Questa mattina, dopo 43 giorni di conflitto, il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha dichiarato la conquista da parte del suo esercito della città di Shusha (Shushi in armeno), ultimo centro urbano prima della capitale Stepanakert, a soli 14 kilometri di distanza. L’esercito azero non si è fermato e ha continuato la propria marcia verso la capitale, i cui abitanti stanno evacuando la città per evitare i bombardamenti.
I combattimenti nei pressi di Shusha/Shushi, iniziati il 7 novembre, si sono conclusi questa mattina, secondo un annuncio televisivo del presidente azero. Dall’altra parte, il ministero della Difesa del Nagorno-Karabakh ha smentito la notizia, sostenendo che gli scontri nei pressi della città proseguono. Continua tuttavia la ritirata dell’esercito dell’Artsakh, che si prepara a difendere la capitale Stepanakert, dove i bombardamenti sono ripresi nella notte. In seguito a ciò, è iniziata l’evacuazione della città da parte dei civili, documentata da numerose foto e video di auto in coda per uscire dalla capitale.
Shusha/Shushi costituisce un punto strategico in Nagorno-Karabakh, sia per la sua prossimità alla capitale che per il suo ruolo di snodo, trovandosi sull’autostrada che collega la capitale Stepanakert all’Armenia. Come affermato dal presidente della repubblica dell’Artsakh, Arayk Harutyunyan, “chi controlla Shushi, controlla il Nagorno-Karabakh”.
Oltre al valore strategico, Shusha/Shushi racchiude un forte valore simbolico sia per gli azeri che per gli armeni. Fino all’esplosione del conflitto negli anni novanta, la maggior parte della popolazione della città era azera. Inoltre, la città ospita la cattedrale di Ghazanchetsots, simbolo del cristianesimo armeno e fortemente danneggiata durante gli ultimi scontri. Non stupisce quindi, che dopo l’annuncio della “liberazione” della città, le strade di Baku si siano riempite di una folla festante e il presidente turco Erdoğan si sia congratulato con i “fratelli azeri” per il successo, augurando che sia il primo di una lunga serie.
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Immagine: Migliaia di abitanti armeni in fuga da Stepanakert il 7 novembre. Foto del giornalista polacco Witold Repetowicz.