Un nuovo rapporto dell’organizzazione Mare Liberum denuncia un’escalation senza precedenti delle violazioni dei diritti umani nell’Egeo durante l’ultimo anno, sia in mare che a terra. L’organizzazione dichiara che solo da marzo a dicembre 2020 oltre 9.000 persone in movimento sono state respinte con la violenza verso la Turchia e quindi private del diritto di asilo.
Il report evidenzia inoltre che, oltre alla guardia costiera greca come attore principale, anche l’Agenzia europea di frontiera Frontex e navi sotto il comando della NATO sono state coinvolte in queste espulsioni sistematiche e illegali.
Mare Liberum è un’organizzazione no-profit fondata nel 2018 a Berlino, da un collettivo transnazionale di attivisti, che monitora con la propria nave il rispetto dei diritti umani nel Mar Egeo, principalmente al largo della costa di Lesbo. L’ONG – che fa parte del Border Violence Monitoring Network e documenta i respingimenti illegali e la violenza della polizia degli stati membri dell’UE – dichiara di non appartenere, né di sostenere, alcun partito politico e di essere religiosamente ed economicamente indipendente.
Il report
Il nuovo report rilasciato dall’organizzazione umanitaria evidenza chiaramente le responsabilità delle due istituzioni nella sospensione sistematica di diritti nell’Egeo e denuncia un’escalation di violenza contro i rifugiati perpetrata in Grecia nell’ultimo anno.
Ricostruendo casi di respingimento anche attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, Mare Liberum ha documentato 321 casi in cui 9.798 persone sono state illegalmente respinte da marzo a dicembre 2020. Secondo il documento, nella maggior parte dei casi, i gommoni delle persone in cerca di protezione vengono distrutti e le persone all’interno, compresi i bambini, sono sistematicamente sottoposte a violenza fisica e psicologica. In alcuni casi, i rifugiati sono stati addirittura respinti dopo che avevano già raggiunto il suolo greco.
Nonostante la raccolta di informazioni sui respingimenti sia un compito difficile in un’area di confine estremamente militarizzata come l’Egeo, il nuovo rapporto è frutto di un lavoro eseguito in larga parte sul campo, ricostruendo la dinamica dei respingimenti attraverso le testimonianze di rifugiati che sono stati riportati indietro al confine greco-turco. Si sono aggiunti poi i controlli e le valutazioni dei dati presenti sui siti web ufficiali del governo, i resoconti della stampa e i dati di altre organizzazioni presenti sul territorio, come Alarm Phone o Aegean Boat Repor. Oltre ai respingimenti, il rapporto documenta anche la situazione dei rifugiati a Lesbo, in particolare nei campi di quarantena dell’isola.
I respingimenti illegali
Secondo i legali dell’associazione è importante tenere presente che un respingimento è una pratica che costringe i migranti a riattraversare un confine che hanno appena attraversato. Nel caso specifico del mar Egeo ciò significa che una barca che ha attraversato il confine marittimo ed è entrata nelle acque territoriali greche viene respinta nelle acque turche dalla Guardia costiera ellenica. In questo modo viene loro negata la possibilità di presentare la domanda di asilo a cui avrebbero diritto e viene quindi negato l’accesso alla protezione internazionale e al sistema europeo di migrazione.
Paul Hanewinkel, uno degli autori del report ha dichiarato: “Questi respingimenti non sono casi isolati di deterrenza, ma piuttosto il modus operandi attuale e quotidiano alla frontiera esterna dell’UE. I respingimenti possono essere intesi solo come parte di una politica di deterrenza disumana e mortale che è visibile ben oltre i confini del mar Egeo. Viviamo in un’Europa in cui le persone vengono abbandonate in mare in minuscole zattere di salvataggio”.
Sempre secondo l’organizzazione tedesca ci sono prove evidenti del coinvolgimento dell’Agenzia europea per la protezione delle frontiere Frontex e della polizia federale tedesca (Bundespolizei) nei respingimenti effettuati dalle autorità greche. Mare Liberum si spinge poi oltre, denunciando una dimensione completamente nuova nella pratica dei respingimenti illegali, che hanno una portata maggiore rispetto al passato e vengono eseguiti con metodologie violente, a volte anche da persone mascherate che fanno dell’umiliazione una precisa arma strategica. Tutto questo fa sì che il mar Egeo sia diventato uno spazio senza legge dove, de facto, i diritti umani sono sospesi per motivi politici.
“I respingimenti sono crimini contro i diritti umani organizzati principalmente dalle autorità greche, ma che fanno parte di una strategia europea comune e disumana. Affinché questi brutali respingimenti finiscano, chiediamo istanze di controllo indipendenti, il chiarimento di tutti i casi precedenti e l’abolizione di Frontex, un’agenzia che ignora deliberatamente i diritti dei rifugiati. Chiediamo che tutte le autorità coinvolte nei respingimenti siano ritenute responsabili a livello nazionale e internazionale”, continua Paul Hanewinkel.
Per dovere di cronaca, l’ONG ricorda che è importante sottolineare che Mare Liberum è presente al largo delle coste di Lesbo dal 2018. Tuttavia, un impegno attivo alla frontiera esterna dell’UE è stato reso più difficile nel 2020 dal blocco di entrambe le navi da parte delle autorità tedesche e da una campagna di criminalizzazione in corso in Grecia contro gli attivisti e i volontari.
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