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BIELORUSSIA: Un campo di concentramento al cuore dell’Europa?

È solo di pochi giorni la notizia di alcune registrazioni, finite nelle mani dei media internazionali grazie alla collaborazione di un ex membro delle forze speciali bielorusse, Igor Makar, che svelerebbero particolari inquietanti su fatti gravi successi nel paese negli anni 2011-2012. Oggi, però, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko deve fare i conti con altri nastri finiti nelle mani sbagliate

I nuovi audio, trapelati grazie al lavoro di Bypol, l’organizzazione che riunisce gli ex rappresentanti delle forze dell’ordine bielorusse, rivelano scenari inquietanti che coinvolgono i militari e lo stesso Aleksandr Lukashenko e riguarderebbero non solo la gestione delle proteste, ma anche la creazione di un campo di concentramento per i manifestanti. Ma procediamo con ordine.

Tutto è lecito, in Bielorussia

La voce principale che si sente nelle registrazioni sembra essere quella dell’attuale viceministro agli Affari Interni, il colonnello della polizia Mikalai Mikalayevich Karpiankou, intento a discutere sia di armi, quelle usate contro i manifestanti, che di conseguenze dell’uso delle stesse. 

Ecco una traduzione fornita tramite comunicato stampa dall’Associazione dei bielorussi in Italia, Supolka: “È giunto il momento in cui nessun agente delle forze dell’ordine, nemmeno, a quanto pare, un poliziotto antisommossa, dovrebbe uscire contro i manifestanti senza avere un’arma da fuoco”. Poi il colonnello prosegue, tranquillizzando i suoi subordinati sull’impunità garantita da Lukashenko: “Siamo coperti dal capo dello Stato su tutti i fronti riguardo all’uso delle armi”. 

La registrazione, fornita integralmente da Bypol – e a disposizione di tutti su YouTube –, prosegue con un commento sulla morte di Aliaksandr Taraykouski, la prima vittima delle repressioni del regime in seguito alle elezioni del 9 agosto 2020. Sempre citando la traduzione, ecco un estratto delle parole di Karpiankou, che definisce la vittima “un deficiente e un ubriacone”: “Quindi, noi ieri abbiamo preso una scatola di cartone. L’abbiamo piegata in quattro, l’abbiamo messa su una sedia e l’abbiamo provata. Praticamente la scatola di cartone è stata trapassata, e anche la sedia è stata trapassata, ed è chiaro di che è morto questo, com’è che si chiamava… [dal pubblico: Taraykouski] … un ubriacone e un deficiente. È morto, ovviamente, per un proiettile di gomma che gli ha colpito il petto (…)”. 

Un campo di concentramento all’interno del carcere №22

La voce del viceministro si sposta poi sull’argomento più scioccante della registrazione. Karpiankou ipotizza infatti la creazione di un campo di lavoro per tutte le persone che, schedate, saranno fermate con l’accusa di manifestare in maniera non autorizzata. Già nel mese di dicembre era trapelata la notizia della creazione di una lista in cui schedare i manifestanti, ma alcuni esperti avevano commentato con cautela. Secondo alcuni, infatti, potrebbe trattarsi di una strategia del terrore volta a spaventare i cittadini bielorussi perché smettano di scendere in piazza. 

Il nuovo audio, però, sembra confermare l’esistenza di un database creato dal ministro degli Interni sotto il nome di BESporiadki (letteralmente, DISordini). Il viceministro spiega poi che Aleksandr Lukashenko vorrebbe l’istituzione di un campo di concentramento sulla base della prigione №22, situata a Ivatsevichi, tra Minsk e Brest. Il penitenziario è conosciuto come “la tana del lupo” ed è lì che vengono solitamente rinchiusi i condannati per reati di droga.

Pavel Latushko, membro del Consiglio di Coordinamento guidato da Svetlana Tichanovskaja ed ex direttore del teatro Kupala, ha rilasciato una dichiarazione a caldo: “Dopo le dichiarazioni di Karpiankou, nessuno avrà il minimo dubbio: tutte le atrocità in Bielorussia stanno accadendo per ordine di Lukashenko e con la sua approvazione. Karpiankou indica che il compito principale della polizia non è la protezione del popolo, ma la protezione di Lukashenko e della sua famiglia, la protezione dei deputati e di altre persone che gestiscono lo Stato”. 

Latushko – che si trova all’estero dall’agosto scorso – assicura che l’audio verrà trasmesso alle istituzioni europee, all’OSCE, al Consiglio d’Europa, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, alle autorità ufficiali della Russia e degli Stati Uniti. Lo stesso Latushko sarebbe ora al centro di un mandato di cattura, simile a quello che in Russia ha portato all’arresto di Navalny.

Bypol si dice invece disponibile a consegnare la registrazione originale per un’eventuale perizia tecnica che ne comprovi l’autenticità. Nel frattempo, Amnesty International ha già pubblicato una nota in cui chiede che, in caso di veridicità delle registrazioni, si prendano adeguate misure.

Le violazioni dei diritti umani in Bielorussia sembrano avere un’escalation che non pare fermarsi: adesso bisogna chiedersi se queste nuove rivelazioni porteranno la comunità internazionale a prendere provvedimenti che vadano oltre le sanzioni applicate fino a oggi.

Nel frattempo, la Federazione internazionale di hockey sul ghiaccio (IIHF) ha annullato la richiesta congiunta di Bielorussia e Lettonia per ospitare il campionato mondiale del 2021, previsto tra il 21 maggio e il 6 giugno a Minsk e Riga. Il consiglio della IIHF considererà l’opzione di mantenere la Lettonia come unico paese ospite dell’evento.

Immagine: Darya Burakina, TUT.BY

Chi è Anna Bardazzi

Nata nel 1982 a Prato, si è laureata in Scienze Politiche con una tesi sulla Bielorussia di Lukashenko. Dopo aver vissuto diversi anni all'estero è rientrata recentemente in Italia, dove si occupa di contenuti digitali e traduzioni. Il suo primo romanzo, La felicità non va interrotta, è uscito a marzo 2021, edito da Salani. Collabora con East Journal dal 2020.

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