La Bulgaria, in quanto membro dell’Unione europea, ufficialmente non riconosce come legale l’annessione russa della Crimea avvenuta nel marzo 2014. Quando però, qualche anno dopo, un affermato autore bulgaro pubblica una raccolta dal titolo Fuga dalla Crimea (Bjagstvo ot Krim), scoppia uno scandalo tale da costringerlo ad abbandonare sia l’Unione degli scrittori bulgari (Săjuz na bălgarskite pisateli, SBP) che la sezione nazionale del PEN international. La narrazione romanzata dei disperati tentativi di due ragazze di scappare dalla penisola ucraina in seguito al referendum del 2014 è valsa all’autore in questione l’accusa di “russofobia”.
Fuga dalla Bulgaria?
Svetoslav Nahum è nato a Sofia nel 1970. Ha firmato diversi romanzi e racconti, tradotti anche all’estero, e ricevuto svariati premi letterari. Membro attivo del PEN bulgaro e della SBP, a Nahum interessa raccontare “i destini della gente comune sullo sfondo dei grandi eventi storici”. Nelle interviste rilasciate in occasione dell’uscita del suo ultimo libro ribadisce più volte l’illegalità dell’annessione della Crimea. L’ambasciatore ucraino in Bulgaria, Vitalij Moskalenko, dichiara che quanto descritto da Nahum corrisponde alla verità.
La SBP reagisce prontamente criticando il volume, minacciando lo scrittore e tacciandolo di essere stato pagato dall’Ucraina per fare propaganda. Viene anche redatta una lettera aperta chiedendo il richiamo di Moskalenko. Nahum lascia la SBP e si rivolge al PEN, proponendo di pubblicare una dichiarazione volta a denunciare la minaccia russa alla sovranità nazionale della Bulgaria. La proposta viene stroncata, bollata come “ridicola”, e molti dei componenti chiedono l’espulsione di Nahum, il quale esce volontariamente anche questa istituzione.
D’altro canto, gli intellettuali e il PEN ucraini dimostrano subito apprezzamento e interesse verso l’opera, nonché solidarietà col suo autore. La raccolta arriva presto anche in Ucraina, dove in meno di un mese ha due tirature, e in altre nazioni dell’Europa centro-orientale, senza sollevare alcuna polemica. La traduttrice dell’edizione ucraina afferma che la reazione bulgara è anomala, così come il fatto che uno stato membro dell’Unione europea e della Nato subisca ancora una simile ingerenza da parte della Russia, seppur attraverso organi non governativi.
Organizzazioni (non) governative
Fino al 1989, la SBP e il PEN bulgaro sono stati sotto il controllo del Partito comunista bulgaro (BKP), strettamente collegato a Mosca. Secondo quanto raccontato da Nahum ai microfoni di Radio Free Europe, la SBP sembra funzionare tuttora come un’“organizzazione non governativa organizzata dal governo” (Government-organized non-governmental organization, GONGO), nascondendo cioè interessi strategici e politici dietro la facciata di impegno culturale e sociale.
La posizione del PEN bulgaro pare invece più complessa. Pur non avendo appoggiato la causa di Nahum, in occasione della controversa mostra russa su Cirillo e Metodio allestita lo scorso 24 maggio l’associazione si è subito espressa contro la tendenziosa iniziativa. D’altra parte, la mole di cittadini bulgari che da luglio scorso scende in piazza per protestare contro il sistema politico corrotto ha aspettato a lungo una presa di posizione ufficiale da parte dell’élite intellettuale della nazione, invano. Il PEN bulgaro ha difatti pubblicato subito un comunicato puntando il dito contro le violenze subite ingiustamente dal giornalista Dimităr Kenarov, senza però schierarsi mai in supporto delle manifestazioni antigovernative. La lettera aperta firmata da oltre duecento esponenti della cultura bulgara diffusa a fine settembre è apparsa in maniera spontanea, propagandosi autonomamente all’interno e all’esterno dei confini del paese.
foto: RFE/RL