Il Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro (DPS) è il primo partito nelle elezioni parlamentari montenegrine svoltesi domenica 30 agosto, ma le opposizioni nel complesso ottengono la maggioranza dei seggi. Dai dati attualmente disponibili, il partito del presidente della Repubblica e leader indiscusso del paese da trent’anni, Milo Đukanović, ha ottenuto il 35% dei voti. Tale risultato è ben al di sotto del 41% ottenuto dal partito nelle elezioni del 2016, mentre le opposizioni avanzano e, insieme, potrebbero conquistare il governo. Per evitare di perdere il potere, dunque, Đukanović dovrà cercare alleati tra le altre forze politiche in campo.
I risultati
Dietro al DPS, si attesta come seconda forza in parlamento, con il 32%, la coalizione “Per il futuro del Montenegro”, formata da diversi partiti di opposizione che si caratterizzano per posizioni filo-serbe e molto critiche verso le scelte chiave di Đukanović, a partire dall’adesione alla NATO e dalla tanto discussa legge sulle proprietà religiose. Quest’ultima ha portato a una profonda spaccatura tra il governo di Podgorica e la Chiesa Ortodossa Serba, a cui difesa si è schierata proprio la coalizione “Per il futuro del Montenegro”, che ha mobilitato contro il DPS quella parte di popolazione che si riconosce nell’identità serba. Il principale partito della coalizione, il Fronte Democratico, è accusato dal governo di essere uno strumento di Belgrado e Mosca per destabilizzare il percorso euro-atlantico del paese, tanto che due membri sono stati condannati per un presunto colpo di stato organizzato nel 2016.
Al terzo posto, si attesta un’altra coalizione, “La Pace è la nostra Nazione”, che ottiene il 12%. Tale forza, guidata dai Democratici, si caratterizza per una posizione moderata e filo-europea, ma critica verso il precedente governo. Positivo anche il risultato di Azione Riforma Unita (URA), forza liberale di opposizione formata da candidati civici ed indipendenti, che ottiene tra il 5 e il 6%. Passano la soglia di sbarramento del 3% anche i Social-Democratici (SD) e il Partito Socialdemocratico (SDP). Entrano inoltre in parlamento i partiti rappresentanti le minoranze bosgnacca e albanese.
Le prospettive
Nonostante la vittoria, il partito che domina la scena politica del Montenegro ininterrottamente dal 1991 deve fare i conti con dei risultati non esaltanti, che mettono in dubbio la possibilità di mantenere in piedi il governo. Insieme alle minoranze nazionali e ai DS (alleati già nel precedente governo guidato dal primo ministro Duško Marković, braccio destro di Đukanović), difatti, si arriverebbe a 38 seggi, al di sotto dei 41 necessari per avere la maggioranza in parlamento. Le opposizioni, tutte insieme, avrebbero 43 seggi, il che, per la prima volta in 30 anni, potrebbe portare alla formazione di un governo senza il partito di Đukanović. In realtà, le opposizioni non costituiscono al momento un blocco unitario e il DPS potrebbe pescare tra i parlamentari di SDP e delle coalizioni liberali per ottenere la maggioranza e restare al governo.
Đukanović, dunque, potrebbe restare in sella, ma politiche divisive, come la legge sulle proprietà religiose, e i numerosi casi di corruzione riguardanti persone a lui vicine ne hanno scalfito il dominio. Si attende una fase delicata per il paese, fatta di trattative politiche e possibili tensioni. La composizione della prossima alleanza di governo ci dirà in che modo il padre-padrone del Montenegro reagirà a queste difficoltà e che futuro aspetta il paese nei prossimi anni.
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