La morte in fuga di Lev Tolstoj illustrata da Serena Gradari

Astapovo, 7 novembre 1910*. Tolstoj muore in fuga, a 82 anni, scappando da tutto e da tutti: dalla letteratura, dai tolstojani (i seguaci della sua filosofia di vita), dalla famiglia, dalla moglie. Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre del 1910, il più grande romanziere di tutti i tempi scappa con l’intenzione di staccare un po’ la spina, lasciando solo una breve lettera per la moglie, la contessa Sof’ja Andreevna. morte tolstoj

Ma, com’è noto almeno ai lettori più accaniti, la “fuga di Tolstoj” (come titola la celebre monografia di Alberto Cavallari del 1986) dura poche albe: un malore lo coglie all’improvviso nel tardo pomeriggio del 1° di novembre ed è costretto a fermarsi ad Astapovo, una piccola stazione ferroviaria sperduta e anonima dell’impero russo. Febbricitante, viene subito ospitato dal capostazione di questo paesino che diventa, in pochissime ore, il centro del mondo: giornalisti, politici, preti e fedeli seguaci delle dottrine tolstoiane invadono la piccola stazione per dare l’ultimo saluto al grande Lev Tolstoj che, dopo una settimana di agonia, muore alle 6.57 del 7 novembre 1910. Astapovo porta oggi il nome dello scrittore e ci abitano 8mila persone.morte tolstoj

Le vicende che ruotano attorno alla fuga e alla morte di Tolstoj hanno da sempre avuto forte risonanza: il conte, che oggi tutto il mondo conosce, era già una personalità di spicco all’epoca dell’impero russo zarista, tanto che l’accaduto fu molto sentito. Nell’era dei social di oggi si potrebbe parlare di una vera e propria battaglia mediatica

E sono proprio i social, la comunicazione e la passione per la letteratura russa a ispirare il breve fumetto “Telegramma da Astapovo” di Serena Gradari. Con una formazione scientifica alle spalle, ma appassionata di disegno, Serena si è ritrovata un po’ per caso a illustrare questa vicenda in alcune vignette semplici ma coinvolgenti, che racchiudono i momenti più salienti della fuga e della morte di Lev Tolstoj. Pubblicandole nell’arco di 11 giorni – e nell’anno in cui ricorre il 110° anniversario dalla morte dello scrittore – Serena Gradari concepisce e adatta il suo fumetto al mondo dei social.

morte tolstojCome scrive l’autrice nel suo blog – dove troverete queste e altre storie – “ci sono tanti libri che raccontano questa vicenda. Il più bello per me (quello da cui ho attinto a piene mani) è Tolstoj è morto di Vladimir Pozner”. Secondo quanto riportato in questo volume, pubblicato nel 1935, le ultime parole pronunciate da Tolstoj furono: “Vi sono sulla terra migliaia di uomini che soffrono: perché vi preoccupate solamente di me?”. Niente di più vero: la semplice cronaca della fuga e della morte dello scrittore scosse allora il mondo intero.

L’idea di Serena Gradari è nata nell’arco di poche ore anche grazie alla partecipazione al concorso “Una terribile scoperta scientifica” indetto dal Treviso Comic Book Festival 2020, che le ha dato l’ispirazione per una nuova breve avventura dopo l’uscita del suo “Una sana epidemia”. Sempre prendendo spunto dalla storia e dalle storie che hanno coinvolto l’Europa centrale e orientale, Serena si è guadagnata il 3° posto illustrando la storia vera di Eugeniusz Łazowski, un medico polacco che, durante la seconda guerra mondiale, salvò circa 8.000 ebrei inventandosi un’epidemia di tifo.

Potrete leggere e seguire le storie di Serena Gradari anche sulla pagina Instagram dell’autrice.

“Telegramma da Astapovo”

“Una sana epidemia” 

 

* Fino al 1917 in Russia era in vigore il calendario giuliano; il calendario gregoriano venne introdotto dal governo bolscevico nel 1918, all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre. 

Photo credits: Serena Gradari (tutti i diritti sono riservati)

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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