di Giorgia Spadoni e Gianni Galleri
La strada che da Veliko Tărnovo porta a Plovdiv attraversa il parco nazionale dei Balcani centrali. Si viaggia su due corsie, tutte piene di curve, fra salite e discese, immersi in foltissimi boschi. A un certo punto sulla sinistra spicca il monumento della battaglia di Šipka del 1877, una torre posta lì, ad eterna memoria di quando, grazie all’aiuto dei russi, i bulgari respinsero i turchi pur trovandosi in inferiorità numerica.
Ma se state vedendo questo monumento significa, con ogni probabilità, che non avete notato su una curva verso destra un piccolo cartello che indica un altro luogo interessante della zona: la Casa monumentale del Partito Comunista Bulgaro (Dom pametnik na BKP), meglio conosciuta come Buzludža. Se invece avete preso quella via seminascosta, la troverete sempre più stretta e accidentata, tanto da avere il dubbio di essere sulla strada giusta. Il manto dissestato e delle enormi buche vi costringeranno a rallentare per evitarle. E avrete la sensazione che ci sia una chiara volontà di rendere il più difficile possibile raggiungere quest’opera. Almeno fino a pochissimo tempo fa.
Una montagna di storia
Il monumento e la cima su cui è stato eretto sono noti con lo stesso nome, dal turco buzlu, che significa “ghiacciato, gelido”. Buzludža è un crocevia di eventi storici fondamentali.
Nel 1868 la Bulgaria è ancora sotto il giogo ottomano. Chadži Dimităr e Stefan Karadža, due tra i maggiori rivoluzionari bulgari, conducono con successo una serie di attacchi alle roccaforti turche. Il 9 luglio Karadža viene ferito e catturato dagli ottomani, ben presto condannato a morte. Chadži Dimităr sferra la sua ultima offensiva il 18 luglio, proprio sul Buzludža. Il folto esercito turco annienta facilmente i 58 insorti, ferendo a morte il loro condottiero. Malgrado la sconfitta, l’impresa sarà di estrema importanza per la decisiva battaglia del passo di Šipka nel 1877.
I primi gruppi socialisti bulgari iniziano a formarsi in segreto nel 1886 tra Stara Zagora, Gabrovo, Sliven e Kazanlăk, nel cuore del paese. Il filosofo e politico Dimităr Blagoev decide nel 1891 di unire queste fazioni in un unico fronte, organizzando un incontro a Buzludža dietro il pretesto dell’annuale cerimonia in onore di Chadži Dimităr. Il 2 agosto nasce ufficialmente il Partito socialdemocratico operaio bulgaro, precursore del Partito Comunista Bulgaro (BKP).
Nel 1942 la vetta viene ribattezzata “Chadži Dimităr”. Durante il secondo conflitto mondiale, la Bulgaria si schiera a fianco della Germania nazista. Il 25 gennaio 1944 una compagine di partigiani bulgari tende un’imboscata alle forze fasciste in addestramento sul Buzludža, scatenando un violento scontro a fuoco.
Un’opera dell’architetto Stoilov
È il 1971 quando squilla il telefono dell’architetto Georgi Vladimirov Stoilov. Il progetto che aveva presentato dieci anni fa va rivisto e ammodernato, ma il monumento da lui pensato si farà. Nato nel 1929, è stato uno fra i più giovani partigiani bulgari anti-fascisti della Seconda Guerra Mondiale. A vent’anni si iscrive al Partito Comunista e nel 1954, dopo gli studi a Mosca, entra a far parte di uno studio, iniziando così l’attività lavorativa. Sette anni dopo – in occasione del Settantennale dell’incontro del gruppo di Blagoev sul picco del Buzludža – presenta un piano per il quarto e ultimo monumento da realizzare nell’area: una stella rossa illuminata proprio sulla sommità della cima. Purtroppo però il progetto non vede la luce.
Quando dieci anni dopo si ricomincia a parlarne l’idea non è più la stessa: si vuole uno spazio che possa celebrare il Partito e la sua grandezza. Stoilov pensa a una forma piatta, con una torre che colloca in posizione autonoma – leggermente discosta -, per dare più stabilità alla struttura, visto il forte vento e la possibilità di terremoti. Nonostante in Bulgaria, ma anche all’estero, si ritrovino molte opere dell’architetto, quello sul Buzludža rimane il suo lavoro più famoso.
Un ufo pagato dai bulgari
Detto “UFO” (NLO) oppure “il piatto” (činijata), Buzludža è la più grande costruzione di matrice comunista della penisola balcanica. La sua edificazione inizia il 23 gennaio 1974 e si protrae per alcuni anni, fino al 1981. Le dure condizioni meteorologiche consentono agli oltre seimila operai di lavorare soltanto da maggio a settembre.
Innanzitutto viene livellata la cima, facendola esplodere con il TNT; la montagna passa da 1441 a 1432 metri di altezza. Si tracciano nuove strade per trasportare l’immensa mole di materiale necessario. Il cristallo sintetico color rubino per la stella sulla torre arriva direttamente da Kiev, così come le 30 tonnellate di vetro colorato per i mosaici che ricoprono dentro e fuori l’anello interno della struttura e l’orbita centrale del soffitto.
Stoilov suggerisce che il monumento venga finanziato volontariamente dai cittadini, e non dallo stato. Il costo è di 14 milioni di leva; gli allora quasi 9 milioni di abitanti ne donano oltre 16. La maggior parte viene raccolta attraverso la vendita di francobolli commemorativi, ma c’è chi ricorda di essersi visto applicare una specifica “tassa Buzludža” alla propria busta paga.
Visitare Buzludža?
Oggi Buzludža in realtà non si potrebbe, né dovrebbe visitare. È chiuso e abbandonato. Non si può entrare. I dintorni non sono mantenuti e ci sono molti cartelli che tentano di dissuadere i visitatori dall’avvicinarsi troppo (a differenza dei monumenti jugoslavi che stanno vivendo una “seconda giovinezza”). Intorno al perimetro è pieno di spazzatura e gli animali che hanno pascolato nei campi vicini spesso lasciano tracce piuttosto evidenti del loro passaggio. Quello che resta da fare è quindi arrivare nello spazio di fronte al monumento con le due mani che reggono la fiamma e salire la scalinata (anch’essa piuttosto mal ridotta) fino ad arrivare sulla cima, scattare qualche fotografia e poi tornarsene indietro.
Forse però non è l’unico modo. Infatti, pare che ci siano dei forum dove viene periodicamente indicata la via di accesso alla struttura, come fare per entrare – abusivamente – dentro e godersi lo spettacolo della struttura interna del Buzludža. Questi forum però non sono accessibili solo dai visitatori, ma anche dalle forze dell’ordine, che intervengono e chiudono di volta in volta il varco, utilizzando anche saldature e piastre di ferro. La struttura diventa inaccessibile per un po’, finché qualcuno non trova un’altra entrata, e così via, in una sorta di gioco del gatto con il topo.
Una nuova vita per il monumento
L’architetta Dora Ivanova crea nel 2015 la fondazione “Progetto Buzludža”, allo scopo di rendere la struttura agibile senza però rimetterla a nuovo, facendone un museo a 1432 metri di quota. L’ambiziosa causa dà i primi risultati nel 2018, quando la federazione pan-europea Europa Nostra inserisce Buzludža tra i sette siti d’interesse culturale più a rischio dell’intero continente. Nel 2019 e 2020 il progetto è per due volte tra i finalisti candidati all’iniziativa per la salvaguardia del patrimonio culturale indetta dalla fondazione americana Getty, ottenendo finanziamenti rilevanti.
Il 17 settembre diciotto restauratori provenienti da Bulgaria, Germania, Svizzera e Grecia iniziano i lavori di fissaggio e parziale ripristino degli oltre 500 metri quadrati di mosaici presenti, recuperando e riposizionando le tessere cadute. Una struttura appositamente ideata li proteggerà dalle intemperie fino a primavera, quando la squadra riprenderà i lavori. A inizio 2021 verrà presentato il piano di riqualificazione del monumento.
È possibile sostenere la fondazione “Progetto Buzludža” con una donazione a questo link.
Foto: credit Euroonco.ru