L’8 dicembre 1991 la Stella Rossa di Belgrado alzava al cielo la Coppa Intercontinentale, diventando Campione del Mondo per club. Oggi quando una squadra croata o serba si qualifica per i gironi di Champions League i suoi tifosi esultano allo stesso modo. Ma che cosa è successo? E soprattutto, cosa si può fare per riportare quelle squadre dove si meritano? È forse arrivato il momento di ritornare a un Campionato Jugoslavo?
Che cosa è successo?
La libera circolazione dei calciatori e le crescenti disponibilità finanziarie hanno scavato una trincea molto più invalicabile della Cortina di Ferro fra l’Europa occidentale e quella orientale. I Balcani in particolare sono diventati terra di conquista per i procuratori. Difficilmente un giovane di belle speranze rimane in patria a fare la fortuna sportiva della sua squadra di club. Certo le casse societarie ringraziano, ma anche in questo caso a fronte di altissime entrate, non c’è stato mai nessun tipo di sviluppo strutturale o di lungo periodo. In questo desolante panorama, vincere una qualsiasi coppa europea è diventato un sogno proibito.
Un nuovo Campionato Jugoslavo
E se la soluzione per un grande ritorno fosse quella di riunirsi di nuovo? Calcisticamente parlando, ça va sans dire. Cominciamo elencando tutti gli aspetti positivi che potrebbe portare questo tipo di decisione. Uno dei grandi problemi delle squadre della ex Jugo è che i campionati non sono competitivi. Stella Rossa e Partizan non hanno avversarie in patria. Lo stesso vale per la Dinamo Zagabria, per il Vardar e lo Shkendija, per il Maribor e l’Olimpija. Ogni tanto esce fuori qualche sorpresa (Obilic, Rijeka, Celje), ma dura un anno e poi si spegne. Affrontare formazioni molto più deboli porta a un livellamento verso il basso del campionato e impedisce il miglioramento del gioco della squadra, che poi non è all’altezza degli standard europei. Questo problema verrebbe superato con un campionato dove competono le migliori squadre di ciascuna nazione, come ai tempi della Federazione unita.
Un altro aspetto fondamentale sarebbe di carattere economico. Un campionato più competitivo e un potenziale mercato più ampio potrebbe permettere un maggiore investimento da parte degli sponsor. Facciamo l’esempio di una birra montenegrina che oggi non investe sul campionato di calcio perché il mercato locale è già saturo. Domani potrebbe farlo pensando di poter raggiungere gli altri paesi che partecipano al campionato.
Ma ci sono dei problemi
Da un punto di vista puramente sportivo – ma anche economico – ci sarebbero quindi valide ragioni per un nuovo Campionato Jugoslavo. Gli aspetti invece che fanno dubitare sulla possibilità di creare il torneo riguardano innanzitutto la questione sicurezza. I conflitti sono troppo recenti e i rapporti fra le diverse nazionalità sono ancora molto tesi. Inutile ribadire come il calcio è stato – e sarebbe nuovamente – un campo di battaglia simbolico dove affermare in maniera aggressiva la propria identità. Tuttavia dal basket arrivano esempi positivi: la Lega Adriatica raccoglie squadre provenienti da tutta l’area. Probabilmente in un primo momento si dovrebbero disputare le partite con le sole tifoserie casalinghe, ma sul lungo periodo l’incontro delle diverse realtà sarebbe un modo per portare a una normalizzazione dei rapporti.
Lo scoglio più grande, però, rimane quello dei rapporti con la Uefa. E questo vale in due sensi: in primo luogo, difficilmente l’organismo regolatore del calcio accetterebbe un campionato che non corrisponde a uno stato sovrano. La creazione di un precedente potrebbe infatti portare a un cambiamento del calcio come lo conosciamo oggi, con il coinvolgimento di altre aree geografiche. In secondo luogo, sono le stesse federazioni a non voler rinunciare al proprio piccolo centro di potere. Ad esempio oggi, nonostante parta da lunghissimi turni preliminari, una squadra macedone che arriva seconda in campionato, va in Europa a giocarsi il diritto di accedere alle coppe. Domani in un campionato più difficile sarà più complicato riuscire ad accedere a queste competizioni, con tutto ciò che questo comporta in fatto di premi e prestigio (compreso il diritto di voto nelle sedi ufficiali).
Quindi, che fare?
Con queste premesse e nonostante gli indiscutibili aspetti positivi, sembra lontana la nascita di una nuova Prva Liga – come sembra altrettanto distante il sogno di un ritorno da protagonista di una squadra slava del Sud in una competizione continentale. La speranza, però, è che se non dovesse venir presa in considerazione l’idea di un campionato, nei prossimi anni si discuta almeno di una competizione di area, che permetta di vedere nuovamente le squadre più importanti della zona affrontarsi, mentre il pubblico finalmente potrebbe tornare a vedere uno spettacolo degno della storia del calcio jugoslavo.
Foto: New Eastern Europe