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CALCIO: Rebus Kosovo, nel suo girone per i Mondiali tre paesi che non lo riconoscono

Lunedì scorso si sono tenuti i sorteggi per i gironi di qualificazione per i Mondiali di Qatar 2022. Uno dei casi politici da evitare era quello di tenere ben lontani Kosovo e Serbia. Rischio sfiorato, dato che il Kosovo è finito inizialmente proprio nel gruppo A, quello della Serbia. È stato poi spostato nel gruppo B, insieme a Svezia, Spagna, Grecia e Georgia. Se da una parte è stato evitato il maggiore dei problemi, dall’altra si è creata una situazione particolare. Infatti, Svezia esclusa, gli altri tre paesi del girone non riconoscono l’indipendenza unilaterale dichiarata da Pristina nel 2008. Cosa bisogna aspettarsi allora da questa situazione?

Fifa, Uefa e diritto internazionale

Il 2016 fu l’anno delle ammissioni del Kosovo a Uefa e FifaLa prima ammissione, quella alla Uefa, fu l’evento più contestato. La Federcalcio del Kosovo divenne allora il 55° membro dell’unione, nonostante lo stato non fosse membro Onu. In questo caso è bene ricordare che l’articolo 5 del terzo capitolo dello statuto Uefa dichiara quanto segue: “L’ammissione alla Uefa è aperta alle associazioni calcistiche nazionali situate nel continente europeo, basate in un paese che sia riconosciuto dalle Nazioni Unite come uno stato indipendente, e che siano responsabili dell’organizzazione e implementazione delle questioni legate al calcio nel territorio del loro paese”. 

Il Kosovo, riconosciuto oggi internazionalmente da 98 stati, non aveva e tuttora non ha questo requisito. Non è un caso isolato, dato che anche Gibilterra e le Isole Faroe si trovano nella stessa condizione. La Serbia si mosse allora immediatamente, facendo ricorso al Tribunale per lo Sport (TAS) contro l’ammissione kosovara alla Uefa. Pochi giorni dopo seguì il riconoscimento da parte della Fifa. Nel gennaio del 2017 la sentenza del TAS respinse il ricorso della Serbia, confermando l’ammissione del Kosovo. Pesanti le reazioni da Belgrado, che accusarono il Congresso Uefa di non aver rispettato i propri statuti, violando le regole fondative dell’unione sportiva europea.

Perché Spagna, Grecia e Georgia non riconoscono il Kosovo?

Spagna, Grecia e Georgia non riconoscono l’indipendenza di Pristina per motivi di politica interna ed estera. Negli ultimi anni la Spagna è finita sotto i riflettori per il caso della Catalogna e puntualmente la questione è stata paragonata al Kosovo. Questo è il motivo principale per cui Madrid a oggi non riconosce l’indipendenza di Pristina. Un possibile riconoscimento verrebbe interpretato dalla Catalogna come un semaforo verde per le proprie intenzioni indipendentiste.

Anche per la Georgia la motivazione va ricercata nelle questioni interne al paese, nello specifico in quell’Ossezia del Sud e Abcasia che si presentano come stati de facto non riconosciuti dalla comunità internazionale. Come per Madrid, anche per Tbilisi sarebbe controproducente riconoscere l’indipendenza di Pristina, visto che il riconoscimento potrebbe essere utilizzato da entrambe le repubbliche separatiste per dichiarare lecita la propria indipendenza.

Per ultima veniamo alla Grecia, la quale si trova in una situazione diversa, non avendo al proprio interno situazioni simili. La reazione di Atene, politicamente vicina a Belgrado, all’indomani dell’indipendenza di Pristina fu la seguente: “Il principio fondamentale del rispetto dell’integrità territoriale e dell’indipendenza degli stati è da tempo importante e costituisce una costante fondamentale della politica estera greca di tutti i governi greci“. Sono queste le parole rilasciate allora dal portavoce del Ministero degli Esteri greco. 

I precedenti

Nonostante ciò, proprio la Grecia, quest’anno, ha accettato di affrontare il Kosovo e giocare a Pristina per la Nations League. Oltre alla Grecia, la nazionale kosovara ha sfidato recentemente anche Azerbaigian e Moldova, due paesi che non ne riconoscono l’indipendenza. Anche in questo caso, il Kosovo ha giocato in casa, mostrato la propria bandiera e suonato l’inno, senza nessun problema. Solo contro l’Ucraina, durante il girone di qualificazione per i  Mondiali di Russia 2018, le cose andarono diversamente. Da Kiev chiesero e ottennero il permesso di non giocare a Pristina, ma bensì in campo neutro. La partita si disputò in Albania, a Scutari.

Il campo neutro potrebbe essere la soluzione che sceglierà la Spagna, che tra i tre paesi è stato quello più coinvolto nella vicenda nei giorni successivi al sorteggio. Eroll Salihu, segretario generale della federcalcio kosovara (FFK), sulle insinuazioni che la Spagna avesse chiesto al Kosovo di giocare senza bandiera e senza inno, ha dichiarato quanto segue: “La Spagna non ha fatto una richiesta del genere, ma contro di loro giocheremo con la nostra bandiera. La Spagna ha il diritto di richiedere che la partita di casa sia giocata su un campo neutro, ma noi, come squadra di casa, li accoglieremo a Pristina“.

Per quanto riguarda i paesi che non riconoscono il Kosovo, difatti, il Comitato Esecutivo Uefa ha deciso che le squadre che non accettano di giocare contro club o nazionali del Kosovo nel proprio territorio, dovrebbero organizzare le gare in campo neutro. Allo stesso tempo dovrebbero anche accettare di giocare nel territorio del Kosovo. Da questa decisione sono stati esclusi soltanto Bosnia-Erzegovina e Serbia, per motivi di sicurezza. 

Cosa aspettarsi per il futuro

A portare ulteriore speranza sono arrivate le parole della ministra degli Esteri spagnola, Arancha González, la quale ha affermato che la vicenda è risolta, perché è la Fifa a imporre le regoleLa Spagna ovviamente non riconosce il Kosovo come uno stato indipendente, ma ciò non significa che la Spagna non partecipi ai tornei a cui partecipa il Kosovo.

La certezza è che in Kosovo tanti appassionati di calcio non vedono l’ora di ospitare la nazionale spagnola, vista la grande quantità di tifosi di Real Madrid e Barcellona. Dopo il fischio iniziale, a prevalere sarà il tifo sportivo. Questa nazionale, difatti, è di fondamentale importanza per il popolo kosovaro. Le imprese sportive di una squadra capace di sfiorare la qualificazione agli Europei, sconfiggendo squadre più esperte come Montenegro e Repubblica Ceca, hanno avvicinato ulteriormente molti kosovari all’inno e alla bandiera giallo-blu, spesso vissuti come un’imposizione esterna, a discapito della tanto sentita bandiera albanese.

Anche questa volta, dopo le polemiche politiche, sarà solo il campo a parlare.

Foto: Dardanian Football Twitter

Chi è Gezim Qadraku

Laurea triennale in Scienze Politiche Internazionali all'Università degli Studi di Milano. Frequenta un Master in International Economics and Public Policy all'Università di Trier. Nato nel 1992 a Prishtina, cresciuto a Milano, al momento risiede in Germania. Parla albanese, inglese e tedesco.

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