Tecnica moderna del colpo di stato, l’esempio libico

Dobbiamo alla figura dell’illuminato Presidente Francese un nuovo contributo al progresso dell’umanità: il sovvertimento del governo di uno stato sovrano molto dotato di petrolio che da decenni sfuggiva al diretto dominio occidentale. La tecnica è semplice: ci si accorda in un albergo (in questo caso francese) con i rappresentanti di una tribù (in questo caso della Cirenaica) storicamente avversa alla tribù dominante (in questo caso quella del leader libico Gheddafi).
Un’operazione simile accadde nel 1969, in Italia, in un hotel di Abano Terme, protagonisti i Servizi segreti italiani e un giovane ambizioso colonnello libico, Muammar Gheddafi. La tecnica era molto più elementare, si trattava di finanziare e sostenere la semplice deposizione di un anziano Re, senza bombardamenti e massacri di alcun tipo.

Si riforniscono dunque i membri della tribù di denaro e armi leggere, consegnate poi segretamente, per consentire loro di attaccare di sorpresa le forze lealiste e conquistare il controllo della propria regione. Si osservano le prime fasi del piano e si mobilitano nel contempo parte dell’intellighentia e i principali media, su temi di facile presa verso la fragile e manipolabile opinione pubblica occidentale, come la rivolta delle masse (arabe, in questo caso), la libertà e la democrazia (utile anche per paesi che ne ignorano persino il concetto).

Nel momento in cui la reazione governativa si dispiega effettivamente, e inizia a respingere e rintuzzare l’offensiva, ecco il colpo di teatro à la francaise e si grida: quali orribili violazioni dei diritti umani, che governo tirannico, il nostro animo sensibile non sopporta tali mostruosità!

Previo accordo con le altre potenze occidentali vincitrici, i compari inglesi e i tentennanti ma sempre muscolosi americani, si compera all’Onu l’astensione Russa (con adeguate contropartite percentuali sul petrolio della nazione da invadere) e si chiede una no-fly zone sul Paese a fini umanitari, in realtà per bloccare e distruggere le forze governative e ammazzare fisicamente il leader ostile (portando a termine in questo caso un lavoro iniziato nel 1980, quando, secondo l’ex Presidente Cossiga, i francesi abbatterono il Dc 9 di Ustica nel tentativo di eliminare Gheddafi).

Si inizia così, violando da subito il mandato ONU, a martellare per mesi senza pietà le forze governative (costituite da esseri umani, non da polli di allevamento) e colpendo naturalmente anche i civili. Nel frattempo, figure importanti dei servizi segreti vengono inviate sul posto, da dove riferiscono subito che l’insurrezione non è “né spontanea né democratica” (cfr. Alberto Negri, Il Sole 24 Ore), è inquinata da una robusta fazione Qaedista e integralista, è usa, umanitariamente, a non fare prigionieri, e si accanisce in modo razzista con gli immigrati di colore, cacciandoli o eliminandoli direttamente con l’accusa di collaborazionismo.

Nella coalizione, obtorto collo e dietro esplicita pressione americana (come rivelato dallo stesso Presidente del Consiglio), viene cooptato anche il Paese legato da un trattato di amicizia con la nazione attaccata, ovvero l’Italia, che, pur perdendo la propria posizione di favore e privilegio con il Paese amico, rischierebbe altrimenti di restare fuori dal gioco petrolifero.

A questo punto, segue una guerra di diversi mesi, con migliaia di morti e la parziale distruzione di interi centri abitati (tanto poi partirà anche il business della ricostruzione). Le scalcagnate milizie tribali e qaediste, pur disponendo di buona volontà, e di ottimo zelo nel massacrare i prigionieri, non avanzerebbero di un metro senza i continui raid aerei della Nato, che permettono intanto di svuotare un pò gli arsenali militari, seguendo il buon esempio americano di una guerra a fini umanitari ogni paio d’anni, anche per tutelare le maestranze dei fabbricanti d’armi, che godono di ottima copertura sindacale e lobbistica a Washington.

L’impresa, nonostante i mesi di guerra e di morte, alla fine riesce: le disperse bande rivoltose, spesso ostili anche fra loro, prendono il sopravvento, e, con un ultimo guizzo umanitario, i caccia francesi riescono con successo a colpire il leader ostile, bombardandone il convoglio (palese crimine di guerra), e lasciando poi ai bravacci locali il compito di completare l’opera, sempre umanitaria, torturando e linciando per ben tre ore il deposto leader, sino ad ammazzarlo come un cane con un colpo alla tempia (i video del massacro potrebbero essere adottati dalle scuole francesi ed europee con il titolo: come finiscono gli avversari dell’occidente).

Ora, se si dimenticano le migliaia di morti e la parziale distruzione di un Paese, si ottiene :
1 – Un governo integralista basato sulla Sharia, molto più oscurantista e intollerante del precedente, che permetteva libertà di culto.
2 – Una redistribuzione delle quote petrolifere a vantaggio delle Potenze vincitrici della Seconda Guerra mondiale, con parziale e forse sostanziale danno per altri paesi, come l’Italia.
3- La creazione di un precedente utilissimo: in futuro, in presenza di un governo ostile, basterà armare alla bell’e meglio un pugno di rivoltosi o golpisti e lanciarli contro il governo legittimo. La normale reazione governativa sarà subito bollata come violazione dei diritti umani, scatenando una Risoluzione Onu e immediati bombardamenti, capaci di rimuovere umanitariamente il governo ostile.

Non resta che augurare ai Paesi del terzo mondo che non godano di un governo già asservito agli interessi occidentali, almeno di non possedere petrolio.

Foto: Wikipedia

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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9 commenti

  1. Personalmente non condivido molto l’articolo, certamente l’impegno francese è stato evidente. Certamente è stato pianificato il cambiamento di regime. Ma stare ancora a parlare delle contraddizioni della guerra umanitaria, dell’evidente ossimoro, mi pare esercizio sterile. Sarò forse troppo improntato alla realpolitik ma non credo ci sia da stupirsi: serve il petrolio, lo si prende. L’occasione era propizia ed è stata sfruttata. Funziona così in Uganda, in Congo, in Malesia, in Nigeria, in Mali, in Argentina, e in mille altri posti del pianeta dove ci siano risorse minerarie. E’ ingiusto? Sì, è ingiusto. Ma è così che gira, che è sempre girata. E di Gheddafi non sentiremo la mancanza, in ogni caso. Non andava ucciso sommariamente? Vero. Ma – ripeto – non facciamo le anime belle. Sappiamo come gira il mondo. L’indignazione (un po’ pelosa, un po’ terzomondista, un po’ facilona e un po’ sinistrorsa a seconda dei casi) non serve a nulla. La retorica degli “stati sovrani” mi convince poco. Uno stato è sovrano finché qualcuno non lo invade. O finché qualcuno non gli compra il debito.

    Matteo (Zola)

  2. Matteo ho acceso un fumogeno per il tuo commento! Standing ovation…

  3. Hai soldi e gioielli in casa. Essi servono ai malfattori del quartiere per i loro comodi. Ti entrano in casa, ti rubano tutto e t’ammazzano pure un parente che cerca di difendersi. “E’ così che gira”, no ? Lamentarsene “è un esercizio sterile”. “Non facciamo le anime belle”.
    Ma la mia sarebbe “un’indignazione un po’ sinistrorsa [??] : proverò con un’indignazione un po’ più destrorsa, potesse risultare più gradita …

    • Salve Romano, sì esattamente. E’ la mia opinione. Cerco di guardare alle relazioni internazionali con arido realismo. Senza realismo si rischia di credere alle favole o, peggio, di inventarne dove non ci sono. Come nel caso di Gheddafi, per molti quasi un eroe che si è opposto all’invasione imperialista. A parte che “imperialismo” è un concetto vecchio di vent’anni, e poi i gioielli in casa di Geddafi non erano suoi.

      Sugli altri esempi che ho portato, Congo, Uganda, Malesia etc. Ha senz’altro ragione nel dire che si tratta di Paesi derubati ma – attenzione – prima di tutto da sé stessi (guerre civili, milizie disumane, signori della guerra). Le potenze (che non sono “occidentali” per definizione) entrano nel contesto della guerra civile certamente complicando il quadro. A volte invece lo determinano.

      Quel che voglio dire è che, oltre a smettere di pensare alle relazioni internazionali in termini di “bene” e “male”, occorre fare attenzione alle suggestioni che provengono dalle idee, idealità o ideologie di riferimento. Le relazioni tra stati sono come quelle tra i vegetali. Metti tante piante vicino: quella più forte crescerà di più per arrivare al sole, adombrando le altre, rubando loro il sole, uccidendole. Mi dirà che esistono le istituzioni internazionali. Le rispondo che contano meno di zero, sono una cosmesi della realpolitik.

      Anche io trovo moralmente discutibili le azioni degli stati, ma così è. Posso scendere in piazza, manifestare, magari cambia una virgola della frase. Magari una frase intera. Ma il testo resta sempre quello. E non lo dico con compiacimento.

      Matteo

      • Buonasera, Matteo. Seguendo il filo del Suo discorso, però, finiamo con l’accettare qualunque nefandezza, nascondendoci dietro al mignolino del realismo. Volendo forzare il Suo ragionamento, qualunque crimine diventa accettabile, in quanto “è avvenuto”. E’ la cultura della quale ci nutriamo (o dovremmo nutrirci), quella del limite, contrapposta a quella — deprecabilissima — della dismisura, la greca übris, che dovrebbe farci suonare qualche campanellino all’orecchio. Se no, ci salutiamo tutti, qui ed ora, in nome di ciò che è avvenuto.

        P.S. : A prescindere totalmente da Gheddafi, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, la mia personale simpatia va sempre a chi si difende da un’aggressione, per giunta ammantata di motivazioni estremamente ipocrite, piuttosto che agli aggressori. Dovremmo essere tutti d’accordo, ma non ci spero tanto.
        I gioielli di casa Gheddafi non erano infatti della sua famiglia ma dello Stato libico. E sottolineo “erano” : ora non lo sono più.

        P.P.S. : La parola “imperialismo” mi sembra abbia un po’ più di vent’anni, non crede ?

        Con stima

        Romano

  4. interessante disamina, molto lucida che riassume la situazione, penso anche che sia vera, ma appunto, non vedo la novità. E’ dai tempi di Macchiavelli che la volpe da la caccia al leone… il mondo è di chi se lo piglia con la violenza; dispiace dirlo, ma le cose stanno così… anche in Afghanistan, sembra esistano montagne di minerali spropositate…e chi se le piglierà? La Cina o gli USA? O l’Europa?

  5. il fatto è che gli accordi con l’occidente c’erano, e il petrolio arrivava normalmente. Che bisogno c’era di un tale massacro? per un pò di petrolio in più ed emarginare in parte l’italia?Le guerre in afghanistan e irak hanno certo insegnato molto…ma questo esercizio di cinismo e di muscoli senza che nessuno batta ciglio è troppo…e la cosa più triste è che le sinistre europee sono totalmente narcotizzate…forse pasolini aveva ragione…ormai destra e sinistra sono antropologicamente uguali…non vedo un grande futuro…

  6. E’ un articolo molto forte,
    sono dell’avviso che le verità non vanno nascoste, e chi ha il coraggio di dirle non è per far l’anima bella,ma forse per liberarla e dare voce achi non può.
    L’impunità della menzogna parte dal silenzio!
    Dire la verità non è mai sterile!
    La libertà è esprimere le opinioni ,finchè possiamo.
    Il testo della storia lo potete cambiare anche voi: solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza,
    Grazie!

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