Negli anni Trenta, l’immaginario dell’avventura coloniale e la retorica del posto al sole non fecero breccia solo sul Tevere: sulla Vistola nacque un gruppo, la Lega marittima e coloniale, che sognava di garantire alla Polonia il suo posto al sole.
Grandi sogni per un piccolo paese
Tornata indipendente nel 1918, la Polonia aveva un accesso al mare a dir poco limitato: solo Gdynia era amministrata direttamente da Varsavia, mentre Danzica, città all’epoca a schiacciante maggioranza tedesca, era una “città libera” tenuta a garantire il passaggio e l’uso del porto ai polacchi. Non parrebbero le basi più solide per costruire una potenza navale: eppure, alcuni videro proprio nel mare l’orizzonte per fare della Polonia un grande paese.
La Lega marittima e coloniale nacque nel 1918 e attraversò varie fasi e cambi di nome prima di assumere la denominazione definitiva nel 1930. L’obiettivo della Lega era, ufficialmente, didattico: bisognava, a suo dire, educare il popolo polacco al pensiero marittimo, a vedere nelle onde il proprio destino. La Lega, divenuta nel tempo un’organizzazione di massa che poteva vantare circa un milione di iscritti, aveva legami con politici – specialmente di estrema destra – e militari. Faceva operazione di lobbying presso il parlamento e organizzava manifestazioni per la propria causa. Aveva anche delle pubblicazioni molto popolari, prima fra tutte Morze (mare), ricca di accattivanti illustrazioni e mirata a convincere il pubblico della necessità delle colonie oltremare.
Il discorso della Lega, in origine, si concentrava soprattutto sul rafforzamento delle infrastrutture marittime polacche: nuovi canali fluviali, allargamento di quelli esistenti, uso estensivo di Gdynia e Danzica, costruzione di un’enorme flotta commerciale e poi militare. Negli anni ‘30 la retorica della Lega si evolse, includendo apertamente anche la possibilità di ottenere colonie o stabilire “semi-colonie”.
Il tentativo coloniale
Sotto la guida del generale di brigata Mariusz Zaruski, per lungo tempo marinaio nella marina imperiale russa, la Lega rafforzò i propri contatti con il partito di destra Obóz Zjednoczenia Narodowego (OZN), all’epoca la principale forza politica del paese. Negli anni Trenta la prospettiva di ottenere colonie si fece più allettante per una serie di ragioni.
In primis, avere colonie era percepito come una necessità naturale per qualsiasi paese europeo che si rispettasse: non era una possibilità ma un diritto che andava richiesto. La Lega spinse il governo a provare a chiedere a Francia e Gran Bretagna di cedere alcuni territori, con nessun successo. Queste terre avrebbero dovuto fornire una valvola per l’emigrazione e dare materie prime per l’industrializzazione del paese.
Alcuni dei territori occhieggiati dalla Lega, in particolare il Madagascar, dovevano diventare anche destinazioni in cui mandare la “popolazione ebraica in eccesso”, per riaggiustare la bilancia demografica del paese che all’epoca vedeva una percentuale altissima di minoranze. L’OZN, fortemente antisemita, vedeva di buon occhio questa possibilità.
Un numero considerevole di polacchi era emigrato dalla fine dell’Ottocento nel sud del Brasile, soprattutto nello stato di Paraná. Qui nel ‘34 la Lega tentò di organizzare una colonia: venne mandato un rappresentante a discutere con le autorità statali locali. Dalle negoziazioni si decise che i polacchi avrebbero comprato alcune migliaia di ettari e portato coloni dall’Europa; in cambio, avrebbero aiutato a costruire una ferrovia nel Paraná. L’insediamento venne chiamato Morska Wola, ‘volontà marittima’. Il piano fu una delusione: i brasiliani incominciarono a risentirsi e preoccuparsi quando seppero che il progetto polacco non era solo economico ma aveva velleità politiche; da un punto di vista pratico, pochissimi coloni vollero stabilirsi a Morska Wola e già nel 1938 il progetto venne abbandonato e l’insediamento rimase deserto.
La Lega tentò di ritagliare uno spazio per la Polonia anche in Africa. Approfittando dell’isolamento della Liberia in seguito alle accuse da parte della Lega delle nazioni secondo le quali Monrovia stava opprimendo e sterminando i nativi locali, la Lega intavolò delle trattative con il governo locale. L’obiettivo di Monrovia era garantirsi l’accesso a capitali e mercati, conoscenze tecnologiche e avere sostegno almeno da qualche paese europeo per evitare un intervento manu militari straniero, specialmente americano. La Lega negoziò direttamente per conto del governo di Varsavia un trattato di amicizia e commercio fra i due paesi e iniziò a portare coloni polacchi e merci in Liberia.
Anche questo piano, tuttavia, venne rovinato dalla fretta e dalla sfacciataggine della Lega e dei media polacchi. I giornali polacchi, infatti, avevano cominciato a parlare della Liberia come se fosse ormai una colonia polacca. La cosa divenne ben nota a Monrovia e negli Stati Uniti, dove si iniziò a dubitare delle reali intenzioni della Lega e di Varsavia. Alla fine, su pressione del governo liberiano e di quello americano, la Lega dovette abbandonare il paese.
La fine
La Lega ottenne perfino che nel 1937 il governo polacco chiedesse ufficialmente di possedere delle colonie durante una sessione della Lega delle nazioni. La fine, tuttavia, era vicina: quando la Germania invase la Polonia, la Lega fu smantellata e il governo comunista sorto sulle ceneri della Polonia post-bellica non aveva alcun interesse in avventure coloniali. Un tentativo di farla rinascere, con obiettivi molto diversi, sotto il nome di Lega marittima fallì per la vicinanza dei suoi membri ai movimenti anticomunisti e la decisa repressione del nuovo regime. La Lega marittima, tutt’oggi esistente, rinacque solo nel 1980.
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