Rodari urss

Gianni Rodari e l’Urss: una grande storia d’amore

cipollino rodari soviet

 

Cipollino nel paese dei soviet

di Anna Roberti

Edizioni Lindau, 2020

Euro 18,50

 

 

 

Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione. Qualcosa ho fatto. Senza falsa modestia. Se quando in Italia si parla di letteratura infantile bisogna fare al primo posto il nome di un comunista, con tutto quel che la cosa comporta, qualche merito ce l’ho anch’io.

Nel mese del centesimo anniversario della nascita del grande scrittore Gianni Rodari, caduto il 23 ottobre scorso, la torinese Lindau ha pubblicato un interessante volume redatto da Anna Roberti, intervistata per l’occasione dal programma radiofonico Kiosk. Insegnante, traduttrice, autrice di numerosi libri e manuali nonché presidentessa onoraria dell’associazione culturale Russkij mir di Torino, per questo ultimo lavoro Roberti è andata alla ricerca dei “sassolini russo-sovietici” di cui Rodari ha disseminato i suoi scritti, ricostruendo le peripezie della sua geniale e prolifica penna nella federazione. Un saggio scorrevole e puntualissimo che tra aneddoti, articoli e interviste ritrovate racconta al pubblico italiano l’appassionata e affettuosa relazione tra il papà di Cipollino e il suo stuolo di entusiasti lettori oltrecortina.

Analizzando le opere di Rodari, balza agli occhi la grande quantità di riferimenti letterari, storici e culturali di ambito russo-sovietico. Questo si spiega con la sua passione per la letteratura russa e con l’intensa opera di “propaganda” a favore dell’Urss, svolta come intellettuale militante del PCI, ma lo possiamo anche interpretare come una sorta di “restituzione” del grande amore (e dello straordinario successo) elargitogli da quel popolo.

È proprio in qualità di membro del Pci che il poeta di Omegna approda per la prima volta in terra sovietica, nell’autunno del 1951. Prima di lasciare Mosca, regala ai russi alcune copie dei suoi Il libro delle filastrocche e Il romanzo di Cipollino, freschi di stampa, i quali finiscono in maniera del tutto fortuita nelle mani del poeta Samuil Maršak e della traduttrice Zlata Potapova. Entrambi conoscono l’italiano, e iniziano rispettivamente a dedicarsi alla traduzione delle filastrocche e del racconto. Nel 1953 i versi e il piccolo eroe ortolano di Rodari appaiono finalmente in cirillico; mentre i suoi libricini faticano a decollare in patria, il successo è immediato e travolgente in Urss.

A differenza dell’Italia, questo è un paese che dal punto di vista economico ha ancora una forte connotazione agricola; inoltre, la contrapposizione tra ricchi e poveri, sfruttati e sfruttatori è alla base della sua impostazione ideologica.

Il forte carattere politico dell’opera rodariana ne agevola la diffusione in tutte le repubbliche sovietiche, dove nuove ristampe e traduzioni incalzano senza sosta, e la fama dell’autore e dei suoi personaggi diventa ben presto vastissima: è l’italiano più popolare dopo Togliatti. Invitato più volte negli anni Sessanta e Settanta, partecipa come giurato a varie edizioni del Festival internazionale del cinema di Mosca e attraversa lo stato federale in lungo e in largo, dalla Crimea all’Asia Centrale, passando per il Tatarstan. Impara le basi del russo per poter comunicare più liberamente con i piccoli pionieri durante le sue “lezioni”, e scrive fitti reportage sui suoi viaggi per il pubblico italiano.

Un anno prima della sua morte, nel 1979, i suoi libri contano nove milioni di copie vendute nel paese, e uno sterminato numero di adattamenti radiofonici, teatrali, televisivi e cinematografici. Rodari ricambia l’affetto sovietico citando nei suoi versi e prosa le città di Kiev, Leningrado e “Alma Atà”, raccontando dello Sputnik e di Jurij Gagarin, della lingua kabardino-balkarica, dei caracalpacchi dell’Uzbekistan e dei baškiri degli Urali meridionali. Non mancano neppure omaggi a Puškin e Gogol’. Ancora nel 1979, un astronomo sovietico dà il nome dello scrittore italiano a un nuovo asteroide.

Può darsi che io mi sbagli, ma mi sembra che nell’URSS sia stato colto interamente l’aspetto fantastico dei miei libri, oltre che naturalmente il loro contenuto progressista, mentre invece in altri paesi gli editori progressisti o di sinistra vi abbiano colto innanzitutto un certo tipo di contenuti, a scapito dei diritti della fantasia.

L’amore per l’Unione sovietica di Rodari emerge anche dal punto di vista pedagogico. Il saggio Grammatica della fantasia ha per fondamenta le teorie di celebri studiosi come Roman Jakobson, Viktor Šklovskij, Lev Vygotskij e soprattutto Vladimir Propp. Il suo ultimo libro Giochi nell’Urss, uscito postumo e perciò rimasto in forma di annotazioni, ambiva a presentare differenze ma soprattutto similitudini tra i bambini dalle due parti del muro, fornendo un’analisi del sistema educativo sovietico.

Le opere di Rodari sono state accolte con entusiasmo in svariati altri paesi dell’ex blocco socialista. Sempre nel 1953 Cipollino approda in Bulgaria, ma mentre in russo si opta per la semplice trascrizione del nome (Чиполлино), in bulgaro viene invece tradotto letteralmente, e diventa noto come Lukčo (Лукчо). Nell’attuale Russia Čipollino è tuttora mito e baluardo dell’ideologia dissidente e della lotta alle ingiustizie, e c’è addirittura chi sostiene sia sempre stato un personaggio indigesto per il presidente Vladimir Putin.

foto: moscaoggi.ru

Chi è Giorgia Spadoni

Marchigiana con un debole per le lingue slave, bibliofila e assidua frequentatrice di teatri e cinema. Laureata al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì, ha vissuto in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria. Nel 2018 ha vinto il premio di traduzione "Leonardo Pampuri", indetto dall'Associazione Bulgaria-Italia. Si interessa di cultura est-europea, storia e attualità bulgara.

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