Nelle elezioni parlamentari del 15 luglio in Macedonia del Nord i socialdemocratici (SDSM) dell’ex primo ministro Zoran Zaev ottengono una vittoria di stretta misura sui conservatori nazionalisti del Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone (VMRO), la principale formazione di opposizione. Sarà decisivo il ruolo dei partiti albanesi.
I risultati
La coalizione a guida socialdemocratica, che comprendeva per la prima volta anche il partito albanese Besa, ha ottenuto il 36% dei voti, staccando di poco più di un punto percentuale la coalizione nazional-conservatrice guidata da Hristijan Mickoski, fermatasi al 34,5%. SDSM e Besa otterranno 46 seggi (-8) mentre VMRO 44 (-7): entrambi lontani dalla maggioranza assoluta di 61 seggi su 120.
Terzo partito, più distanziato, è la storica formazione albanese di Ali Ahmeti, l’Unione democratica per l’integrazione (DUI) – già partner di minoranza nello scorso governo Zaev – con l’11% dei consensi e 15 seggi (+5). Poco dietro si è posizionato un altro partito che rappresenta la minoranza albanese, Alleanza-Alternativa (AA) di Ziadin Sela, che ha raccolto l’8,5% dei voti e 12 seggi (+9).
Entrano in parlamento anche il partito di sinistra Levica, con il 4,17% e 2 seggi, e il Partito democratico degli albanesi (DPA) di Menduh Thaçi con l’1,51% e 1 seggio. Degli 1,8 milioni di aventi diritto al voto, si sono recati alle urne il 50,84%, nonostante i rischi della pandemia.
Le prospettive
Le previsioni della vigilia che prospettavano un serrato testa a testa tra le due principali formazioni sono state rispettate. La SDSM perde 8 deputati, ma rimane primo partito. Secondo l’analista Igor Cvetkovski, i socialdemocratici avrebbero potuto fare anche meglio, se non fossero stati affossati negli ultimi due anni da vari scandali nel settore giustizia, come quello che ha colpito la procura speciale.
L’opposizione nazional-conservatrice della VMRO è comunque uscita sconfitta dalle urne: senza un candidato forte (l’ex premier Gruevski resta in esilio/asilo a Budapest), non è riuscita a mobilitare i propri elettori. Non vince, invece, la strategia di coalizione pre-elettorale tra SDSM e Besa, che raccoglie ben pochi suffragi in tale comunità. I partiti albanesi raccolgono in tutto 28 seggi, un record.
Per formare un nuovo governo, sarà fondamentale rinnovare la coalizione tra SDSM e DUI, partito di governo storico della minoranza albanese di Macedonia, ed eventualmente AA, come nel 2016/2019. Malgrado le concessioni fatte da Zaev dal 2016, Ali Ahmeti prima del voto aveva messo come condizione per una coalizione che il nuovo premier dovrà essere un albanese. Le trattative non saranno semplici nè brevi.
Le elezioni rappresentavano un banco di prova importante per il governo uscente e hanno confermato la fiducia degli elettori in Zaev e nel suo piano di riforme che ha portato, anche se in sordina, la Macedonia a entrare nella NATO e ad avviare i negoziati per l’adesione all’Unione Europea. Si è trattato anche delle prime elezioni dal cambio di nome in Macedonia del Nord, in seguito all’accordo di Prespa con la Grecia, molto criticato dai nazionalisti del VMRO.
Le elezioni anticipate erano state provocate proprio dalle dimissioni di Zaev lo scorso ottobre in seguito alla mancata decisione del Consiglio europeo di aprire i negoziati per l’adesione all’UE. Dallo scorso 3 gennaio la repubblica è guidata da un governo tecnico di grande coalizione presieduto dall’ex ministro del’Interno Oliver Spasovski. Nel frattempo, a marzo 2020 è arrivato anche il via libera del Consiglio europeo all’avvio dei negoziati. Le elezioni anticipate, previste in origine per aprile, erano state rinviate a causa dell’epidemia di coronavirus che ha colpito anche la regione balcanica.
Foto: Boris Grdanoski, AP