Con il ritiro degli ottomani dai territori della “Turchia europea” nella seconda metà del XIX secolo, i nuovi stati cristiani dei Balcani si posero il problema di come costruirsi una legittimità internazionale. Nell’Europa post-napoleonica della Restaurazione, la principale fonte di legittimità rimaneva quella dinastica, anche per i nuovi stati-nazione. E laddove non era possibile, come invece in Serbia o in Montenegro, appoggiarsi su una dinastia reale autoctona, la soluzione era di affidarsi alla principale fonte di legittimità dinastica in Europa: le famiglie nobili tedesche. I risultati di questo trapianto istituzionale non furono tra i più felici. I casi di Grecia, Bulgaria e Romania.
La Grecia dalla “bavarocrazia” alla dinastia danese
Con l’indipendenza della Grecia nel 1832, il nuovo regno venne affidato a Ottone di Baviera, secondo figlio ancora minorenne del re Ludovico I di Baviera. Ottone arrivò con 3.500 truppe a bordo della fregata britannica HMS Madagascar. Sebbene non parlasse la lingua, si rese popolare adottando il costume nazionale greco ed ellenizzando il suo nome in Othon. Ottone governò dapprima tramite una reggenza composta da tre funzionari della corte bavarese, che imposero pesanti tributi alla popolazione per ripagare i prestiti alla Gran Bretagna e alla banca Rothschild. Nel 1835 Ottone licenziò gli impopolari reggenti (la “bavarocrazia” – Βαυαροκρατία) e governò come sovrano assoluto. Di fronte a un’insurrezione, nel 1843 concesse una costituzione (Syntagma). Divenuto impopolare per aver mantenuto la neutralità greca durante la guerra di Crimea contro gli ottomani (una richiesta dei suoi sostenitori britannici), fu deposto nel 1862 e morì in esilio nella sua Baviera natale nel 1867. Tra i suoi meriti, vi fu lo spostamento della capitale da Nauplia ad Atene, allora un piccolo villaggio di rovine presso Plaka. Con Ottone Atene iniziò a trasformarsi in una capitale, tramite la costruzione dell’Università ottoniana (1837), Politecnico reale (1837), Giardini nazionali (1842), Biblioteca (1842), Palazzo reale (1843, oggi Parlamento) e Parlamento (1858), oltre a scuole e ospedali in tutto il regno. Sua fu anche l’introduzione in Grecia della birra, sotto marchio “Fix”, da parte del suo mastro birraio personale, Herr Fuchs.
Dopo il fiasco bavarese, l’Assemblea nazionale greca cercò un nuovo regnante. In un plebiscito nel 1862, il 95% degli 240.000 voti andarono a sostegno del principe Alfredo, duca d’Edinburgo. Ma gli accordi di Londra del 1832 impedivano alle famiglie regnanti delle Grandi Potenze di accettare la corona. Al suo posto, fu suggerito il 17enne principe Guglielmo di Danimarca, che regnò come Giorgio I di Grecia, “re degli elleni”, per cinquant’anni, dal 1863 fino alla sua morte nel 1913, estendendo i confini del regno alle isole Ionie già britanniche (1864) e quindi alla Tessaglia ottomana (1878) e a Creta (1908). Sconfitto nella guerra greco-turca del 1897, Giorgio I fu assassinato a Salonicco dall’anarchico Aleko Schinas durante la prima guerra balcanica, dopo che le truppe greche avevano catturato gran parte della Macedonia storica. La sua dinastia continuò fino alla fondazione della Repubblica ellenica nel 1947.
Il figlio, Costantino I, gli successe sul trono dal 1913 al 1917. La grande guerra porto in Grecia a uno “scisma nazionale” (Ethnikós Dichasmós): mentre il re (tedesco) propendeva per la neutralità, il che avrebbe favorito i piani delle potenze centrali, il popolare primo ministro Eleftherios Venizelos era a sostegno dell’entrata in guerra a fianco dell’Intesa. Nell’agosto 1916 i seguaci di Venizelos istituirono uno stato provvisorio nella Grecia settentrionale, con il sostegno dell’Intesa. Dopo intense trattative diplomatiche e uno scontro armato ad Atene tra le forze alleate e realiste, il re abdicò l’11 giugno 1917 e il suo secondo figlio Alessandro prese il suo posto, mentre la Grecia si univa ufficialmente alla guerra a fianco degli Alleati, uscendo vittoriosa e assicurandosi nuovi territori con il Trattato di Sèvres. Gli amari effetti di questa divisione caratterizzarono la vita politica greca fino agli anni ’40 e contribuirono alla sconfitta della Grecia nella guerra greco-turca del 1919-1922, al crollo della Seconda Repubblica ellenica e all’instaurazione del regime dittatoriale di Metaxas.
Carol I e la dinastia Hohenzollern-Sigmaringen in Romania
In Romania, il principe Karl di Hohenzollern-Sigmaringen fu eletto principe regnante (Domnitor) dei Principati Uniti rumeni il 20 aprile 1866, dietro raccomandazione di Napoleone III, dopo il rovesciamento di Alexandru Ioan Cuza da un colpo di palazzo. Nel maggio 1877, Carol I proclamò la Romania come una nazione indipendente e sovrana. La sconfitta ottomana nella guerra russo-turca del 1878 ne assicurò l’indipendenza, e Carol fu proclamato re di Romania il 26 marzo 1881.
Durante il regno di Carol, l’industria e le infrastrutture della Romania migliorarono, ma il paese aveva ancora un’economia incentrata sull’agricoltura, il che portò a una grande rivolta contadina repressa nel sangue dalle autorità nel 1907. La dinastia Hohenzollern-Sigmaringen governò il paese fino alla proclamazione di una repubblica socialista nel 1947.
Battenberg e Sassonia-Coburgo-Gotha in Bulgaria
Quando, con il Trattato di Berlino (1878), la Bulgaria divenne un principato autonomo sotto la sovranità dell’Impero Ottomano, lo zar di Russia raccomandò ai bulgari suo nipote Alessandro di Battenberg come candidato al trono. La Grande Assemblea Nazionale elesse all’unanimità il principe Alessandro come principe (knyaz) di Bulgaria il 29 aprile 1879. L’anno successivo Alessandro sciolse l’assemblea e con il sostegno di Mosca sospese la Costituzione, che riteneva troppo liberale. La restaurò quindi nel 1883, portando ad un conflitto aperto con la Russia che lo rese popolare in Bulgaria. Nel 1886 ottenne l’annessione della Rumelia orientale, ma lo stesso anno fu estromesso da un colpo di stato militare da ufficiali filo-russi che lo costrinsero ad abdicare. In seguito divenne generale nell’esercito austriaco fino alla morte a Graz come “principe di Tarnovo” nel 1893.
Ad Alessandro fece seguito sul trono Ferdinando di Sassonia-Coburgo e Gotha, ufficiale dell’esercito austro-ungarico, eletto Principe della Bulgaria autonoma dalla sua Grande Assemblea Nazionale il 7 luglio 1887, nel disperato tentativo di impedire l’occupazione russa. Ferdinando si riconciliò con la Russia nel 1895 e regnò come principe fino al 1908, quindi come re fino al 1918, guadagnandosi un buon nome, nonostante le iniziali remore della cugina, la regina Vittoria d’Inghilterra. Il 5 ottobre 1908, Ferdinando proclamò l’indipendenza de jure della Bulgaria dall’impero ottomano e assunse il titolo di zar. Sotto il suo governo la Bulgaria combattè nelle due guerre balcaniche ed entrò nella grande guerra a fianco delle potenze centrali nel 1915. Per salvare la monarchia, abdicò nel 1918 a favore del figlio Boris III, che morì in circostanze misteriose dopo essere tornato da una visita a Hitler in Germania nel 1943. Il figlio di Boris, Simeone II, gli succedette solo per essere deposto nel 1946, ponendo fine alla monarchia bulgara. Ferdinando morì il 10 settembre 1948 a Coburgo, in Germania. Le nuove autorità socialiste non permisero la sua sepoltura in Bulgaria.
Foto: Ottone entra a Atene, Peter von Hess, 1833.