KAZAKHSTAN: Gli scontri di Zhanaozen e gli interessi di Astana. L'alleato della Russia guarda a Oriente

di Pietro Acquistapace

Il giorno dell’anniversario dell’indipendenza ha coinciso in Kazakhstan con un gravissimo episodio che ha portato alla ribalta uno scontro sindacale che dura ormai da mesi e che vede come protagonista la compagnia petrolifera KazMunayGas. Il 16 dicembre, nella cittadina petrolifera di Zhanaozen, sono scoppiati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, conclusi con la morte di dieci persone e il ferimento di altre dieci. La dinamica dei fatti non è chiara. Secondo alcuni testimoni dal corteo dei lavoratori si sarebbe staccato un gruppo con il proposito di attaccare la polizia. L’episodio è l’apice di una lotta sindacale che dura da mesi e si è inasprita ad agosto, dopo quattro mesi di sciopero selvaggio, con il licenziamento di 900 dipendenti della compagnia, l’omicidio di un sindacalista, la morte del figlio di un dirigente e l’arresto di un avvocato del lavoro.

Dopo questi avvenimenti il presidente kazako Nursultan Nazarbaiev ha decretato lo stato d’emergenza a Zhanaozen, arrivando a limitare l’accesso alla cittadina. Gli scontri di Zhanazoen rischiano di infuenzare la campagna elettorale per le elezioni del gennaio 2012, anticipate di diversi mesi, e che hanno un’importanza particolare in quanto per la prima volta potrebbero entrare nel parlamento kazako esponenti dell’opposizione. Il Kazakhstan si trova quindi alla vigilia di importanti cambiamenti, che potrebbero anche portare a delle profonde scelte nella sua politica estera. Il Paese vive uno sviluppo ventennale, ma si trova ad avere politiche economiche contrastanti associate ad una “comoda” mancanza d’identità.

A differenza delle altre repubbliche ex-sovietiche quella kazaka è composta da una popolazione dove la componente russa è, seppur in costante calo, ancora il 23,7%, insediata per lo più nei più industrializzati territori del nord del paese, ricchi di risorse del sottosuolo e la cui rivendicazione da parte di Mosca non è mai del tutto cessata. A causa di questo problema, ma anche per via delle numerossime comunità, etnie e religioni presenti nel paese il Kazakhstan non ha mai scelto una politica spiccatamente nazionalista e identitaria, preferendo invece presentarsi come un paese tollerante e multietnico, come dimostrerebbe l’esistenza di un’istituzione come l’APK (Assemblea dei Popoli del Kazakistan).

Secondo studi di fonte statunitense il colosso centroasiatico è destinato a diventare entro pochi anni il quinto produttore mondiale di petrolio, tuttavia il governo kazako non sembra avere in campo energetico delle politiche coerenti. Infatti nel settore petrolifero è forte la presenza di compagnie occidentali come ENI ed Exxon-Mobil insiemead altre come la Chinese National Petroleum unitamente a capitali Usa finalizzati al potenziamento delle strutture estrattive e di lavorazione.

Lo stesso Kazakhstan si pone come ponte tra Asia e Occidente, ma allo stesso tempo con i propri interessi, come mostrato dal gasdotto che trasporta gas dal Turkmenistan alla Cina attraverso l’Uzbekistan, con Pechino che sta approfittando delle difficoltà del progetto Nabucco nel superare il problema dello statuto giuridico del Caspio, e dall’importanza del mercato di Hong Kong nel settore degli investimenti finanziari. Tuttavia il porsi come faro dell’Eurasia lungo l’asse est-ovest pone al governo kazako la questione dei rapporti con la Russia. Il Kazakhstan ha infatti aderito da subito all’Unione Doganale sostenuta da Mosca con l’intenzione, tra le altre, di fare profitti nell’importante mercato energetico russo. Ma la ferma volontà di Mosca perchè si arrivi ad una legislazione comune rischia ora di penalizzare fortemente il Kazakhstan, che ha la legislazione economica più liberale nello spazio ex-sovietico.

Russia che quindi non sempre rientra nei piani kazaki, come può esemplificare il progetto di realizzazione di una ferrovia che colleghi Kazakhstan e Iran, in costruzione con capitali forniti dai 10 paesi ex-sovietici dell’ECO (Economic Cooperation Organization). Il Kazakhstan si trova quindi tra la ricerca di una politica indipendente resa difficile dalle sue dimensioni, dalle sue ricchezze e da un’identità ancora non trovata che gli scontri di Zhanaozen potrebbero rimettere in discussione. E proprio mentre scrivo le autorità kazake hanno arrestato tre giornalisti russi in merito ai fatti di Zhanaozen.

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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3 commenti

  1. avete visto qualcosa sui giornali italiani?…ninete…se non poche strishe di pepliche del tipo “…in kazakistan è successo qualcosa….” nessun giudizio
    kazakistan non è diverso da Libia, Egitto o Tunisia….monarchia che dura 20 anni

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