di Claudia Leporatti
In questi giorni l’Ungheria è tenuta d’occhio dalla stampa internazionale per l’entrata in vigore della nuova Costituzione e si riaccendono i toni sulla tanto discussa legge sui media, che fa temere una forte limitazione della libertà di stampa. In Bielorussia, nel frattempo, sta accadendo di peggio o almeno sembra. La notizia del blocco dei siti registrati al di fuori dalla nazione dell’ex Urss ha fatto il giro del mondo, ma è stata rapidamente corretta dall’esecutivo bielorusso e la questione resta poco chiara. Secondo quanto si legge su una lettera di rettifica inviata dall’Ambasciata di Belarus in Italia, sarebbero stati i giornalisti europei a colorare la notizia per renderla appetibile ai lettori, mentre in realtà gli atti in questione sono di normale amministrazione, volti a combattere l’evasione fiscale via Internet e controllare il traffico su siti che istigano alla violenza o dai contenuti indecenti. Ci sarà senz’altro da discuterne ampiamente la prossima settimana, ma intanto vediamo di cosa si tratta.
Il leader Aleksander Lukashenko ha promulgato una serie di “Emendamenti al codice delle violazioni amministrative e procedurali”, che dal 6 gennaio vieteranno, anche se non è chiaro a quali utenti, tutti i siti Internet legati a server stranieri. Niente più accesso a Youtube, Facebook, Twitter e neanche a Google? Stando a quanto riportato dall’Ansa, gli internauti dell’ex repubblica sovietica rischierebbero fino ai 96 euro di multa per ogni infrazione: somma molto alta, in un Paese dove gli stipendi medi per i dipendenti sono di circa 300 euro. Nel mirino rientrerebbe anche chi mette a disposizione una rete wi-fi, che potrebbe diventare responsabile della navigazione effettuata dai propri clienti, arrivando a rischiare addirittura la chiusura dell’esercizio.
La legge fa capo a un decreto del febbraio 2010 e, secondo una smentita inviata dal diplomatico locale Evgeny Shestakov al Sole 24 Ore, al Punto Informatico e a La Stampa, non avrebbe effetto sui normali navigatori, ma solo su chi svolge attività di compravendita delle merci, esecuzione dei lavori e resa dei servizi sul territorio bielorusso avvalendosi delle reti e dei sistemi e delle risorse d’informazione allacciati alla rete Internet che non siano situati sui territorio bielorusso” e, o in alternativa, non siano registrati “secondo le modalità stabilite”. Un semplice fraintendimento?
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Sono stato fino dal 30 dicembre al 4 gennaio in Bielorussia tra Minsk e Zdanovichi. Posso dire che mentre internet era particolarmente libera (l’albergo dove si è soggiornato metteva a disposizione una rete wi-fi senza bisogno di identificarsi), i pagamenti internazionali erano bloccati. La rete rifiutava infatti qualsiasi pagamento disposto verso l’estero, tramite carta di credito o paypal.