È trascorso quasi un mese da quando la Commissione elettorale centrale annunciò la vittoria del presidente uscente Aleksandr Lukashenko con oltre l’80% dei voti. Dopo aver constatato l’avvenuta falsificazione dei risultati elettorali, milioni di persone continuano a radunarsi in tutto il paese per chiederne le dimissioni, dando prova di non essere più disposti a sottomersi al regime di Lukashenko. Proteste e arresti di massa non si fermano, mentre una delle leader dell’opposizione scompare.
Giallo ai vertici dell’opposizione
Risale a lunedì 7 mattina la notizia rilasciata dall’agenzia TUT.BY secondo cui Marija Kolesnikova – una delle leader dell’opposizione e delle proteste nel paese – sarebbe stata rapita insieme a due colleghi e attivsti, costretti a salire su un minivan condotto da ignoti. L’allarme è stato dato dal portavoce del Consiglio di Coordinamento dell’opposizione Anton Rodnenkov, mentre il Ministero dell’Interno non avrebbe rilasciato dichiarazioni sull’accaduto. Secondo le ultime notizie, la donna e i due uomini sarebbero stati condotti al confine con l’Ucraina: i due uomini avrebbero varcato la frontiera, mentre Marija Kolesnikova ha deliberatamente strappato il passaporto per evitare l’espulsione dal suo paese. Ma le autorità, ad ora, non hanno confermato l’accaduto e gli eventi non sono tuttora chiari.
Oltre ad essere tra le principali sostenitrici della leader dell’opposizione Svetlana Tichanovskaja – “la donna che osò sfidare Lukashenko” -, Marija Kolesnikova è rimasta in Bielorussia per contribuire all’attività svolta dal Consiglio di Coordinamento dell’opposizione, il quale opera con l’obiettivo di individuare un programma da seguire per guidare il paese fuori dalla crisi politica attuale.
Nuovi arresti nella capitale
Nel frattempo, un’apparente tregua ha contraddistinto la prima settimana di settembre in Bielorussia: le manifestazioni pacifiche proseguano in maniera costante da settimane, ma le forze speciali di sicurezza del governo non sono intervenute per reprimerle, limitandosi a presidiare i luoghi più sensibili. Finché un nuovo raid di arresti è andato in scena domenica scorsa a Minsk durante la “marcia per la libertà” a cui hanno partecipato più di centomila persone.
I media locali parlano di circa 600 arresti a fine manifestazione. Inoltre, si è registrato un caso di irruzione all’interno di un’attività commerciale da parte di forze dell’ordine, conclusosi con l’arresto di coloro che hanno cercato riparo qui.
Gli universitari danno voce alle proteste di settembre
Per molti giovani universitari questo settembre non sarà un normale inizio dell’anno accademico: sono già molti gli studenti iscritti all’Università statale bielorussa che sono stati arrestati e poi trattenuti in svariate centrali di polizia. Alcuni hanno riportato lievi traumi e non hanno potuto dare loro notizie ai propri familiari, come riportato in una recente intervista; altri erano già stati vittime di arresti di questo tipo in precedenza, e molto probabilmente dovranno affrontare un processo in tribunale.
Qui un video che dimostra la violenza usata dalle autorità bielorusse sui manifestanti:
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Foto: REUTERS/Vasily Fedosenko