Osman Kavala rimane dietro le sbarre, nonostante il Consiglio d’Europa ne chieda la scarcerazione: così ha stabilito il 29 dicembre la corte costituzionale turca. Kavala, che è diventato uno dei prigionieri politici più noti della Turchia, è in carcere da 1158 giorni e il suo caso è definito, da molti, un esempio del cattivo stato della giustizia in Turchia oggi. Ma chi è Osman Kavala?
Accusato in vario modo – con accuse che molti non esitano a definire ridicole – di spionaggio, legami con gruppi terroristici, organizzazione delle proteste del 2013 a Gezi Park (accusa da cui è stato scagionato nel febbraio 2020) e di attentato all’ordine costituito dello stato, nonostante da tre anni sia nel mirino della giustizia turca, il miliardario sessantatreenne non è esattamente il ritratto di un rivoluzionario. Osman proviene da una ricca famiglia di commercianti di tabacco che si trasferì dalla città greca di Kavala a Istanbul, negli anni ’20, all’interno del programma di scambio di popolazioni stipulato tra i due paesi dopo la caduta dell’Impero Ottomano.
Editoria e ambientalismo
Nato nel 1957 a Parigi, colto e raffinato, Osman Kavala ha studiato management presso la Middle East Technical University di Ankara, economia all’Università di Manchester, nel Regno Unito, continuando poi a studiare presso la New School for Social Research di New York, per poi interrompere gli studi alla morte del padre, nel 1982, per prendere le redini della società di famiglia. Ben presto Kavala iniziò a diversificare le attività societarie, affiancando agli affari del gruppo iniziative più vicine alle sue inclinazioni, tra queste la fondazione della casa editrice İletişim attraverso la quale cercò di veicolare idee democratiche in un momento, dopo il colpo di stato militare del 1980, in cui il vento tirava da tutt’altra parte. Secondo il sito della sua fondazione,“la missione di İletişim Yayınları era di svolgere attività editoriali efficaci, estese e popolari che servissero il processo di democratizzazione e civilizzazione nel paese.”
In quegli anni anche l’ambientalismo politico iniziò ad affacciarsi nella sua sfera di interesse, concretizzandosi nella fondazione dell’associazione ambientale TEMA, attraverso la quale portò avanti iniziative che tentarono di porre un freno alla cementificazione sconsiderata delle coste turche.
Il terremoto del 1999, che aveva lasciato sul terreno 17.000 vittime e aveva avuto un effetto devastante sull’opinione pubblica, fu un altro importante terreno nel quale le idee politiche di Osman tentarono di farsi strada. All’indomani della tragedia la società di Kavala iniziò a costruire alloggi per gli sfollati e, da quel momento, la sua fama di filantropo decollò, rendendolo noto non solo nel suo paese, ma anche presso le ambasciate e i donatori internazionali.
Forte del consenso popolare guadagnato, Kavala divenne un energico sostenitore dei gruppi per i diritti civili e per i diritti umani, continuando a muoversi su una strada che aveva iniziato a tracciare sin dai momenti più bui dello scontro tra lo stato turco e la popolazione curda (uno scontro degenerato poi in un conflitto che ha lasciato nel paese cicatrici che ancora non si sono suturate). Cercare uno sbocco a quel tipo di conflitti lo portò a pensare al potere curativo della cultura e all’influsso benefico che essa avrebbe potuto avere sul paese.
Cultura come collante sociale
Da quell’idea nacque nel 2002 Anadolu Kultur, associazione culturale sviluppata attorno al concetto che la collaborazione artistica e culturale avrebbe potuto unire un paese lacerato. Attraverso Anadolu, Kavala iniziò a sostenere uno spazio artistico a Diyarbakir, la più grande città curda nel sud-est della Turchia, assieme a progetti di memoria culturale per yazidi, curdi, armeni e altre minoranze, e a sostenere un programma per incoraggiare una normalizzazione delle relazioni tra Turchia e Armenia.
Infine arrivò la co-fondazione di Open Society Foundation Turchia, l’organizzazione creata dal miliardario di origine ungherese George Soros; un progetto nato, per usare le parole dei fondatori, per sostenere la democrazia e la trasparenza in tutto il mondo, mentre per il presidente Erdoğan non sarebbe altro che l’ennesima cospirazione ebraica guidata da George Soros.
In tutto questo attivismo non c’è soltanto la beneficenza: il settore delle associazioni senza scopo di lucro è fiorito durante il primo decennio di potere di Erdogan, una fase in cui la Turchia sembrava perseguire la pace con i curdi e istituiva riforme volte a favorire la sua adesione all’Unione europea. Poi l’inesorabile inversione di rotta e l’inizio del percorso che lo ha portato in aperta collisione con l’apparato di potere dell’attuale presidente.
Cultura come collante tra lo stato e le sue minoranze, forse è questo il peccato originale di Kavala; questo e anche il fatto che egli rappresenta – come lo definisce il New York Times – l’élite secolare di sinistra che, nella società polarizzata turca, si pone esattamente all’opposto della visione di mondo che hanno il presidente Erdogan e i suoi sostenitori.
Immagine: Osmankavala.org