La Turchia si allinea all’Europa, e a gran parte del mondo, con un 2020 che ha visto l’hip hop dominare incontrastato il panorama musicale, minacciando la tanto agognata integrità nazional-culturale del paese. Secondo il sito turco Ahval News, la metà dei 10 migliori artisti in streaming su Spotify Turchia, lo scorso anno, sono rapper. L’elenco include Ezhel, Sagopa Kajmer, Patron, Murda e Gazapizm.
Oltre a ciò, è interessante notare che, nonostante il dominio della scena musicale da parte dell’hip hop, il mercato turco è ampiamente egemonizzato da artisti locali. Le superstar pop coreane BTS sono state l’unico gruppo non turco a entrare nella top 10 dei gruppi musicali più ascoltati e Dance Monkey di Tones And I è stata l’unica canzone non in lingua turca tra i dieci singoli più ascoltati in Turchia.
Cultura dal basso
Come in quasi tutti i contesti in cui la cultura hip hop si è sviluppata negli ultimi vent’anni, il rap turco è passato, in poco tempo, dall’essere una cultura musicale prevalentemente underground a conquistare le classifiche nazionali. Per poter fare questo salto di qualità il rap ha attraversato i confini sociali tradizionali, passando dall’essere un’espressione tipica della classe operaia a merce ambita dall’alta e media borghesia.
In un articolo di Mangal Media del 2019 sulla “gentrificazione del rap turco”, si fa notare che “quando è comparso, il rap turco era deriso dalle classi agiate perché tacciato, con superiorità, di essere musica superficiale e di scarsa qualità”. Il movimento aveva cominciato così a diffondersi tra le classi più povere del paese, dove i ragazzi avevano iniziato a fare musica seguendo l’esempio dei giovani immigrati turchi in Germania. Il rap infatti è un genere che si può fare con pochi mezzi e ben si presta a essere il microfono perfetto per la voce delle grandi periferie urbane. Fin dai primordi i testi erano intrisi di disagio esistenziale e rivendicazioni politiche, così come lo erano spesso anche di misoginia, esaltazione delle droghe e volontà di riscatto attraverso l’ostentazione del denaro. Tutti temi difficilmente digeribili dalla classe emancipata e benestante turca.
La facilità con cui questo tipo di linguaggio riesce a parlare ai giovani, però, ha fatto la differenza; la diffusione del genere ha inizialmente acuito l’enorme divario generazionale che esiste in Turchia, ma con il tempo la tendenza si è invertita e quella che era la musica dei poveri è diventata padrona del mercato.
Un grosso aiuto è arrivato anche dal web: i ragazzi turchi, come i giovani di tutto il mondo, si riversano infatti sulle piattaforme di streaming che, di fatto, sono uno degli ultimi canali di trasmissione non controllati direttamente o indirettamente dallo stato turco e questo ha permesso la diffusione di un tipo di musica che mal si conforma all’ideologia governativa.
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Ciononostante le cose potrebbero prendere una piega inaspettata e queste maglie di libertà ridursi drasticamente; le emittenti internet, infatti, sono state costrette a richiedere licenze di trasmissione governative nell’ultimo anno e non è detto che l’esecutivo non cominci a chiedere anche alle web radio di censurare o bloccare determinate canzoni.
La via del successo
Dopo la conquista del pubblico giovane, e dei nuovi mezzi di comunicazione, il rap è infine diventando uno dei generi musicali più popolari nel paese, insieme al pop.
Uno dei maggiori artefici di questo enorme successo è Ezhel – rapper cresciuto nei movimenti di militanza radicale anarchica – che è riuscito a rompere i confini tradizionali del pubblico dell’hip hop ed è diventato estremamente popolare anche tra i circoli di musica alternativa. Da quel momento si è aperta la strada per una nuova ondata di rapper, che sono riusciti a rompere l’argine della differenza di classe, inondando il mercato musicale.
“Questi artisti hanno cambiato le regole del gioco così velocemente da essere stati sottoposti a pesanti pressioni governative”, osserva Pinar Üzeltüzenci, scrittrice e artista di base a Istanbul. “Nomi famosi, tra cui Ezhel [che è stato costretto a emigrare in Germania per via delle noie con il governo] e un altro cosiddetto master of ceremony di Istanbul, Şam, sono stati arrestati a causa del contenuto dei loro testi, e alcuni artisti come Uraz e Ceg sono stati condannati al carcere [il caso di Ceg è ora in fase di appello]”.
Il dominio di Ezhel sulla scena musicale turca è anche un promemoria della continua fuga di giovani e meno giovani dal paese, con oltre 330.000 persone che hanno lasciato la Turchia solo nel 2019. Ezhel è tra i più noti e chiacchierati emigrati turchi, fuoriusciti dal paese perché presi di mira dallo stato. La sua voce – da Berlino dove risiede stabilmente – continua pertanto a essere molto influente in Turchia. Le sue canzoni, infatti, risuonano in continuazione dalle casse degli stereo dei ragazzi turchi e non sarà facile, per il partito di governo AKP, fare la voce abbastanza grossa da sovrastare il fragore dell’hip hop.
Foto: Ezhel FB Profile