di Enzo Navarra
«Ce l’hai fatta, figlio mio, ce l’hai fatta!». Queste le parole che ha urlato una tra i protagonisti di questo processo, Magda, madre di Pavlos Fyssas, il rapper assassinato per mano di Giorgos Roupakias nelle prime ore del 18 settembre 2013. Una lotta durata anni per arrivare all’epilogo più lieto: il partito politico Alba Dorata è riconosciuto ora come organizzazione criminale per decisione della Corte penale d’appello formata da Maria Lepenioti, Gesthimani Tsoulfoglou e Andreas Ntokos. La sentenza ribalta la proposta del pubblico ministero Adamantia Oikonomou dello scorso 18 dicembre, che chiedeva l’assoluzione per gran parte degli imputati.
Il maxiprocesso e la sentenza
Iniziato il 20 aprile 2015, con 453 sedute in cinque anni e mezzo, 216 testimoni, 68 imputati e 2 terabyte di documenti consultati: questi i numeri del maxiprocesso che molti hanno ribattezzato storico per la Grecia. La Corte d’appello si è pronunciata sulle quattro questioni aperte del processo, con queste conclusioni:
1) L’uomo che ha accoltellato a morte il rapper Pavlos Fyssas (in arte Killah P) nel 2013, Giorgos Roupakias, è stato giudicato colpevole di omicidio volontario, possesso e uso illegale di armi; 15 su 17 imputati sono stati giudicati colpevoli in quanto complici.
2) Tutti e cinque gli imputati per un attacco contro quattro pescatori egiziani avvenuto il 12 giugno 2012 (in seguito al quale uno di loro, Aboujid Embarak, è rimasto gravemente ferito) sono stati giudicati colpevoli di tentato omicidio.
3) L’accusa di tentato omicidio nei confronti di alcuni membri del sindacato dei lavoratori PAME, avvenuto il 12 settembre 2013, è stata commutata in aggressione e tutti i quattro imputati sono stati giudicati colpevoli.
4) Infine, la decisione più importante: il partito è stato riconosciuto come organizzazione criminale (secondo l’articolo 187 del codice penale) sulla base di diversi reati, tra cui l’assassinio del cittadino pakistano Shehzad Luqman nel gennaio 2013 a Petralona.
Dei 18 deputati di Alba Dorata al Parlamento greco nel 2012-2015, sette – tra cui il fondatore, Michaloliakos – sono colpevoli di aver diretto l’organizzazione criminale e rischiano una pena che va dai 5 ai 15 anni di reclusione; gli altri membri del partito e i leader delle sedi locali di Nicea e Keratsini, Patelis e Pantazis, sono colpevoli di appartenere a questa associazione a delinquere e rischiano dai 5 ai 10 anni di reclusione. In entrambi i casi se verranno riconosciute delle attenuanti, le pene, che verranno annunciate a giorni, saranno ridotte.
Perché è così importante questo processo?
Alba Dorata è un partito nazionalista di estrema destra fondato da Nikos Michaloliakos negli anni Ottanta e registrato nel 1993. Si tratta di una formazione politica che si ispira a Ioannis Metaxas, dittatore fascista greco dal 1936 al 1941, e Adolf Hitler, per contrastare «la sporcizia di questo paese». Il principale obiettivo dichiarato dal partito era infatti quello di restituire la Grecia ai greci, liberandosi degli immigrati presenti nel tessuto sociale ellenico.
Alle doppie elezioni parlamentari del 2012, Alba Dorata ottenne il 7% e 18 seggi sui 300 del parlamento greco; tre anni dopo si mantenne sulle stesse percentuali divenendo il terzo partito della Grecia. Con il passare degli anni la formazione si è però ritrovata sempre più ai margini della vita politica e alla tornata elettorale del luglio 2019 non ha raggiunto la soglia di sbarramento del 3% per una manciata di voti, rimanendo fuori dal parlamento greco.
Pasti offerti per strada “solo per i greci”, minacce di vario genere e omicidi a sfondo politico e razzista: solo in seguito al clamore del caso di Pavlos Fyssas, avvenuto sotto il governo di Nuova Democrazia di Antonis Samaras, sono partite le indagini nei confronti dei membri di Alba Dorata, fino ad arrivare alla fatidica sentenza del 7 ottobre. È la prima volta che un partito in Grecia viene condannato come associazione a delinquere.
Il caso del Parlamento europeo e la manifestazione davanti al tribunale
Tra i condannati c’è anche Ioannis Lagos, uno dei due eurodeputati eletti tra le fila di Alba Dorata nel maggio del 2019, poi indipendente dal luglio dello stesso anno. L’altro europarlamentare è Athanasios Konstantinou: anche lui si è separato dal partito lo scorso agosto, segnando praticamente la fine politica di Alba Dorata, anche a livello europeo.
Il vicepresidente del Parlamento europeo, Dimitrios Papadimoulis, ha informato l’intero gruppo parlamentare della sentenza di Atene in modo da “isolare i membri fascisti e di estrema destra all’interno del parlamento europeo”, mentre l’europarlamentare socialista Nikos Androulakis ha inviato una richiesta ufficiale al presidente David Sassoli per escludere Lagos dai lavori “dell’unico organo democraticamente eletto dell’Unione”.
All’esterno della Corte d’Appello di Atene si sono riuniti circa 25mila manifestanti, alla presenza anche del capo dell’opposizione Alexis Tsipras e dell’ex ministro dell’economia e fondatore del Fronte della Disobbedienza Realistica Europea (MeRa25) Yanis Varoufakis. Pochi istanti dopo l’annuncio della sentenza finale, le forze di polizia presenti – quasi duemila attorno al tribunale – hanno, secondo alcune fonti senza apparenti motivi, lanciato lacrimogeni e aperto getti d’acqua sulla folla che si è dispersa tra le strade e nei palazzi circostanti, senza alcun ferito in maniera grave.
Immagine: Enzo Navarra