Qualche settimana fa il maggiore portale di informazione del paese danubiano, Index.hu, ha dichiarato di temere per la propria indipendenza. Si profila per l’Ungheria un nuovo caso Origo, il celebre sito web di notizie caduto sotto il controllo delle forze governative.
La pluralità d’informazione in pericolo: Il caso Origo
Nell’estate del 2014 Gergő Sáling, caporedattore di Origo diede le proprie dimissioni dopo che il portale di informazione aveva indagato su alcuni scandali per corruzione decisamente scomodi per il governo di Viktor Orbán. Il perché? Semplice. In seguito ad un accordo fra la Telekom, proprietaria del sito, e il partito di governo Fidesz, il portale cambiava schieramento sposando la politica del governo, e garantendo al primo ministro magiaro una nuova cassa di risonanza. Un fatto, peraltro, che ebbe un notevole impatto internazionale, fonte d’ispirazione per un significativo articolo del New York Times.
L’operazione non fu l’unica: più o meno nello stesso periodo anche un altro grande portale d’informazioni, Index.hu, anch’esso ostile alla politica della Fidesz, finì nel mirino di Orbán. In questo caso però le cose andarono diversamente. Per completare l’operazione, il primo ministro ungherese si era affidato a Lajos Simicska, celebre magnate ungherese, che ottenne un diritto di prelazione sul portale stesso. Qui però accadde qualcosa: la politica eccessivamente filorussa del primo ministro non era gradita da Simicska, e dopo un litigio fra i due, colui che doveva spezzare la libertà di Index.hu, si trovò paradossalmente a difenderla.
Difenderla letteralmente: nel 2017, nel pieno del suo impegno politico in chiave anti-Orbán, fu lo stesso magnate ungherese ad acquistare il portale d’informazione, evitando che finisse nelle mani dei think-tank orbaniani, garantendone l’indipendenza attraverso una fondazione privata (Magyar Fejlődésért Alapítvány) capitanata da László Bodolai. Il sodalizio durò poco: il disastroso esito delle elezioni del 2018, dove Fidesz sfiorò il 50% dei consensi spinse Simicska a ritirarsi dal mondo dell’informazione, causando un vero e proprio terremoto mediatico, nel quale chiuse lo storico Magyar Nemzet e il futuro di Index.hu si fece più incerto.
Una ripartenza “vivace”
Dopo aver stretto un accordo con la società Indamedia per lo sfruttamento della pubblicità sul portale, il sito volle comunque garantire la propria indipendenza. Prima attraverso un crowdfunding, quindi lasciando ai propri lettori la possibilità di verificare lo status del portale, attraverso il barometro digitale szabadindex.eu. Un indice basato su due assiomi: il possesso del portale stesso e la libertà d’azione della redazione.
In questa fase il sito vive il periodo di maggiore vivacità. Dopo essere stato definito dallo stesso primo ministro magiaro “una fabbrica di fake news” il portale segue puntualmente le giornate di contestazione contro Viktor Orbán della fine del 2018 sulla scia della rabszolgatörvény, la cosiddetta “legge sulla schiavitù”. Un periodo in cui si dotò persino di una sezione in inglese, attiva tutt’ora.
Un brusco risveglio
Le cose sono però nuovamente peggiorate nel marzo del 2020. Indamedia, “partner strategico” del sito, è stato acquisito da Miklós Vaszily – figura vicina al partito Fidesz – e inevitabilmente l’indipendenza del sito si è indebolita. Vaszily peraltro rappresenta un filo diretto fra l’operazione sul portale Origo e quella di Index.hu, in quanto fu proprio lui, manager, a costringere Gergő Sáling alle dimissioni, aprendo allo spostamento del portale. Lo schema sembra ripetersi: sebbene Indamedia non abbia un controllo diretto di Index.hu, la gestione della pubblicità e dei contratti garantisce all’ente una certa influenza sul portale d’informazioni.
Una circostanza verificatasi puntualmente nel corso di questa estate. Il 21 giugno 2020 Index.hu ha informato i propri lettori che c’erano state pressioni per apportare importanti modifiche alla redazione, mentre il barometro digitale del sito andava a posizionarsi sulla striscia “in pericolo”. Il rischio di scivolamenti era evidente: una nuova redazione significava prima di tutto una scelta probabilmente politica, con il maggior sito di informazioni ungherese che avrebbe finito, inevitabilmente, per sposare la politica governativa escludendo i giornalisti più critici.
La risposta di forza da parte della redazione e il clamore suscitato su tutti gli altri siti di informazione indipendente – chiaramente parte in causa dell’attacco – sembra per il momento aver ottenuto i suoi effetti. Dopo alcune giornate concitate, fra il 23 e il 30 giugno, quando il portale ha cambiato per due volte amministratore delegato, la situazione sembra essersi stabilizzata. Per quanto il barometro segni ancora la situazione di pericolo, Index.hu si è nuovamente rivolto ai propri lettori: ha confermato che la redazione proseguirà il proprio impegno in nome dell’informazione. Ma per quanto ancora?
Immagine: index.hu