Lo scorso ottobre, investitori ungheresi hanno ottenuto il controllo del canale sloveno Planet TV per quasi 5 milioni di euro. Si è trattato dell’ultimo episodio in una serie di acquisizioni mediatiche in Slovenia e Macedonia del Nord da parte di uomini d’affari vicini a Viktor Orbán, come nota un’inchiesta di BIRN.
Gli uomini di Orbán acquistano media di destra in Slovenia e Macedonia del Nord
L’espansione ungherese nei media dei Balcani ha preso il via nel 2017 con l’acquisto della slovena Nova24TV, di co-proprietà di membri del Partito democratico sloveno (SDS) dell’attuale premier Janez Jansa. Vi ha fatto seguito il controllo di Nova obzorja, editore di Demokracija, settimanale politico di proprietà SDS.
Ugualmente, in Macedonia del Nord, gli investimenti ungheresi si sono concentrati sui media vicini all’ex premier Nikola Gruevski, un altro alleato politico di Orbán, prendendo il controllo dei siti web kurir.mk, denesen.mk e vistina.mk; di republika.mk e netpress.com.mk; e del canale AlfaTV. Una rete mediatica transnazionale che è stata accusata di favorire la diffusione di disinformazione e fake news contro il governo macedone di Zoran Zaev.
Le reazioni in Europa
Le mosse di questi investitori ungheresi vicini al partito Fidesz, che è ostile ai media indipendenti e ha già messo sotto controllo la stampa critica in patria, ha inevitabilmente causato preoccupazione.
Quattro eurodeputati – Kati Piri, Tanja Fajon, Tonino Picula e Andreas Schieder – hanno presentato varie domande alla Commissione europea, chiedendo se tali investimenti ungheresi nei media rappresentino un’interferenza nel processo democratico nei Balcani. Il 25 novembre il tema è stato discusso al Parlamento europeo, e la Commissaria europea alla giustizia Vera Jourova ha confermato che “è necessaria una maggiore trasparenza sulla proprietà dei media e una possibile concentrazione illegale dei media”.
Secondo Kati Piri, eurodeputata liberale olandese di origini ungheresi, “sappiamo tutti molto bene che gli oltraggiosi sforzi di propaganda di Orbán nella Macedonia del Nord e in Slovenia sono solo la punta dell’iceberg. Che sia a Bruxelles, Lubiana o Skopje, Orbán ha un solo obiettivo: minare l’Unione europea per il proprio guadagno personale”. Sempre secondo Kati Piri, Orbán “Ha cercato di rovesciare il governo del primo ministro Zoran Zaev, ha concesso asilo a Gruevski, sta cercando di impedire l’integrazione della Macedonia del Nord nell’UE”.
“Se è vero che aziende ungheresi vicine alla cerchia ristretta del premier Viktor Orbán in almeno un’operazione – parliamo di almeno 4 milioni di euro – hanno finanziato acquisti di media in Macedonia del Nord in vista delle elezioni per aiutare l’ex premier macedone Nikola Gruevski, si tratta di una grave interferenza nel processo democratico”, ha detto l’eurodeputata socialdemocratica slovena Tanja Fajon.
L’europarlamentare liberale slovena Irena Joveva ha sottolineato che il governo sloveno, senza sostegno pubblico, cerca di trasformare la Slovenia in una società illiberale, mette in pericolo i media e forma strutture parallele finanziate da Orbán per minare i valori fondamentali dell’UE.
D’altra parte Balazs Hidveghi, eurodeputato ungherese del partito Fidesz, ha affermato che tali società abbiano investito capitali nei media di altri stati membri esclusivamente a scopo di lucro, in linea con il principio di libera circolazione dei capitali, e che “non hanno nulla a che fare con la politica”.
Una situazione finanziaria stabile – ma cosa ci sta dietro?
I dati raccolti da BIRN confermano che i media di proprietà ungherese se la passano meglio dei concorrenti, a livello finanziario: il loro fatturato nel 2018 è stato di oltre 10 milioni di euro. I ricavi di AlfaTV in Slovenia sono esplosi da 27.400 euro nel 2017 a 640.000 euro nel 2019 (quelli del canale Sitel, il più seguito nel paese, sono scesi da 770.000 a 460.000 nello stesso periodo). Anche i ricavi del gruppo macedone sono triplicati.
Ma da dove arrivino i fondi che tengono a galla questi media non è chiaro. In Macedonia del Nord, i principali inserzionisti pubblicitari dei media orbaniani sono piccole aziende ungheresi che non esportano nemmeno nel paese balcanico. L’investitore ungherese Peter Schatz è finito sotto inchiesta per evasione fiscale in Macedonia del Nord per l’acquisto di AlfaTV. In Slovenia, la polizia ha confermato di avere aperto un’indagine.
Il precedente governo sloveno aveva nominato una commissione parlamentare d’inchiesta sul sospetto finanziamento estero illegale della campagna elettorale dell’SDS nel 2018. Ma il nuovo governo sloveno in carica da Marzo 2020, guidato proprio dall’SDS di Janez Jansa, ne ha sostituito il presidente; i lavori da allora si sono arenati.
Un’impatto ancora limitato sulle società di Slovenia e Nord Macedonia
Dall’altra parte, tali investimenti non stanno ancora avendo un grande impatto. Secondo un’analisi della società Bakamo, commissionata da BIRN, i media di proprietà ungherese generano meno coinvolgimento rispetto alle loro controparti locali su argomenti come l’UE, la Russia, la Cina e lo stesso Orbán. Gli unici due argomenti in cui il pubblico si è coinvolto di più con i media collegati all’Ungheria riguardavano storie relative alla migrazione e alle comunità LGBT.
I media orbaniani tentano di farsi spazio nella sfera pubblica con una produzione di contenuti molto spinta, al limite dello spam, nel tentativo di aumentare la propria visibilità. E, almeno in Slovenia, sono riusciti a generare conversazioni più accese, con contenuti emotivamente più carichi, sempre secondo Bakamo.
Foto di copertina: Direkt36
Infografica: la disinformazione attraverso la rete dei media orbaniani in Slovenia e Macedonia del Nord; fonte: meta.mk