamente gli esponenti di Sogno Georgiano.
Gakharia ha dichiarato di sperare che le sue dimissioni possano contribuire a ridurre la polarizzazione della politica georgiana, causa di rischi per il futuro sviluppo economico del paese.
Il parlamento ha due settimane per presentare la candidatura per un nuovo primo ministro e un nuovo gabinetto e, quindi, un periodo di quattro settimane per votare la fiducia. Nel frattempo, la vice di Gakharia, Maia Tskitishvili, ricoprirà la carica di primo ministro ad interim.
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Immagine: Il parlamento georgiano (Wikipedia)
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