La regione del Podlasie, al confine con la Bielorussia, è una terra di frontiera e incontri da secoli. Qui vivono ancora minoranze radicate, mischiate tanto che è difficile capire chi “appartenga” a cosa, e cosa a chi. Qui abitano i tatari, discendenti di guerrieri musulmani invitati dai re di Polonia in queste terre. Qui risiedono, ben più numerosi, gli ortodossi, dall’identità etnica oscillante: ruteni, bielorussi, polacchi, ancora oggi molti semplicemente si fanno chiamare tutejsi, “locali, gente di qui”.
Le tradizioni contadine si fondono con la religiosità ortodossa dell’area. Non è raro trovare croci orientali con scritte in cirillico ai bordi delle strade, una variazione rispetto al canone cattolico tipico nel resto del paese. Fra tutte le tradizioni e le usanze, una delle più particolari sono le szeptucha.
Bisbigli di guarigione
Per la stragrande maggioranza anziane signore, il nome stesso della szeptucha indica la professione: “bisbigliatore, colui che bisbiglia”. Non esiste una lista né un ordine professionale: una szeptucha è nota nella sua area e chi ha bisogno dei suoi servizi sa a chi rivolgersi.
Il compito della szeptucha è trattare alcune malattie specifiche, spesso leggere o addirittura non esistenti secondo la medicina ufficiale, tramite alcuni rituali ben delineati. Il leitmotiv che unisce tutte le praticanti e costituisce il fulcro della pratica è il bisbiglio: un sussurro continuo, accompagnato dall’imposizione delle mani, fatto di preghiere in un miscuglio di polacco, bielorusso e slavo ecclesiastico. Operano di solito nella propria casa, accompagnate da candele e da icone posizionate in vari angoli della casa: la mise en place è quanto di più vicino si possa avere a una tipica chiesa ortodossa di campagna.
La maggior parte delle “malattie” trattate da una szeptucha sono spesso, agli occhi della medicina ufficiale, reazioni psicosomatiche allo stress o a situazioni difficili. L’effetto placebo, tuttavia, è forte e le szeptucha godono di una certa popolarità anche al di là del Podlasie. La pratica è diffusa anche nell’Ucraina occidentale, con caratteristiche estremamente simili al fenomeno polacco.
Una forma di magia?
La chiesa ortodossa polacca guarda le szeptucha con vago sospetto ma senza troppa condanna. Le szeptucha non ritengono di praticare magia, anzi: considerano se stesse come meri strumenti nelle mani di Dio. Fanno da intermediario fra la persona e Dio, costruiscono un ponte di preghiere per portare la benedizione del Signore nella vita travagliata e nel corpo provato dei loro pazienti. Sebbene ci siano persone che usano il “brand” szeptucha per farsi pagare e hanno creato perfino siti internet, una szeptucha autentica non accetta denaro come forma di ricompensa per i propri servizi: ai loro occhi la gratuità del proprio operato le difende dalle accuse di simonia e conferma che la loro non è magia ma generosa preghiera.
Questa preghiera, tuttavia, somiglia davvero molto alla magia. Il “potere” del bisbiglio e il ruolo di szeptucha non possono essere acquisiti dal nulla ma devono essere passati tramite specifici rituali in alcuni momenti precisi dell’anno. Una szeptucha dovrebbe passare il proprio potere a una donna nella sua famiglia, possibilmente una che abbia già raggiunto la menopausa.
Il lavoro è tanto e la paga inesistente. Il tramonto della società contadina anche nella regione del Podlasie e la diffusione massiva della medicina ufficiale hanno reso il ruolo delle szeptucha meno attraente e meno importante per le comunità locali. Trovare una donna nella propria famiglia che abbia intenzione di imparare tutti i segreti del mestiere e praticarlo pro bono è ormai un’ardua impresa. Molte szeptucha scelgono di tramandare il proprio ruolo a una donna conosciuta ma non parte della famiglia. Alcune, anche se pochissime, lo trasmettono a un uomo.
Cosa rimane
Le szeptucha, specialmente quelle autentiche, si contano ormai sulle dita delle mani. Tuttavia, la loro unicità ha risvegliato un certo interesse antropologico e artistico. Paraskiewa Artemiuk, forse la più celebre szeptucha del Podlasie, è stata protagonista di un documentario alcuni anni fa. Anche l’istituto teatrale Jerzy Grotowski si è interessato a loro, continuando la tradizione di attingere all’antropologia cara al proprio fondatore. Cosa rimarrà di questi riti fra qualche decennio dipenderà moltissimo dall’interesse “identitario” che susciteranno le szeptucha e dal riutilizzo dei loro riti nelle arti.
Foto: Paraskiewa Artemiuk al lavoro. Fonte: culture.pl