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KAZAKHSTAN: L’anniversario della strage di Zhanaozen

Il 16 dicembre 2011 il Kazakistan ha vissuto una delle peggiori tragedie della sua storia moderna: la polizia e le forze speciali hanno sparato sulla folla nella piazza centrale della piccola cittadina di Zhanaozen, dislocata a qualche decina di chilometri dalla città di Aktau, sul Mar Caspio. 

La lotta dei lavoratori di Zhanaozen

L’ovest del Kazakistan è stato per tre decenni la fonte principale della ricchezza del paese. I pozzi petroliferi, intorno e sul fondo del Caspio, hanno permesso la trasformazione della nuova capitale Nur-Sultan, oltre che il miglioramento degli standard di vita di una ristretta parte della popolazione. Ma, storicamente, i cittadini dell’ovest sono stati tagliati fuori da questo sviluppo accelerato di cui hanno goduto Almaty e Nur-Sultan: l’élite del paese si è intascata gran parte dei profitti derivanti dagli affari petroliferi con le compagnie estere, mentre una grossa parte della popolazione è stata esclusa. 

UzenMunayGas, succursale della compagnia energetica statale KazMunayGas, è una piccola compagnia se guardata dal punto di vista dei profitti, ma enorme in termini occupazionali. Prima del 2011 la cittadina di Zhanaozen non era che un gruppo di case che gravitava intorno ai pozzi petroliferi sfruttati da UzenMunayGas. Gli abitanti di Zhanaozen, quindi, non avevano scelta se non quella di lavorare per la compagnia. Prima del 2011 lo stipendio dei neftianiki, i lavoratori del petrolio, non era sufficiente a mantenere una famiglia.

I lavoratori di UzenMunayGas e KarazhanbasMunai, due delle compagnie petrolifere operanti nella regione di Aktau, protestavano già da alcuni mesi per chiedere l’adattamento dello stipendio agli standard previsti dalla legge, ma i tentativi furono vani. Gli sforzi dei sindacati, d’altra parte, erano valsi il licenziamento di gran parte dei lavoratori. I protestanti non hanno abbandonato la causa e per mesi hanno manifestato di fronte alle aziende e nella piazza centrale di Zhanaozen. 

La strage

Non è chiaro chi abbia dato l’ordine, ma si presume che dietro la strage di Zhanaozen ci fossero Timur Kulibayev e altri membri dell’élite kazaka che non intendevano concedere ai lavoratori un aumento dello stipendio. O perlomeno questo è quello che si può desumere dalla reazione dell’ex presidente Nursultan Nazarbayev che cambiò i vertici dell’industria petrolifera, condannando anche il proprio genero, Kulibayev, a un temporaneo allontanamento dalle posizioni di potere. 

Secondo le ricostruzioni dei giornali e le testimonianze di coloro che erano in piazza, le vittime erano di molto superiori alle cifre ufficiali.

Il 16 dicembre è festa nazionale in Kazakistan, il giorno dell’indipendenza del paese dall’Unione Sovietica. In piazza a Zhanaozen, quindi, non c’erano solo i lavoratori in protesta ma semplici cittadini ignari di quel che sarebbe successo di lì a poco. 

Il video di Understanding Politics spiega come si sia arrivati alla strage e al processo di 37 persone accusate di aver creato i disordini preambolo alla sparatoria sulla folla, attraverso le testimonianze di Gulnara Zuaspayeva Rymgalievna, avvocato che ha difeso due degli accusati in primo grado, e Galim Ageleuov, attivista per i diritti umani e autore del documentario “Diario di Zhanaozen”.  

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Questo lavoro è stato finanziato dal progetto Marie Skłodowska-Curie RISE della Commissione Europea “New Market: an exploration into the changing nature of business environments, informal barriers and emerging markets in the post-Soviet region“, contratto: 824027.

Immagine: Gian Marco Moisé

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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