Kiev

UCRAINA: Il partito di Zelensky uscirà sconfitto alle elezioni amministrative?

Da KIEV – Il prossimo 25 ottobre in tutta l’Ucraina – ad eccezione dei territori occupati delle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk e della penisola di Crimea, annessa dalla Russia nel 2014 – si terranno le elezioni politiche locali: i cittadini sono chiamati ai seggi per eleggere i sindaci e i deputati dei consigli comunali e regionali. La campagna elettorale, iniziata in molte regioni a inizio estate, si è conclusa lo scorso 24 settembre, ultimo giorno disponibile per registrarsi come candidati. Uno dei titoli più ambiti è chiaramente quello di sindaco di Kiev. Ma se molti candidati hanno annunciato l’intenzione di voler dirigere la capitale, la Commissione elettorale territoriale ne ha registrati “solo” 20 e tra i favoriti c’è il campione di pesi massimi Vitaliy Klyčko, già primo cittadino dal 2014.

Kiev, però, non è l’unica città dove il sindaco uscente si trova in testa ai sondaggi: le élite regionali nella maggior parte del paese mantengono le loro posizioni chiave anche nelle metropoli di Dnipro, Leopoli, Odessa e Charkiv, mentre nell’est del paese è tutta un’incognita. I ‘servi del popolo’ del presidente ucraino Volodymyr Zelensky si preparano, quindi, alla loro prima sconfitta?

Il voto ai tempi della pandemia

Nonostante la seconda ondata di coronavirus stia mettendo il paese in difficoltà e il governo abbia prolungato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2020, il Consiglio dei Ministri ha fermamente deciso di non posticipare né annullare le elezioni locali, che si terranno domenica 25 ottobre.

La decisione, a lungo discussa anche al di fuori del Gabinetto dei Ministri, non soddisfa chiaramente tutti. Bogdan Petrenko, vicedirettore dell’Istituto ucraino per lo studio dell’estremismo, affronta il problema delle conseguenze mediche di queste elezioni (uso di mascherine, spostamenti, distanziamento sociale) e concorda con le parole di Andriy Zolotarev, a capo del centro di consulenza politica Terzo settore: “Ci saranno molte città e luoghi in cui il risultato elettorale verrà messo in dubbio. E il covid non aiuta perché, se anche solo un membro della commissione risulta positivo al coronavirus, l’intera commissione finisce in autoisolamento”, ribadisce l’esperto; e aggiunge: “Abbiamo avuto sei mesi per implementare il voto online. Grazie a Dio, l’Ucraina se la cava egregiamente con internet. Quindi avremmo aderito agli standard della quarantena ed evitato le code”. 

Ma se dal punto di vista logistico le elezioni si terranno come sempre, anche a rischio della salute dei cittadini, da quello più strettamente politico ci sono delle novità. Il voto avverrà sulla base del nuovo sistema elettorale entrato in vigore quest’anno: secondo le nuove disposizioni, il voto con sistema maggioritario avverrà solo nelle comunità territoriali con una popolazione fino a 10mila persone, mentre nei territori che contano oltre 10mila residenti varrà il nuovo sistema proporzionale a liste aperte, senza possibilità di autocandidatura dei candidati. I mandati saranno affidati ai partiti che supereranno la soglia del 5% delle preferenze. Per quanto riguarda le città di oltre 75mila abitanti, le elezioni dei sindaci possono svolgersi in due turni nel caso in cui il candidato non ottenga la maggioranza assoluta (50% + 1) al primo turno. 

Un’altra novità riguarda la parità di genere: verrà applicata la quota obbligatoria del 40% come strumento per garantire un equilibrio di rappresentanza nel governo locale; perciò, ci dovranno essere almeno due donne su cinque candidati nella lista di ogni partito.

Klyčko: una vittoria in tasca?

La capitale ucraina, che conta oltre 2 milione di abitanti, è nelle mani di Vitaliy Klyčko dal 2014. Campione del mondo di pesi massimi, il sindaco di Kiev è, assieme al fratello minore Volodymyr, una delle persone più conosciute del paese, e non solo nel mondo dello sport. Dopo aver aver concluso la carriera sportiva nel 2013, Vitaliy si è dedicato interamente alla politica: inizialmente deputato del parlamento ucraino, nel 2010 è diventato leader del partito di ispirazione liberale UDAR (Alleanza democratica ucraina per la riforma). 

Nel 2014, quando ha vinto, non era in realtà la prima volta che si candidava a sindaco: ci ha provato senza successo nel 2006 e poi nel 2008. La volta successiva, invece, ha battuto con il 65,5% delle preferenze al secondo turno il suo rivale, Boryslav Bereza, ex-portavoce di Praviy Sektor e ora nuovamente candidato con il partito Eko Partija Berezy. Dal 2014 al 2016, dopo la fusione del partito UDAR con il partito del quinto presidente dell’Ucraina, Petro Porošenko, Klyčko è stato a capo del Blocco Petro Porošenko; ma oggi si candida in completa autonomia: “UDAR si presenta da solo alle elezioni. Non contrattiamo. Un’alleanza sarà possibile solo nell’interesse dei cittadini. Lavoriamo con e per gli abitanti di Kiev“, ha dichiarato Klyčko sulla sua pagina Facebook.

Secondo i risultati del sondaggio d’opinione effettuato dal Centro Razumkov lo scorso agosto, oltre il 41% dei residenti di Kiev è pronto a sostenere il sindaco in carica alle prossime elezioni, sia al primo che al secondo turno. Seguono a grande distanza: l’imprenditore e noto conduttore televisivo Andriy Palčevskiy, fondatore del centro medico Eurolab – dove l’allora candidato alla presidenza dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha effettuato le analisi del sangue prima del dibattito allo stadio con il rivale Petro Porošenko – con il 9%; il candidato per il partito dell’opposizione Piattaforma di opposizione-Per la vita, Alexander Popov (8%), che ha già ricoperto la carica di capo dell’amministrazione statale della città di Kiev dal 2010 al 2013; Iryna Vereščuk che con appena il 6% si candida come ‘serva del popolo’ (partito di Zelensky); e lo showman Serhiy Prytula (5,5%) che rappresenta il partito Holos fondato dalla famosa rockstar Svjatoslav Vakarčuk. Gli altri candidati non riescono a superare la soglia di sbarramento del 5%, come testimoniano i sondaggi sul candidato e leader del Nacional’nyj Korpus, Andriy Biletsky, che supera a malapena l’1%.

Vitaliy Klyčko sembra avere, quindi, la vittoria in pugno. Ma da dove arriva tutto questo successo? Impegnato in attività di beneficenza insieme al fratello – a cui ha lasciato la gestione imprenditoriale della Klitschko Foundation per dedicarsi alla politica -, è molto apprezzato dai suoi concittadini: il successo del nuovo ponte pedonale che collega le due colline di Kiev, inaugurato nel maggio 2019, ne è una delle ultime dimostrazioni che caratterizzano il desiderio del primo cittadino di migliorare le infrastrutture della città e puntare sugli investimenti – anche stranieri – nella capitale.

Kiev

Ma le critiche, ovviamente, non mancano, né tantomeno le discordie con il presidente in carica Volodymyr Zelensky. L’ex-pugile di fama mondiale, infatti, dal 25 giugno del 2014 ricopre anche una seconda carica amministrativa nella capitale, ovvero quella di capo dell’amministrazione statale della città di Kiev (KMDAКиївська міська державна адміністрація). Carica questa, che non è il risultato di un’elezione diretta, ma che viene assegnata direttamente dal capo del governo ucraino, una regola non scritta stabilita nel lontano 1999: la persona eletta come sindaco della città è anche nominata dal presidente a capo dell’amministrazione statale della città di Kiev, che gode di uno statuto speciale in Ucraina. In seguito alla sua vittoria presidenziale, Volodymyr Zelensky ha manifestato il desiderio di togliere questo ruolo a Klyčko e – con molte probabilità – affidarlo a uno dei suoi fedeli ‘servi del popolo’. Ciò toglierebbe una parte significativa dei poteri di Klyčko in città e, secondo il sindaco, equivalerebbe anche a “un ritorno ai metodi di ferro dell’ex-presidente corrotto Viktor Janukovyč”. La trasparenza e la lotta alla corruzione sono due elementi che figurano, infatti, nel programma elettorale della campagna del primo cittadino di Kiev.

Non solo Kiev. Come si vota a est del paese?

Ma se les jeux sont faits per quanto riguarda la capitale e, probabilmente, per le città di Leopoli, Odessa, Charkiv e Dnipro, Zelensky e i suoi ‘servi del popolo’ potrebbero avere la meglio nel resto del paese e, in particolare, in quei territori quasi dimenticati, dove l’influenza di Kiev, se arriva, lo fa a scoppio ritardato.

slovjansk

La città di Slovjansk, situata nei territori orientali del paese e sopravvissuta alla traumatica esperienza dell’occupazione del 2014, si prepara a eleggere un futuro sindaco potenzialmente “separatista”. Potenzialmente perché nessuno dei candidati dichiaratosi tale è stata incriminato per terrorismo. Sono tre i candidati della città che lotteranno per la poltrona al governo locale: Nelja Štepa, che guidava l’amministrazione comunale di Slovjansk nel momento in cui il cittadino russo Igor Strelkov (Girkin) cercò di impadronirsi della città. Arrestata nel 2014 con l’accusa di aver creato un gruppo terroristico e aver violato l’integrità territoriale dell’Ucraina, ha trascorso tre anni in prigione. Uno dei suoi principali rivali è l’attuale capo dell’amministrazione comunale di Slovjansk, Vadym Ljach, che ha vinto le elezioni del 2015 grazie agli slogan di sostegno dedicati proprio a Nelja Štepa e che ora si candida con il partito del blocco dell’opposizione. Il terzo candidato, Pavel Pridvorov, dopo la liberazione della città, è stato a capo di Sloviansk per cinque giorni come segretario del consiglio comunale eletto d’urgenza, ma si è presto dimesso, temendo per la sua sicurezza; oggi rappresenta il partito filorusso.

“Non ci sono stati sondaggi indipendenti in città; sono gli stessi partiti a rendere noti dei sondaggi e sono solo questi i punti di riferimento per capire come la situazione stia cambiando”, ha affermato a Radio Svoboda Denys Bygunov, impegnato in progetti nel settore pubblico. Bygunov ha lavorato nel dipartimento di politica interna del consiglio comunale di Slovjansk dall’inizio del 2014 al 2016 e ha visto l’occupazione della città dall’interno. “Non vedo separatisti tra i candidati. C’è piuttosto una casta di piccoli imprenditori locali che si voltano a seconda di come tira il vento. La Russia non ha più un’influenza decisiva qui e non vedo alcuna minaccia di destabilizzazione”. 

Come afferma anche il politologo Konstantin Batozskiy, il fallimento della politica statale nei confronti del Donbas ha portato alla situazione cui assistiamo ora a Slovjansk: in seguito all’occupazione del 2014 la città si è sentita  completamente ‘abbandonata’ dal governo di Kiev, in un certo senso ‘troppo distante’ per capirne i nuovi cambiamenti politici e sociali in atto. Di conseguenza, i partiti che godono di un certo spessore nell’ovest del paese, qui non beneficiano dello stesso successo perché “a est bisogna lottare per i voti” e dimostrare di voler mettere in atto progetti politici concreti. La delusione nei confronti del governo di Kiev e, in particolare, di Volodymyr Zelensky, che non è stato in grado di porre fine al conflitto e reintegrare pienamente i territori occupati, è percepibile anche nelle città di Kramatorsk e Mariupol, dove tuttavia non prevalgono sentimenti separatisti.

 

Quest’articolo è il frutto di una collaborazione tra OBC Transeuropa e East Journal

Immagini: Claudia Bettiol/East Journal

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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