Nella giornata di giovedì 5 novembre, il presidente del Kosovo, Hashim Thaçi, ha annunciato che il suo rinvio a giudizio per crimini di guerra e crimini contro l’umanità è stato confermato dal giudice preliminare. Nella stessa conferenza stampa, Thaçi ha annunciato le sue dimissioni da presidente, dichiarandosi pronto a presentarsi al processo all’Aja e a rispondere delle accuse. Anche l’altro accusato eccellente, il leader del Partito Democratico del Kosovo ed ex presidente del parlamento, Kadri Veseli, ha confermato di aver ricevuto conferma dell’indictment da parte dell’ufficio del Procuratore delle Kosovo Specialist Chambers.
L’annuncio era nell’aria ed era atteso dal 24 giugno scorso, quando la corte aveva reso pubblica la richiesta di rinvio a giudizio per i due leader e per altre persone a loro legate. Secondo l’accusa, questo gruppo sarebbe responsabile dell’uccisione di oltre 100 persone, kosovari di etnia albanese, serba, rom e altre, negli anni della guerra in Kosovo e nei mesi successivi. Già ieri era stato arrestato un altro storico leader dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (Uçk), Jakup Krasniqi, mentre un altro, Rexhep Selimi, aveva dichiarato pubblicamente di essere stato rinviato a giudizio dalla stessa Corte.
La Corte speciale è nata nel 2015 per perseguire i presunti crimini commessi dall’UCK contro civili albanesi, rom e serbi, sulla base delle accuse raccolte in un report del 2011 del Consiglio d’Europa (rapporto Marty, dal nome del suo relatore). Proprio da questo report è nata la Special Investigative Task Force (SITF), che dal 2011 ad oggi ha condotto un vasto numero di indagini. La corte è stata formata proprio con l’intento di giudicare i responsabili dei presunti crimini sulla base di quanto raccolto dalla SITF. A differenza del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, la corte deve la sua fondazione ad una legge approvata dal parlamento di Pristina, dunque è parte del sistema giuridico kosovaro, ma, proprio come il Tribunale, ha sede a l’Aja e ha giudici internazionali, per garantirne la sicurezza e credibilità.
La notizia può avere effetti dirompenti sulla politica kosovara. Ora la funzione di presidente della Repubblica sarà esercitata ad interim dall’attuale presidente del parlamento, Vjosa Osmani, storica rivale di Thaçi. Mentre gli imputati saranno chiamati a processo, è serio il rischio che il paese sia trascinato in una crisi politica o verso nuove elezioni.