Nihil novi sub sole verrebbe quasi da dire, considerando che già da diversi anni il BIS, il servizio di intelligence ceco, mette in guardia dai potenziali pericoli per la piccola repubblica centroeuropea associati alle attività di spionaggio russo e cinese.
Quest‘anno la relazione annuale per il 2019, il cui riepilogo non secretato è stato recentemente pubblicato, assume una valenza particolare dato l’avvicinarsi della decisione del governo di aprire il bando di gara per l‘ampliamento della centrale nucleare di Dukovany, progetto strategico di valore geopolitico, oltreché economico (la stima attuale è di 160 miliardi di corone, circa 6 miliardi di euro, destinati sicuramente a lievitare).
Il governo, infatti, dovrà decidere se accettare anche le candidature della russa Rosatom e della cinese CGNP, omettendo così di dare corso alle raccomandazioni del BIS che nella sua ultima relazione di cui sopra le definisce un chiaro pericolo.
Il pericolo sino-russo che Zeman non vuole vedere
Nella relazione si scrive che “nel 2019 le attività delle potenze straniere hanno rappresentato una minaccia molto grave per la sicurezza della Repubblica Ceca”, in particolare nei campi “dell’energia e delle tecnologie informatiche e della comunicazione”. Il rischio più preoccupante, secondo il BIS, è “la possibile partecipazione di soggetti problematici dotati della motivazione e della capacità di abusare della loro posizione per realizzare obiettivi stranieri”.
Tale partecipazione a progetti strategici, leggasi in primis la centrale di Dukovany, potrebbe creare una “dipendenza dagli approvvigionamenti di fornitori a rischio con il conseguente obbligo di condizionare tali forniture al rispetto di richieste politiche o strategiche”.
Se Russia e Cina sono gli indiziati principali dei timori del BIS, differenti risultano essere le loro tattiche. “La Russia cerca di destabilizzare i suoi avversarsi mentre l’obiettivo cinese è quello di creare una comunità globale sinocentrica i cui paesi riconoscano la legittimità degli interessi cinesi”, spiega il BIS. Banalizzando un po’ è la filosofia della panda diplomacy. Vuoi un panda per il tuo zoo? Devi riconoscere che Taiwan fa parte della Cina, come sperimentato non troppo tempo fa dal sindaco di Praga Zdeněk Hřib.
Vale la pena ricordare anche che in Repubblica Ceca operano agenti di tutti i servizi di intelligence russi: quello civile SVR, quello militare GRU, quello della sicurezza interna FSB e il Servizio federale di protezione UST.
Un’inimicizia con precedenti quella tra Zeman e i servizi segreti
Il presidente ceco Miloš Zeman e il BIS sono da tempo ai ferri corti. In particolare, i dissidi si sono inaspriti da quando, dopo il tentato avvelenamento dell’ex spia russa Sergej Skripal’ in Gran Bretagna, Zeman dichiarò pubblicamente che la produzione del gas nervino usato Novičok non era prerogativa solo russa, ma che lo produceva anche la Repubblica Ceca. Questo con l’evidente tentativo di alleggerire il pesante capo di imputazione a carico del Cremlino di essere il mandante del tentato omicidio (come noto, Skripal’ si salvò). Per avvalare le sue affermazioni, Zeman chiese una sponda al BIS che invece negò risolutamente che la Repubblica Ceca detenesse scorte di Novičok. Da quel momento, e con l’intensificarsi della politica smaccatamente filorussa e filocinese del capo di stato ceco, Zeman non ha mancato occasione di cercare di screditare in ogni modo l’intelligence nazionale che, anzi, raccoglie regolarmente note di stima dai suoi omologhi occidentali.
Tra le rappresaglie più plateali di Zeman quella di rifiutarsi di elevare al grado di generale il capo del BIS Michal Koudelka. Il governo stesso di Babiš, che pare nutrire massima fiducia in Koudelka, ne ha richiesto la promozione ben cinque volte, ottenendo però da Zeman altrettanti rifiuti. In Repubblica Ceca tutti sanno che si tratta di una “ripicca” di Zeman, ma nei rapporti con gli altri servizi di intelligence occidentali, dove il grado di generale è pratica standard per questa posizione, ciò può rappresentare un ostacolo, benché non insormontabile, alla collaborazione.
Ultimissima bagarre nelle diatribe tra il presidente e l’intelligence ceco è l’assunzione di Jiří Rom, ex agente di spicco del BIS, al servizio del Castello di Praga (sede della presidenza della Repubblica, oltre che nota meta turistica, come dire in Italia il Quirinale). Inizialmente poco chiare, le mansioni di Rom si sono presto palesate quando, poco dopo l’inizio del suo nuovo rapporto di lavoro per la presidenza, Zeman ha annunciato trionfalmente di avere in mano un dossier compromettente (in ceco chiamato laconicamente kompro) su Koudelka. Tutto questo avveniva proprio pochi giorni dopo la pubblicazione della relazione annuale del BIS in cui si parla esplicitamente del pericolo per la sovranità e l’indipendenza ceca rappresentato dalle attività di spionaggio russe e cinesi. Paesi di cui, al contrario, Zeman è strenuo difensore, tanto da essere ritenuto da più parti addirittura passibile di alto tradimento.
All’origine dell’operazione sembra vi siano vecchi dissapori personali di Rom, che anni fa perse la corsa alla direzione del BIS contro Koudelka. In realtà, dalle reazioni degli esperti di sicurezza pare abbastanza improbabile che Zeman abbia in mano qualche asso, anche in ragione del fatto che la cosa non ha avuto più alcun seguito concreto. Probabilmente era soltanto fumo negli occhi per distrarre l’opinione pubblica dalla relazione dei servizi segreti cechi e gettare altro discreto sul BIS e sulla sua guida.
Di carattere simile la “trappola” tesa a Koudelka da Zeman che gli ha chiesto pubblicamente l’elenco delle spie russe, su cui il BIS ha richiamato più volte l’attenzione, e le prove delle loro attività, ben sapendo che informazioni del genere sono rigorosamente secretate. Tra l’altro il motto latino del BIS è Audi, Vide, Tace. Rendendole pubbliche, Koudelka dimostrerebbe sì la veridicità delle sue affermazioni, ma innanzitutto rischierebbe di violare la legge (la legalità della richiesta di Zeman è ancora oggetto di analisi giuridiche), inoltre metterebbe in pericolo le sue fonti e i suoi informatori e, infine, si discrediterebbe completamente negli ambienti dell’intelligence.
Scacco matto? Probabilmente no, ma sicuramente è uno scacco fastidioso, soprattutto se si pensa al fatto che uno scontro così aperto e agguerrito tra la massima carica dello Stato e i servizi segreti cechi non giova di certo alla sicurezza e alla stabilità del paese.
Foto: La sede centrale del BIS a Praga/WikiMedia