La battaglia del PiS (Diritto e giustizia) contro l’aborto sembra non volersi arrestare. La sentenza del 22 ottobre 2020, che dichiarava incostituzionale l’aborto in caso di gravi malformazioni del feto, è stata pubblicata ieri pomeriggio. Con la pubblicazione, la decisione diventa vincolante a tutti gli effetti.
Le proteste, che avevano spinto 100mila persone a manifestare per il diritto all’aborto, si erano spente con la scelta del governo di posticipare sine die la pubblicazione del verdetto, che avrebbe dovuto uscire nella Gazzetta Ufficiale entro il 2 novembre. Secondo il presidente Andrzej Duda, il rinvio avrebbe dovuto consentire di studiare una soluzione di compromesso. Di fatto, ha finito per spostare il dibattito pubblico su altre questioni e allentare la pressione nei confronti del governo.
Con l’entrata in vigore della sentenza sull’aborto, l’interruzione volontaria di gravidanza diventa illegale in caso di malformazioni del feto (circa il 98% degli aborti praticati ufficialmente). L’interruzione volontaria, quindi, sarà consentita solo in caso di stupro o grave pericolo di salute per la madre.
A poche ore dall’annuncio, migliaia di persone si sono riversate nelle strade delle maggiori città con i simboli del movimento Strajkobiet (“sciopero delle donne”). La battaglia per il diritto all’aborto si preannuncia ancora molto lunga.
Per approfondire:
- Inconstituzionale l’aborto per gravi malformazioni del feto
- Manifestazioni e cortei ovunque. Cronaca di una protesta senza fine
- Lo sciopero delle donne: cosa succede in Polonia
- Aborto, il governo prende tempo ma sale la tensione
Immagine: Tommaso Di Felice / East Journal