di Giovanni Bensi
Mentre in Bielorussia si discute sull’opportunità o meno della “denominatsija” (riduzione del valore facciale della moneta con l’eliminazione di alcuni zeri), i prezzi nel paese di Aleksandr Lukashenko, detto “bat’ka” ovvero “piccolo padre”, crescono a vista d’occhio, mettendo in grave difficoltà la popolazione. Nel 2011 in l’inflazione ha avuto un aumento vertiginoso, almeno del 109%. I dati sono forniti dal Comitato nazionale di Statistica (l’equivalente dell’Istat) di Minsk.Secondo questi dati, l’indice dei prezzi al consumo per merci e servizi nel dicembre 2011, rispetto allo stesso mese del 2010, è stato pari al 208,7%; contemporaneamente l’indice dei prezzi della produzione industriale è stato del 249,4 e l’indice dei prezzi degli alimentari del 225%. Fra gli alimentari nel corso dell’ultimo anno sono aumentati più di tutti (secondo i dati ufficiali circa di due-due volte e mezzo) il pesce in scatola, la frutta, la verdura, lo zucchero, il tè, il pollame, i prodotti di pasticceria, l’olio animale e vegetale, i formaggi, le uova, i legumi, le bevande alcoliche e il tabacco.
Il portafoglio dei bielorussi è stato sensibilmente colpito anche dall’aumento dei prodotti non alimentari. In questo gruppo di merci sono rincarati in modo particolarmente sensibile il carburante per auto, i prodotti di cosmesi e profumeria, i detergenti sintetici, i materiali da costruzione, biciclette e motocicli, e i tessuti.
Per quanto riguarda la sfera dei servizi, più di tutto sono aumentate le spese per l’istruzione prescolastica, i viaggi turistici “tutto compreso”, i biglietti aerei, ferroviari e quelli per gli autobus di collegamento internazionale.
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